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2069: il mondo è sotto il controllo delle corporazioni.

Meglio note come Sindacati, queste multinazionali hanno completamente sostituito regimi politici e militari. Di loro proprietà sono i chip che permettono alla civiltà di connettersi alle reti, così come gli eserciti di Agenti che portano avanti una guerra (più o meno) fredda a base di spionaggio industriale.

Nei panni di uno di questi operativi, Kilo, il giocatore si troverà ad affrontare uno sparatutto visivamente elegante e solido dal punto di vista della giocabilità, le cui ottime premesse non vengono purtroppo portate alle massime conseguenze.

Sviluppato dalla svedese Starbreeze (molti la ricorderanno per The Darkness, ma anche per i giochi dedicati alla saga cinematografica di Riddick), Syndicate raccoglie l’eredità spirituale di un classico del videogioco anni ’90. L’originale, sviluppato da Bullfrog e rilasciato nel 1993, rappresentava un curioso ibrido tra sparatutto isometrico e gioco gestionale, permettendo al giocatore sia di combattere sia di gestire alcuni aspetti commerciali delle diverse corporazioni. A distanza di quasi vent’anni i fan dell’originale troveranno in questo Syndicate poco più che il titolo e l’atmosfera cyberpunk (Neuromante rimane una delle ispirazioni letterarie più evidenti): il gameplay è stato completamente trasfigurato per aderire al concept di sparatutto in prima persona tanto caro ai ragazzi di Starbreeze, facendo di questa nuova uscita un prodotto completamente differente.

Al di là delle solide meccaniche da shooter lineare, naturalmente basate su un arsenale che livello dopo livello cresce in efficienza e versatilità, l’elemento più originale del gameplay si basa sugli speciali poteri conferiti all’agente Kilo: in quanto operativo al servizio della EuroCorp, il protagonista può fare affidamento sull’impianto di un chip noto come Dart6.

I suoi benefici vanno dalla Dart Vision, una sorta di sovraimpressione che per un limitato lasso di tempo permette di individuare i nemici anche attraverso le pareti e contare su danni e difese maggiori, alla possibilità di “hackerare” una lunga serie di dispositivi elettronici e non. Le granate nemiche potranno ad esempio essere disattivate prima della detonazione, così come torrette difensive potranno essere “craccate” e rivolte contro i nemici.

A questo si aggiungono tre poteri utili in combattimento e basati sull’hacking dei chip altrui, ognuno con un tempo di ricarica più o meno lungo a seconda del numero di nemici eliminati in rapida sequenza.
Suicidio farà sì che uno dei nemici si faccia esplodere, danneggiando anche qualunque compagno nei paraggi. Contraccolpo invierà un forte impulso in grado di sbilanciare il bersaglio, portandolo allo scoperto. Persuasione farà invece rivoltare il malcapitato contro i suoi compagni per un breve periodo di tempo, al termine del quale rivolgerà l’arma verso di sé. Invece di implementare complessi minigiochi legati a queste meccaniche di hacking, i ragazzi di Starbreeze hanno deciso di mantenere il tutto molto semplice: i tre poteri potranno essere selezionati tramite il D-Pad, dopodichè sarà sufficiente rivolgere lo sguardo verso un bersaglio e premere il dorsale sinistro per un breve lasso di tempo.

La combinazione di questi tre poteri con la Dart Vision fa di Syndicate uno sparatutto “creativo”: gettarsi a testa bassa nei combattementi porterà soltanto a veloci dipartite, laddove l’unico modo per avere la meglio sui nemici sarà sfruttare a dovere tutte le coperture a disposizione e pianificare attentamente l’utilizzo dei tre poteri, naturalmente tenendo in conto i tempi di ricarica spesso lunghi.

