Days of being wild
Io non l’avevo mai visto succedere in nessun festival italiano. Tantomeno internazionale.
Stamani proiezione di Reality alle 8.30. Alle 8.20 la sala principale è colma e come di consueto viene aperta una sala secondaria in cui il film parte con mezz’ora di ritardo, per dar modo a chi è rimasto fuori di vederlo comunque e in quasi contemporanea. Nel fare la fila per la seconda proiezione, subito dopo aver passato il controllo all’esterno del palazzo, un’orda di giornalisti che non aveva capito la direzione della fila stava tutta di lato e temeva di non fare in tempo a entrare anche in questa se si fosse messa regolarmente in fila. Ecco quindi che parte all’assalto, lo staff prova a trattenerli ma dopo poco capisce che non ce la farà, penetrato il primo ribelle gli altri prendono forza e in molti scavalcano le recinzioni. Scavalcano le recinzioni superando chi era in fila da prima di loro con violenza per entrare al cinema a vedere un film italiano! Una scena tra l’incivile e il commovente.

L’altra proiezione
Le cronache sulla ricezione da parte della stampa di Reality sono state contraddittorie. Molti hanno scritto di tanti applausi, altri di silenzio assoluto. E’ per via delle due proiezioni che hanno avuto esiti differenti. Byronic su Twitter sgama l’arcano sulle diverse reazioni sostenendo che una avesse “la prima parte al posto della seconda (quello che la Scuola di Proiezionismo di Bologna chiama Effetto Malick)”.

Rivalutati in vita
Vedendo le immagini della conferenza stampa di Matteo Garrone è evidente l’intento primario di Reality. Portare al tavolo delle conferenze del Festival di Cannes, davanti alla stampa più austera, severa e intellettuale del pianeta, Nando Paone. L’accostamento con i loghi del festival è straniante come un fotomontaggio riuscito male….

Jackie Chan è Dio
Intervistato per un film presentato al mercato (Chinese Zodiac) parla generosamente, dispensa aneddoti, non risparmia notizie ed è presente in tutte le risposte e in tutte le domande poste anche agli altri attori del film. Quando è nella sala c’è solo lui, quando non c’è si parla solo di lui. In più è un one-liner favoloso. Se si presentasse in politica io lo voterei.

Sturm und drang
All’altro estremo di Jackie Chan c’è Fatih Akin, regista turco-tedesco di La sposa turca e Soul Kitchen, amante di storie e personaggi dalla vitalità estrema, nonocuranti di qualsiasi formalismo e votati al sentimentalismo totalizzante. E’ presente a Cannes con un documentario di protesta contro la situazione dei rifiuti in Turchia. Incontrato in una sistemazione all’aperto, su un divano in mezzo al parco di un hotel sul lungomare è incastrato in un completo grigio a cui aggiunge scarpacce orrende e una cravatta slacciata nera con sopra dei piccoli teschi. Ovviamente anelli di metallo alle dita. Sono le 18, puzza di alcol e salsiccia e parla ad alta voce afferrando i cronisti per spiegare meglio. Non ho mai incontrato nessuno così simile ai personaggi raccontati dai propri film.

Delle due una
La festa italiana per il film di Matteo Garrone inizia all’una di notte. Il giorno dopo c’è il film di John Hillcoat alle 8.30. O la Fandango non vuole pagare da bere per troppa gente o sta cercando di non far vedere alla stampa i film della concorrenza.