Ogni vero cinefilo sarebbe in grado di associare al nome di "Douglas Trumbull" pellicole seminali come 2001: Odissea nello Spazio, Blade Runner, Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo e Star Trek: Il Film.

Trumbull, nato nel 1942 a Los Angeles, è una vera e propria leggenda nel campo degli effetti visivi che malgrado il recente coinvolgimento a The Tree of Life di Terrence Malick, vive ai margini dell'industria cinematografica in seguito alla morte dell'attrice Natalie Wood. Il decesso è avvenuto, nel 1981, durante una pausa di lavorazione del film che Trumbull stava dirigendo all'epoca, Brainstorm.

Eppure, nonostante una posizione defilata da Hollywood, Trumbull sta ancora tentando di spingere verso nuovi orizzonti le possibilità espressive offerte dalla settima arte, lavorando ad una pellicola che, secondo lui, rivoluzionerà il mondo del cinema in una maniera tale che neanche i lavori passati, presenti o futuri di artisti come Peter Jackson e James Cameron potrebbero fare.

Stando a quanto rivelato all'Hollywood Reporter nel corso di un lungo e interessante articolo, si tratterà di un cinema reality in prima persona ambientato 200 anni nel futuro che risulterà del tutto indistinguibile dalla realtà e che tratterà, senza l'ausilio del soliti espedienti narrativi usati dalla sci-fi (terra sotto minaccia di distruzione, alieni…), della posizione e del ruolo dell'uomo nell'universo.

Eccovi un highlight delle parole di Trumbull dall'articolo citato, realizzato a margine del premio Georges Melies ricevuto dall'artista durante i VES Award della settimana scorsa:

Ho lasciato Los Angeles nel 1987, dopo il disastro Natalie Wood. Temevo per la mia stessa vita, mi trovavo in mezzo al managment della MgM e una richiesta di risarcimento fraudolento da 50 milioni di dollari. Era una situazione estremamente caotica, la peggiore che una persona desiderosa di portare a termine il suo film possa mai affrontare dal punto di vista personale e professionale. Una volta finita, mi sono detto che se era così che vanno le cose a Hollywood, mi sarei dedicato ad altro. Avevo volontariamente messo in pausa la mia carriera di regista e fatto altre cose. Ho realizzato l'attrazione di Ritorno al Futuro, parchi giochi, expo, ho introdotto l'Imax al pubblico, robe del genere che hanno avuto delle ripercussioni positive nel business cinematografico. Ma non sono stato sul campo da gioco come regista, quindi da Hollywood non mi chiama nessuno per farmi dirigere un film. Non sono sulla lista di nessuno. Non sono sulla lista di nessuno che voglia vedere il cinema del futuro, quindi devo fare tutto per conto mio. Posso parlare finché non divento blu in volto, ma devo mostrare loro quello di cui si tratta. E così sto sviluppando il mio film, beh i miei film a dire il vero, ma uno di loro nello specifico esplorerà questo nuovo territorio di cui sto parlando – una realtà cinematografica in prima persona indistinguibile dalla realtà di tutti i giorni. Lo schermo diventerà una finestra su un nuovo mondo. Sto andando ben oltre tutto ciò che Peter Jackson o James Cameron hanno fatto o stanno pensando di fare e non mi aspetto di ottenere l'interesse degli investitori finché non avrò mostrato praticamente di che si tratta. Perché nessuno l'ha mai visto prima e nessuno sa che cosa sia. Ma io conosco quello di cui sto parlando, per cui sono sicuro del potenziale da investire personalmente su di esso. Ho il mio studio, lavoro nel Berkshire, ho il mio teatro di posa, ho le mie luci, le mie macchine da presa, la mia sala montaggio, il mio laboratorio, la mia officina meccanica ed è lì che sto reinventando il cinema, senza l'ausilio di Hollywood. Ma ho l'aiuto, molto valido e prezioso, delle aziende che producono macchine da presa e proiettori, che hanno intravisto il potenziale economico per espandere il loro giro d'affari. Quindi al momento ho il supporto tecnico, ma non quello produttivo. Che spero possa arrivare.