Stavolta va a finire che siamo noi quelli che stanno avanti. Mentre in Italia la BIM distribuisce un film in sala e online contemporaneamente e Fox sperimenta la copia personale su device Android, negli Stati Uniti una proposta di legge dai vaghi sentimenti censori riscuote sempre più successo e UltraViolet (il consorzio di produttori e case tecnologiche che mira a rendere visibile ovunque un film acquistato in una qualsiasi forma) deve chiedere aiuto ad Amazon.

Solo una settimana fa raccontavamo di Own Air e dell’esperimento di distribuzione Enter The Void (in sala e al cinema insieme). Testato, il servizio si è rivelato non esattamente un meccanismo oliato. Benchè tutto abbia funzionato alla perfezione la procedura è ancora macchinosa: dopo aver scelto il film e pagato si scarica un piccolo software (per sistemi Windows e Mac), Flux Player, attraverso il quale si scarica il film (circa 1,6 Gb). Ci vuole non poco, con un’ADSL di media velocità qualche ora. Una volta finito il download comincia la visione a una buona risoluzione. Nonostante esistano le opzioni non si può esportare il file nè masterizzarlo nè pare funzionare il passaggio su tablet. Per il momento il film noleggiato rimane lì. Costo: 6€. Troppo. Benchè tutto funzioni non ci sono le condizioni per un prezzo di due/tre euro inferiore alla sala o addirittura superiore se si va al cinema di mercoledì.

Ancora non provata ma comunque interessante da raccontare è la novità di Fox: Plays Everywhere. Si tratta di un’applicazione per device Android (telefoni o tablet che siano) attraverso la quale, inserendo il coupon presente nei Blu-Ray si può ottenere una copia digitale del film acquistato. Si inizia con X-Men: L’Inizio e si spera non ci siano problemi.

Almeno non come ce ne sono stati all’esordio di UltraViolet, il progetto di unificazione della fruizione filmica (compri da una parte e una volta sola, vedi su tutti i device che ti pare) che è il nuovo Eldorado della distribuzione statunitense.

Nel tentativo di trovare l’equilibrio perfetto che consenta agli utenti di non percepire il servizio, ovvero di comprare un Blu-Ray (ad esempio) ed effettivamente sentirsi sicuri di accendere un tablet, il computer, un telefono o qualsiasi altro strumento trovando il medesimo film visibile gratuitamente (visto che già lo si è pagato), ora anche Amazon sta per saltare sul treno. Dopo i principali studi di produzione (tranne Disney) e molte case tecnologiche, infatti, Amazon potrebbe essere l’ultimo tassello. Se le case di produzione danno i contenuti e quelle di tecnologia i supporti, Amazon dovrebbe fare l’intermediario, offrire lo spazio remoto (che già usa per questo medesimo fine, Amazon VOD) e gestire l’intermediazione, cioè essere quel passaggio che collega il film comprato in un negozio fisico alla sua copia digitale di uno store virtuale.

Che ci riescano o meno, comunque,  è indubbio che negli Stati Uniti tiri una brutta aria per quanto riguarda la lotta alla pirateria. SOPA, ovvero Stop online piracy act, una proposta di legge particolarmente rigida in termini di repressione e controllo, finalizzata alla lotta contro la pirateria, sta raccogliendo insperati supporter in fazioni solitamente opposte come il Tea Party o Occupy Wall Street.

Ovviamente anche la parte avversa, capitanata da Jimmy Wales di Wikipedia, è altrettanto nutrita ma gli opinionisti più obiettivi pensano che almeno il primo step verso la legittimità (la House Judiciary Committee) sarà passato e poi si vedrà una volta che la palla va in mano al Congresso.

Secondo quanto stabilito nel SOPA, i provider diventerebbero i controllori, esattamente quello che in ogni modo si cerca di evitare. Chi offre il servizio di connettività diventerebbe anche colui il quale ha il dovere di vigilare sul contenuto scambiato attraverso internet, nella pratica operando a tutti gli effetti da censore. I siti considerati “canaglia” diventerebbero a tutti gli effetti irraggiungibili grazie al lavoro dei provider (che ne inibiscono le richieste ai server DNS). Si tratta di una forma di controllo impura, che mette poteri eccessivi nelle mani dei fornitori di servizio (che dal canto loro non li vogliono) e che rischia di sfociare in una vera forma censoria.

Tutto questo arriva in un momento non casuale. Questo è l’anno della grande flessione negli incassi cinematografici anche negli Stati Uniti. Le major sono sempre più spaventate, la pirateria è il nemico numero uno e l’arma scelta per la lotta è la violenza invece che l’aumento di quell’offerta legale che pure in America sembra andare molto bene.