Ah! La Francia….
C’è una cosa su cui Cannes non tradisce mai, ovvero la celebrazione di una tipologia di cinema che solamente qui è ancora considerata da una maggioranza attuale o anche solo capace di leggere l’attualità. Non si tratta del cinema autoriale e intellettuale in sè (celebrato nei suoi exploit migliori ovunque ed effettivamente capace di leggere l’attualità) quanto di quello dei vecchi leoni tipo Alain Resnais.
Oggi il film della mattina era quello di Alain Resnais e tutta la giornata è stata dedicata alla celebrazione della sua pellicola parateatrale. Va così.

L’applausometro
Uno dei passaparola migliori si sta registrando per The hunt, il film di Thomas Vinteberg. Proiettato l’altro ieri alla stampa e poi ieri in premiere, ha visto esauriti in fretta i posti per le successive repliche.
La storia è quella di un uomo accusato da una bambina di pedofilia. Il pubblico sa da subito che egli è innocente ma nel film tutti danno ragione alla bambina, sbandierandone l’innocenza e condannandolo senza appello in un crescendo di angherie. Talmente tanto sono ingiuste e fastidiose le accuse che quando ad un certo punto il protagonista reagisce di violenza ad ogni proiezione il pubblico applaude. Lo riportano un po’ tutti i cronisti.

Cedimenti strutturali
Il brutto tempo imperversa da giorni e oltre ad una pioggia costante, sebbene leggera, Cannes è funestata da un vento a tratti insostenibile (almeno per chi è abituato agli standard di Roma).
In una delle sale minori eretta per l’occasione e poi smontata a fine festival (quindi dalla struttura non definitiva) si ha sempre l’impressione che tutto stia per crollare. E oggi è crollato effettivamente.
Il tetto della salle du 60eme ha ceduto e molte proiezioni sono state riviste e spostate scombussolando gli orari. Fosse capitato a Roma, Venezia o Torino, si sarebbe urlato sull’incompetenza italiana (solo l’anno scorso per il piccolo incidente innocuo durante la proiezione del film cinese in concorso a Venezia se ne dissero di tutti i colori). Qui non ne ha parlato nessuno. Delle due l’una: o la stampa locale è incompetente o questi fatti sono fisiologici e non devono scandalizzare.

Le rendite di Cannes
A conferma che alcuni autori sono invitati a prescindere, senza nemmeno vedere i film che dovrebbero portare (specie se vantano un palma nella libreria di casa), arriva The Angel’s Share, commedia di Ken Loach carina e leggera ma anche impalpabile e molle. Un film in tutto e per tutto godibile che manca però della sostanza del miglior cinema. Gira dalle parti di Looking for Eric (passato a suo tempo sempre a Cannes) ma non ne ha la forza eversiva nè l’audacia intellettuale.
Risate e applausoni non glieli ha però levati nessuno.

Il termometro d’Europa
Saranno i ripetuti giorni di pioggia, sarà che è passato il weekend, sarà la crisi economica, fatto sta che c’è molta meno gente degli altri anni. Mai visto il lungomare di Cannes così libero e agevole.