40 anni e in fuga dall'Italia a 27. Alberto Marini è lo sceneggiatore dell'ottimo thriller Bed Time, sesto lungometraggio dello spagnolo Jaume Balagueró, in sala in Spagna per un mese e mezzo alla fine del 2011 portando a casa, in casa, quasi 4 milioni di euro. 5 milioni di euro racimolati worldwide. Esce da noi nel periodo più difficile dell'anno. Peccato. E' forse il più bel film da parte del regista di Rec e degli acerbi Nameless e Darkness. Molto elegante, molto eccitante.

Gran parte del merito va però alla sceneggiatura di Alberto Marini, italiano d'adozione spagnola che ha raccontato la storia di un portiere di un palazzo di Barcellona che invidia chi è felice e spensierato. Noi non invidiamo Alberto, anzi siamo felicissimi che dopo quella fuga dall'Italia a 27 anni, sia riuscito ad affermarsi come raffinato sceneggiatore di cinema di genere in Spagna. Ce ne fossero in Italia scrittori di thriller così. A proposito…

Ma come ti è venuta in mente una storia così perversa e divertente?
L'ho scritta nel mio tempo libero. Non avevo avuto nessun incarico da registi o produttori. Ciò che mi piaceva era il personaggio. Volevo scrivere la storia di un cattivo che suscitasse empatia che non è sinonimo di simpatia. E' così che è nato il portinaio César interpretato da Luis Tosar.

Perché l'invidia?
Perché è un sentimento che conosciamo tutti.

Tutto quindi parte da César…
Sì. Mi interessava che il pubblico capisse perché un cattivo soffrisse. All'inizio era un medico, poi ho pensato al portiere di un grande palazzo.

Perché manca un punto di vista morale nella scrittura?
Era voluto. Non cercavo giustificazioni. Il male è nella natura umana. Punto e basta.

Perché un portiere?
Perché da piccolo, a Torino, il nostro portiere aveva le chiavi di tutti gli appartamenti. Non ci avevo mai pensato. E' stata l'idea che mi ha risolto molti problemi.

Ma tu sei un invidioso Alberto?
Sì. Nel calcio soprattutto. Sono felice se vince la Juve e sono contento se perdono gli avversari. Lo ammetto senza problemi. C'è un omaggio alla Juventus in Bed Time che avrai notato. Lo sai che in Spagna c'è il gioco degli omaggi calcistici tra noi del cinema?

No. Cioè?
Juan Carlos Fresnadillo ha omaggiato il suo amato Real Madrid in 28 settimane dopo, Paco Plaza ha inserito un riferimento al Valencia in Rec 2. Io ho messo la Juventus in Bed Time.

Hai aiutato la domanda: sono più di dieci anni che vediamo ottimo cinema di genere provenire dalla Spagna. Perché?
E' stata una serie di circostanze a dire la verità. In primis, il successo di alcuni registi che si sono specializzati nel genere come Amenábar e Balagueró. Il pubblico si è fidato di loro e quindi si è creata una certa abitudine al concetto di cinema di genere spagnolo. Poi c'è la storia della Filmax ovvero questa casa di produzione creata da Brian Yuzna che arriva dalle nostre parti alla fine degli anni '90 e permette a tutti gli aspiranti cineasti appassionati di horror o thriller di farsi le ossa con il genere e imparare le tecniche relative a quei tipi di film. La Filmax ha permesso che il “know how” cinematografico si diffondesse, oltre che scommettere su giovani talenti spagnoli che, usciti dalle scuole di cinema, non credevano ai loro occhi di poter lavorare per una casa di produzione come quella. Bisogna ricordare che in quegli anni uscivano dalle scuole di cinema spagnole talenti come Kike Maíllo (regista di Eva; da noi in sala dal 31 agosto, N.d.R.), il regista di Orphanage Juan Antonio Bayona. Alcuni di loro sono diventati anche insegnanti in scuole di cinema. Insomma, penso che per questo motivo il cinema di genere si sia alimentato da solo in Spagna. Piano piano tutti hanno concorso a creare una tradizione che prima mancava.

Quando sei andato via dall'Italia?
Nel 1999.

Perché?
Devo essere sincero: il cinema c'entra poco. C'è però da dire che sapevo che se fossi rimasto come sceneggiatore in Italia avrei dovuto lavorare essenzialmente a commedie o drammi politici.

E allora perché sei andato a vivere e lavorare in Spagna?
Per amore. Poi mi sono iscritto in una scuola di cinema nel sud della Spagna. Dopo poco ho saputo che Yuzna aveva aperto la Filmax e mi ci sono catapultato. E' stato alla Filmax che ho conosciuto Balagueró e Paco Plaza.

Parlami di Balagueró e del tuo rapporto di lavoro con lui…
Conosco Jaume ormai da 10 anni inoltrati. La sceneggiatura che avevo scritto per Bed Time era ambientata a New York e quando Jaume ha deciso di cambiare la location spostandola in Spagna a Barcellona, ha deciso di cambiare essenzialmente la mentalità dei personaggi. C'era anche molta più voce over del cattivo nella prima stesura. Potrei definirla più intimista. Jaume mi ha chiesto meno parole e più azione, così ho trasformato César in un personaggio più estroverso. Ho fatto in modo che la sua invidia diventasse fisica e fatta di piccoli gesti.

E' il film più hitchcockiano di Balagueró…
Sì. Assolutamente. Sono d'accordo.

E probabilmente il suo più bello…
Non saprei. Il ritmo è giusto. Sembra un film lento ma in realtà non lo è. Accadevano molte più cose in principio ma Jaume ha rallentato tutto.

Chi era il protagonista cui pensavate nella prima versione newyorchese?
Cillian Murphy.

Luis Tosar è come sempre gigantesco…
Assolutamente. Una volta che il progetto è diventato spagnolo… poteva farlo solo lui. Solo lui.