Che gli incassi cinematografici non siano affossati dalla pirateria lo si ripete in lungo e in largo, diverse analisi di dati negli ultimi anni hanno cercato di darne dimostrazione inequivocabile (per quanto l’argomento in sè, quello delle forze che influenzano gli incassi, sia inconoscibile di suo). Quest’anno lo ha poi dimostrato anche la stagione statunitense, che avviata su una china brutta ha in realtà recuperato (a patto di non confrontarla con “l’anno di Avatar”).

Ora un’analisi più precisa e concentrata sul rapporto tra uscita internazionale dei film e loro richiesta (e quindi disponibilità) sul circuito pirata, mira a mettere in luce qualcosa di leggermente diverso ma ugualmente pregnante: ovvero che se si può parlare di danni della pirateria è solo per le uscite molto lontane dalla prima, cioè quelle nei paesi in cui i film arrivano in ritardo.

L’università del Minnesota, congiuntamente al Wellesley College, ha messo in correlazione i dati del boxoffice di un numero importante di film usciti a partire dal 2003 (da quando è arrivato BitTorrent) con il ritardo rispetto all’uscita originale del suddetto film e il suo “coefficiente di piratabilità” (cioè quanto il film fosse atteso, desiderato e in linea con i gusti del pirata-tipo).

Il risultato è quello previsto: gli incassi nel migliore dei casi sono del 7% inferiori a quello che sarebbero potuti essere in caso di uscita in contemporanea, mentre, se si valutano i soli biglietti venduti negli Stati Uniti (dove ovviamente non c’è tempo di attesa), le cifre totali non hanno subito flessioni significative dal 2003 ad oggi.

Il punto è che per la distribuzione il mondo è diviso in tanti paesi diversi, per la rete no. Quando un film molto atteso esce in un paese (diciamo Stati Uniti e Canada) l’appeal del download pirata è tale non solo per i cittadini statunitensi ma per quelli di tutto il mondo alla stessa maniera. E mentre gli americani hanno la possibilità di vedere quel film al cinema, e quindi non scaricarlo o scaricarlo e poi vederlo in sala (è il caso molte volte dei film “per famiglie”), lo stesso non si può dire per il resto del mondo, in cui se va bene il film esce dopo un mese e se va male dopo sei.

 

 

Come mostra il grafico della diffusione su Torrentspy.com di Un ponte per Terabithia (2007), un film arriva al picco di condivisione (cioè al massimo dei seed) più o meno dopo 3 settimane dall’uscita, che poi è anche il tempo di massimo sfruttamento commerciale dello stesso nelle sale. Dunque i download pirata arrivano al massimo livello quando il film ha comunque finito di generare la parte maggiore dei propri incassi in patria. E’ chiaro che da quel momento in poi, la pirateria è al suo massimo livello e quindi il grosso delle perdite toccherà a quelle nazioni in cui la parte significativa dell’onda degli incassi deve ancora partire.

Si parla sempre e giustamente di combattere la pirateria sul suo stesso terreno, dando agli spettatori quello che vogliono, sia in termini di offerta che di tempistica. In questo senso saziare la sete di visione quando questa è più forte, invece che rinviarne la soddisfazione, potrebbe essere cruciale.

E’ chiaro che per non leggere in maniera distorta l’analisi bisogna partire dal presupposto che sono i grandi appassionati in linea di massima a scaricare i film senza pagare, gli stessi che (per definizione) vanno anche in sala. E che se scaricano uno o due film la settimana non significa che 10 anni fa sarebbero andati a vederne uno o due ogni sette giorni. Insomma bisogna partire dall’assunto che un download pirata non è un biglietto non comprato, altrimenti non si capisce lo studio.

Bisogna infine precisare che le distribuzioni scaglionano le uscite dei film in paesi diversi per moltissime buone ragioni. Innanzitutto perchè non tutti i mercati sono uguali (come sappiamo bene in Italia dove l’estate cinematografica non esiste mentre all’estero è un periodo forte), perchè non tutti i weekend presentano il medesimo affollamento in tutti i paesi (l’uscita di una corazzata italiana potrebbe svantaggiare anche il più rodato blockbuster hollywoodiano) e infine perchè la stampa delle pizze subirebbe drastiche impennate (tutte da farsi subito invece che riciclare quelle nella medesima lingua o con i medesimi sottotitoli).
Allora la domanda che andrebbe posta è “Cosa conviene di più: perdere circa il 7% (giusto per dare un’idea) o spendere di più per una distribuzione in contemporanea?” e ancora “Di che cosa si lamentano le produzioni quando si lamentano della pirateria? Del fatto che non vogliono cambiare strategia o del fatto che il pubblico non accetta di comportarsi come decenni fa?”.