Ogni qual volta ci sono problemi si ritorna ai fondamentali, alle piccole cose che danno sicurezza e al già noto. Così anche il cinepanettone, dopo una leggera flessione negli ultimi due anni (non tanto in termini effettivi di guadagni, comunque immensi, ma di tendenza), ha deciso di dare una sterzata al suo cinema da cartolina internazionale eccessiva e tornare a proporre cartoline nazionali abbordabili. E così si spera che anche gli italiani, dopo i molti cambiamenti nel paese, nei costumi, nei consumi, nelle generazioni e nello scenario dell’offerta cinematografica, ritornino al noto.

Se c’è una cosa che chi i cinepanettoni li fa odia è la sociologia spicciola che si crea ad ogni uscita di un film natalizio. Preferirebbero se ne parlasse per quel che sono, film comici, ma trascurano che qualsiasi consumo culturale così massiccio e costante negli anni parla della società che lo consuma.

Ci troviamo a vivere uno dei momenti più gravi in termini di incertezza sociale degli ultimi 30 anni (se non di più) e la serie di film più visti dell’anno, quella che si fa vanto di inseguire e conoscere i gusti del pubblico, non può non adeguarsi al diverso scenario e al diverso desiderio.

Questo non significa che il cinepanettone sia lo specchio dell’Italia (anche perchè il pubblico dei cinepanettoni non è l’Italia tutta) ma che la variazione nel gradimento o nella fattura degli stessi sia indicatore di qualcosa, tanto più se le variazioni sono così clamorose.

  1. Dal mondo all’Italia

    Un cambio come quello di quest’anno, un ritorno alle sicurezze dopo almeno dodici anni in cui il Natale all’estero era un must (in precedenza il film di Natale non trattava necessariamente di Natale ma poteva essere Paparazzi, Bodyguards, A Spasso nel Tempo o SPQR), un ritorno al sentimentalismo semplice dei Vanzina e al primo film della serie non sembra distante dall’aria che ha dominato il 2011, fatta di tramonto e condanna degli eccessi promossi dai massimi vertici del paese negli ultimi dieci anni.
    Perchè il cambio di location è in parte un cambio di contenuti. Come sottolineano gli stessi autori ambientare il film in Italia significa “riportare in scena la gente di tutti i giorni, non solo i ricconi che possono viaggiare ma anche gli edicolanti, parlando di storie che accomunano di più” per usare le parole di Neri Parenti.
     

  2. Dal protagonismo comico alle molte spalle
    Storie più nostrane, sostanzialmente, e soprattutto un parco di attori di contorno che può spaziare sui caratteristi, con anche in questo caso un cambio di gag (più centrate sulle spalle), di forza comica, perchè se ogni personaggio ha una sua potenzialità umoristica allora la quantità di battute può essere maggiore senza dover centrare tutto sui consueti e abusati momenti topici ed eccessivi (docce, nudità e sorprese varie).
     
  3. Dai cialtroni puniti ai buoni premiati
    Ma anche andando al di là delle conseguenze in termini di ritmo e contenuti implicate dal cambio drastico che questo Vacanze di Natale a Cortina porta alla serie, è impossibile non considerare come i molti decantati successi della scorsa stagione abbiano intimorito chi ogni anno gareggia per essere il film più visto della stagione: “Siamo tornati a quello che il pubblico forse vuole e ha voluto vedere negli ultimi 28 anni, dopo una serie di film che sfociavano quasi nell’avventuroso”. Queste parole di Luigi De Laurentiis, figlio di Aurelio, che molto ha seguito dei film della serie, dicono tutto. Altre commedie funzionano di più perchè intercettano un sentimento diffuso diverso.
    Mentre negli anni passati i protagonisti infedeli, mentitori e spietati di cui piace ridere al pubblico natalizi facevano fini orribili, in Vacanza di Natale a Cortina l’accento (come spesso capita al cinema da Frank Capra dei Vanzina) è sulla buona fine che fa chi invece sa farsi forza e non rinuncia ai valori tradizionali.
     
  4. Dalle gag eccessive alla commedia brillante
    Sebbene il film sia stato pensato, girato e montato prima della crisi di governo e dell’emergere dell’attuale svolta tecnica e austera, è impossibile non notare un parallelo tra questa e il profilo basso che (per la prima volta da anni) si nota nel film natalizio. I Vanzina poi (da sempre spostati a destra) si sono stufati ampiamente di quello che vedono nel paese e lo hanno detto ripetutamente nei loro film degli ultimi anni, arrivando anche alla condanna esplicita dei politici.
    Con tutti questi elementi a convergere si compie così il definitivo distacco da Massimo Boldi, di fatto avvenuto anni fa ma effettivamente completo solo ora. Mentre da un parte l’ex compagno di De Sica ha ormai affermato una sua strada all’incasso continuativo di anno in anno fondata sulla componente scatologica (che al Natale sostituisce il Matrimonio), ora il film di De Laurentiis rinuncia a qualsiasi velleità fracassona e volgare per ripiegare interamente sulla comicità verbale e degli equivoci.

Molti di questi cambiamenti culminati nel film di quest’anno sono in atto da diverso tempo, sono cresciuti di anno in anno, non solo nelle opere di Neri Parenti ma anche in quelle dei fratelli Vanzina, con un conseguente aumento nel gradimento del pubblico (Ex 2 è stato un ritorno ai grossi incassi per i fratelli), questo dimostra soltanto che il cinema in quanto consumo di massa è sempre uno degli indicatori maggiori per leggere la realtà.