Se a parlare di tecnologia stereoscopica sono due registi come James Cameron, il vero e proprio vate del moderno 3D, e Martin Scorsese, il leggendario regista italoamericano che, a 69 anni, ha deciso di cimentarsi per la prima volta con una storia fantastica come quella di Hugo Cabret, così lontana dai generi che solitamente frequenta, oltretutto girata in 3D nativo, forse vale la pena ascoltare quello che hanno da dire con una certa attenzione.

I due registi, sulle pagine dell'Hollywood Reporter, hanno tenuto una sessione di Botta&Risposta a margine di uno screening di Hugo Cabret avvenuto a Los Angeles. Ecco i passaggi più interessanti:

Marty, questa è la tua prima volta nel filmmaking in 3D. Come hai usato questa tecnologia per valorizzare lo storytelling di Hugo Cabret?

MS: Era la storia stessa che si prestava allo sfruttamento degli elementi dello spazio e della profondità. Diciamo che ha molto a che fare con la tecnologia stessa del 3D perché crea qualcosa che va al di là di sé stessa, che attira le persone. Da vita a queste immagini che si palesano sullo schermo e una volta che hai avuto modo di farne esperienza, svaniscono. Ma l'impatto emotivo resta.

JC: Per me il film è molto emozionale. Mi è sembrato che il pubblico abbia vissuto con trasporto le sfumature di ogni suo attimo.

MS: E' successo che piuttosto che impiegare il 3D in un modo che avrebbe divertito anche il sottoscritto, con la macchina da presa che svolazzava di qua e di là, ho cercato di prendere il pubblico e di metterlo all'interno del mondo di Hugo. E di portare più in avanti i bambini. Ogni giorno, la prima cosa che vedevo erano i giovani interpreti e ti facevano venir voglia di abbracciarli e coccolarli: volevo che il pubblico avesse la stessa sensazione.

Jim, a tuo modo di vedere, quali sono gli aspetti di Hugo che hanno beneficiato del 3D in modo particolare?

JC: Non bisogna parlare del film e del 3D come due elementi separati. Voglio dire, è chiaro che se un regista della caratura di Martin decide di cimentarsi col 3D è una storia da prima pagina perché va a infrangere la concezione della stereoscopia come uno strumento utile solo a film ipercommerciali. Quello che sei riuscito a fare Martin è integrare il 3D con i colori, con la composizione dell'immagine, con i movimenti della macchina da presa, con la recitazione. Con ogni cosa. E' come una Bugatti a 16 cilindri in cui ogni cilindro funziona alla perfezione. ha, in assoluto, la miglior fotografia in 3D che mi sia capitato di vedere. E' sempre di supporto a quello che fai dal punto di vista artistico e non penalizza mai nulla.

MS: La moda del momento è stigmatizzare il 3D come un semplice trucchetto. Bisogna afferrare il concetto che quando le prime immagini in movimento sono nate, la gente voleva il suono, il colore, i grandi schermi e la profondità. Due film dei fratelli Lumiere erano in 3D. E anche Melies stava andando in quella direzione.

JC: Il tuo film racconta la magia dei primi giorni del cinema. E nell'esecuzione, è il medium che diventa il messaggio. Il film è una magia per gli occhi. Hai chiuso questa ellissi in una maniera strabiliante, artistica.

Hugo funziona meglio in 3D rispetto ad altri generi di film?

MS: Ogni soggetto potrebbe abbracciare questo mezzo. Davvero. Shakespeare in 3D. la Time Warner dovrebbe prendere Il delitto Peretto di Hitchcock e farne un transfer digitale. E poi riconvertirlo in 3D. farebbe capire a tutti che il 3D funziona anche per i film drammatici.

Qua in basso potete trovare il video integrale dell'intervista: