Quello che questo 2011 ci ha regalato in termini di pirateria è l’ennesimo, irrefrenabile aumento della mole di dati scambiati, accompagnato dal solito ampliamento delle fonti a cui attingere, attraverso le quali scambiare e da cui scaricare (oltre a comunicati trionfanti sulla sconfitta della pirateria sui quali un giorno qualcuno dovrà scrivere un libro. Satirico).

Ciò che questo finale d’anno sta però mostrando è un movimento in controtendenza a quanto abbiamo visto ultimamente, e che fa immaginare scenari diversi per l’articolo di bilancio annuale che verrà scritto tra 365 giorni.

La pirateria aumenta come sempre ma negli ultimi tempi è chi gestisce il business dei file scambiati illegalmente a cercare alternative legali. Come facevano i grandi boss mafiosi una volta passata l’ubriacatura di potere dei primi decenni del novecento, come fa Micheal Corleone quando eredita il potere dal padre, Don Vito, nel Padrino – Parte II, si cerca di ripulire il business e mettere i medesimi mezzi al servizio di un business, possibilmente più redditizio e più legale o ammantato di legalità.

I primi segnali arrivano dalla Svizzera. Il paese a noi vicino ha legalizzato il peer to peer con una sentenza del Consiglio federale elvetico che dopo una ricerca accurata ha appurato che “la pirateria non danneggia il patrimonio culturale nazionale” poichè, come infiniti altri studi in materia hanno dimostrato, nella maggioranza dei casi chi pirata è chi va al cinema o comunque consuma contenuti simili legalmente. La major ci rimettono? Il governo svizzero sentenzia che occorre “adeguarsi ai nuovi comportamenti dei consumatori. Questo è il prezzo che paghiamo per il progresso. I vincitori saranno quelli che saranno capaci di usare le nuove tecnologie a proprio vantaggio e i perdenti quelli che perderanno il treno dello sviluppo e continuare a seguire i vecchi modelli di business”.

Pacata e come sempre moderata la reazione dei rappresentanti italiani della fazione avversa, ad esempio Enzo Mazza, presidente FIMI, ha dichiarato: “Non mi sorprende. E' il Paese che ha conservato i tesori dei più grandi criminali della storia da Bokassa a Bin Laden e ha opposto per anni il segreto bancario per proteggere gli evasori fiscali. Oggi tutela i ladri del web. E' innovazione tecnologica anche questa”

Ma dalla Svizzera, oltre ai tesori e agli orologi a cucù, arriva anche RapidShare, una delle fonti più importanti e più recenti di materiale coperto da copyright scambiato illegalmente. Quasi due anni fa RapidShare aveva tentato un’avventura legale che aveva trovato anche l’insperata collaborazione della Warner: si chiamava RapidMovie e ora è ufficialmente chiusa. Non è andata bene, sembrerebbe, o forse è stata adombrata da altri guadagni. RapidShare infatti è un sito che consente di uploadare file e poi farli scaricare a chiunque: i pirati lo usano per scambiare i file in questione. Se si è registrati sul sito, però, si scaricano i file più in fretta rispetto agli utenti occasionali, e se si paga un abbonamento da 30€/mese ancora meglio, di più e con più scelta. RapidShare in pratica riesce in quello che tutti sostengono essere impossibile: far pagare per scaricare film online. E ci riesce perchè i tempi di download sono rapidi, il costo ragionevole e il catalogo ampio e (soprattutto) rispecchia la programmazione delle sale.

Tra i due business legale e illegale sembra quindi abbia vinto il secondo. E’ da vedere se andrà così anche per MegaMovies, l’avventura legale annunciata dai gestori Megaupload e Megavideo. Film e serie tv scaricabili e visibili in streaming a prezzi ragionevoli. Se ci riescono, quelli che una volta erano i criminali più ricercati ora potrebbero diventare i migliori amici delle major.

Intanto chiude Napster. Il primo grandissimo software per la condivisione online, finito vittima di mille cause legali, caprio espiatorio di una generazione che doveva ancora venire, era diventato legale da anni senza successo e ora sarà inglobato da Rhapsody, la seconda piattaforma di vendita musicale online (dopo iTunes) nel territorio statunitense. Tutti gli asset, il know-how, il catalogo e il personale di Napster entreranno nella società.

L’Italia, nel suo piccolo, dopo il sorprendente annuncio dell’ANICA di avere nei suoi piani una piattaforma nazionale per la vendita e il noleggio di cinema in rete (al solo dirlo mi tremano le gambe), ha rotto l’equilibrio precario delle finestre distributive con il caso Enter the void, film che sarà noleggiabile online subito, lo stesso giorno in cui esce in 10 sale sul territorio nostrano.

Certo, si comincia con un’uscita modesta, ma è un precedente cui la BIM tiene molto…