Dallo scorso 6 giugno, John Carter, la pellicola sci-fi diretta da Andrew Stanton, è disponibile in home video grazie alla Disney. Il Blu-Ray del film propone un buon quantitativo di contenuti extra – potete conoscerli tutti grazie a questo link – tra i quali figura anche lo speciale 100 Anni Per Realizzarlo, un il viaggio che narra la storia delle origini del romanzo pulp la Principessa di Marte fino al suo arrivo sullo schermo.

Grazie alla divisione nazionale della major, abbiamo avuto la possibilità d'incontrare, tramite una tavola rotonda virtuale, James J. Sullos, Jr e Cathy Wilbanks, rispettivamente presidente e archivista della Edgar Rice Burroughs, Inc. la società che si occupa della gestione del patrimonio letterario del Padre della Fantascienza. Entrambi hanno contribuito attivamente allo special sulla vita e le opere di Burroughs. Con loro abbiamo parlato di come questo romanzo, il primo scritto dall'autore nato a Chicago nel 1985, gli abbia aperto i cancelli di una carriera estremamente prolifica e di come la sua eredità sia viva ancora oggi anche se i suoi meriti e la sua influenza sulla cultura pop non vengano riconosciuti a dovere.

Cosa avrebbe pensato Burroughs dell'adattamento cinematografico di John Carter?

Jim Sullos: Sarebbe stato di certo compiaciuto per come la pellicola ha accuratamente riproposto molto di quello da lui ideato nella Principessa di Marte. E si sarebbe divertito dei progressi della moderna tecnologia e di come questa è riuscita finalmente a fare giustizia alla sua vivida immaginazione, una cosa impossibile prima dell'avvento della computer grafica.

Se dovessi scegliere un altro libro di Burroughs da portare sul grande schermo, quale sarebbe?

Jim Sullos: Innanzitutto, spero proprio che i sequel pianificati vengano davvero prodotti perché così potremmo assistere al percorso che porta John Carter a diventare il Signore della Guerra di Marte. Ma Mr. Burroughs ha scritto così tanti libri di fantascienza e trovo che la saga di Venere sia molto intrigante. Racconta di come Carson Napier aveva pianificato il suo viaggio su Marte, tuttavia la rotta dela sua nave spaziale era stata mal impostata e finisce su Venere, dove scopre un mondo sconosciuto.

Qual è stata la sfida più grande nella realizzazione del contenuto speciale del Blu-Ray 100 Anni per Realizzarlo?

Cathy Wilbanks: La sfida più ardua è stato riuscire a trovare un attore che impersonasse Edgar Rice Burroughs. Siamo riusciti a convincere John, il nipote di Burroughs, a interpretarlo dopo aver affrontato la questione con lui. Quando ho visto il filmato per la prima volta, è stato davvero sorprendente vederlo interagire sul background perché assomiglia davvero tanto a suo nonno. Era come se fosse tornato di nuovo fra di noi.

Come si rapportava Burroughs rispetto all'industria cinematografica e al modo con cui questa adattava i suoi lavori?

Jim Sullos: Era generalmente frustrato dalle interpretazioni che Hollywood dava delle sue opere. Quelli di Tarzan sono stati i più numerosi, ma nessuno di loro ha mai rispettato la storyline che si sviluppava attraverso i 24 libri. Era arrivato al punto di rifiutarsi di vederli e produrre lui stesso il suo personale adattamento intitolato “Le nuove avventure di Tarzan” nel 1935. Dopo circa una dozzina di pellicole è stata la prima in cui il personaggio veniva descritto come il lord inglese che di fatto era.

Qual è la tua opinione sulla Principessa di Marte descritta dal film?

Jim Sullos: Penso che Andrew Stanton, il favoloso regista che si è letto tutti gli undici libri della saga da ragazzo, abbia conferito a Dejah Thoris una dimensione aggiuntiva sia come scienziata che come combattente, espandendo il suo ruolo in maniera positiva.

Cosa pensi dell'eredità letteraria di Burroughs?

Cathy Wilbanks: Edgar Rice Burroughs era un visionario. Dopo aver tentato svariate professioni, ha cominciato quella di scrittore all'età di 35 anni. La sua prima opera è stata La Principessa di Marte e ricevette, come compenso, 400$ nel 1912. C'è una citazione a riguardo, secondo la quale questa paga sia stata la più soddisfacente mai incassata da Burroughs. E' così che ha posto le basi della sua carriera. La scrittura gli ha permesso di usare la sua fantasia per creare mondi oltre ogni oltre immaginazione. Se da una parte usava stralci di cronaca per ampliare le sue storyline, dall'altra consentiva alla sua creatività di volare. E' stato uno scrittore incredibilmente prolifico che ci ha lasciato 70 romanzi e 40 racconti brevi. La fantascienza è stato uno dei generi che ha frequentato, conosciuto come il Patriarca della Fantascienza e il Maestro dell'Avventura. E' stato citato per aver fornito lo spunto a opere come Star Wars e Avatar, per cui credo che la sua eredità sia decisamente cospicua.

C'erano già stati dei tentativi di portare John Carter al cinema. Credi che questo film sarebbe comunque stato fatto se la storia fosse già stata raccontata in precedenza?

Jim Sullos: Tutti i precedenti tentativi hanno fallito a causa degli impedimenti tecnologici. Per un periodo a Hollywood si è parlato della maledizione di John Carter, finché gli studios hollywoodiani non hanno realizzato che senza l'ausilio di una sofisticata computer grafica sarebbe stato impossibile dar forma a questo mondo.

Qual è il personaggio più rappresentativo della narrativa di Edgar Rice Burroughs? Tarzan o John Carter?

Jim Sullos: Sono entrambi personaggi che devono sopravvivere nell'habitat in cui si ritrovano. Diventano entrambi dei leader, dei protettori delle creature che stanno intorno a loro. Sono virtù senza tempo che continuano ad attrarre lettori e spettatori.

La tua opinione sul film?

Cathy Wilbanks: L'ho amato. La prima volta che l'ho visto sono rimasta sconvolta dal livello dei dettagli, dalle svolte della trama. Gli effetti speciali sono grandiosi, ho riso e pianto per tutto il tempo. Non avevo letto la sceneggiatura, per cui me lo sono goduta senza sapere quello che succedeva e come si sarebbe sviluppato il tutto. Andrew Stanton e la Disney hanno fatto un lavoro egregio.

La scena che hai amato di più?

Jim Sullos: Non c'è una scena che ho preferito rispetto alle altre. E' tutto il film a essere incredibile. Andrew Stanton è stato un genio nel riuscire a visualizzare sul grande schermo qualcosa che non era mai stato visto prima. La passione infusa in questo lavoro era palpabile in ogni momento. Scegliere una scena sarebbe ingiusto rispetto alle altre, un vero e proprio torto.

Senza la Principessa di Marte non avremmo avuto Star Wars. Ritieni che la cultura pop riconosca a Burroughs i giusti meriti?

Cathy Wilbanks: Penso proprio di no. Era uno scrittore incredibilmente prolifico, dotato, ma sfortunatamente questi meriti non gli vengono riconosciuti.