Il level design si rivela perlopiù ispirato, talvolta macchiato da qualche inspiegabile caduta di stile: in più di un’occasione il giocatore si troverà “bloccato” in un’ambientazione, costretto ad affrontare ondata dopo ondata di nemici sempre più numerosi ed aggressivi prima di poter proseguire, un modo davvero poco elegante di prolungare l’esperienza.
Alla difficoltà media piuttosto elevata contribuisce anche un’intelligenza artificiale ben programmata, consapevole dell’ambiente circostante e in grado di effettuare con successo fiancheggiamenti, mettendo spesso in difficoltà il giocatore. L’impegno richiesto raggiunge notevoli picchi durante le boss fight distribuite lungo la trama, le quali richiederanno un’attenta osservazione dei pattern d’attacco nemici e l’elaborazione di tattiche in risposta, senza mai scadere nel banale. La frustrazione potrebbe talvolta fare capolino, soprattutto considerato che i boss dispongono spesso di poteri ben al di là di quelli del giocatore: di certo, Syndicate non è un’esperienza ludica rilassante. Ogni boss abbattuto darà accesso a un ulteriore chip modificato da aggiungere alla collezione del protagonista, permettendo così di scegliere nuovi potenziamenti da sbloccare: la durata della sovraimpressione Dart potrà essere prolungata, la salute del personaggio aumentata e così via. Non si tratta di un comparto molto approfondito, ma fa comunque da efficace contorno alle meccaniche da sparatutto.

La scarsa durata della campagna singolo gioctore (circa 6/7 ore) è stata compensata con l’aggiunta di comparto multigiocatore cooperativo: fino a quattro partecipanti potranno prendere parte a nove missioni di natura “quotidiana” per gli agenti delle Corporazioni, completamente slegate dalla trama principale. Mettendo a disposizione dei giocatori un sistema di crescita del personaggio addirittura più approfondito rispetto a quello della campagna principale e boss disegnati per enfatizzare la cooperazione, questo comparto online si rivela ben più bilanciato e divertente dell’esperienza singolo giocatore. E’ un peccato che questo risvolto non sia stato ulteriormente approfondito dagli sviluppatori, allungando di sole 2/3 ore la longevità complessiva.

La concettualizzazione del “futuro secondo Starbreeze” vive di una evidente mancanza di fondo: gli sviluppatori hanno infatti preso in prestito il background narrativo da un titolo preesistente (senza pensare però che molti giocatori di oggi potrebbero non sapere nemmeno dell’esistenza dell’originale), sentendosi dunque liberi dalla necessità di contestualizzare a dovere le complesse vidende. Syndicate sembra quindi volersi rivolgere alla “vecchia guardia” di giocatori che abbiano avuto modo di giocare l’originale a suo tempo, quello stesso pubblico che potrebbe non riconoscersi affatto in questa rivisitazione molto libera e trasfigurata in termini di gameplay.

Il risultato è un titolo che, perlomeno dal punto di vista narrativo e del contesto, rischia di deludere i giocatori di vecchia data e confondere quelli più giovani, senza abbracciare pienamente nessuna delle due fasce d’utenza.

A questo potrebbe sopperire, ma solo in parte, la notevole concettualizzazione dal punto di vista stilistico e di design: Syndicate è un titolo visivamente molto elegante, graziato da un colpo d’occhio high tech/minimalista alternato a improvvise esplosioni di musica elettronica dubstep e ultraviolenza. Tutto, dalle interfacce alle sovraimpressioni sulle armi, risulta molto curato e attinente alle atmosfere cyberpunk.
Dal punto di vista strettamente tecnico, Syndicate riesce a colpire sui campi lunghi e con certi dettagli molto curati, anche se nel compleso la mole poligonale di personaggi e ambientazioni non è eccezionale, così come le texture, a volte adeguate, in altri casi evidentemente poco definite. Una realizzazione sostanzialmente nella media per la corrente generazione di hardware, graziata solo da un design notevole.
A questa generale credibilità visiva non si accosta purtroppo altrettanta cura dal punto di vista narrativo: la cospirazione di fondo risulta fumosa e poco comprensibile, i migliori dettagli della narrazione nascosti nei moltissimi documenti recuperabili, i personaggi disinteressati, il finale prevedibile.

Il nuovo lavoro di Starbreeze riesce a sfuggire alla definizione di “sparatutto nella media” solo grazie a un design ispirato e al notevole impegno richiesto per sopravvivere alle sparatorie. Purtroppo, il buon lavoro di concettualizzazione non è stato affiancato ad una trama avvincente e sensata e il level design non sempre soddisfa. Si tratta di un prodotto che “sfrutta” il nome ben noto al videogocatore di vecchia data senza però far sufficiente leva sull’effetto nostalgia: consigliato comunque agli appassionati di sparatutto “with a twist”, dotati di elementi originali nel combat system che permettano di dar vita a sparatorie creative.

[Voto: 7,5]

Video Credits: EA Italia – 2012 ea.com/IT