Vedere Ritorno al futuro al cinema significa in parte riscoprire anche il vero segreto del suo incredibile e smisurato successo: è una commedia tra le più esilaranti di sempre.

In una visione casalinga (o molte visioni casalinghe) fa sorridere in certi punti e ridere in altri, in sala provoca una risata dopo l’altra, sempre più forti, anche per i più impercettibili dettagli. Certo spesso la consapevolezza di quel che accadrà nel secondo e terzo capitolo aiuta, ma è soprattutto l’esperienza collettiva che, nel caso del film di Zemeckis, tramuta il sorriso in risata di continuo.

Visto in sala Ritorno al futuro è più divertente, è un fatto. E che questa commedia dal passo rapidissimo sia anche un ottimo film d’azione, mai banale e molto centrato sul dinamismo, non può che aiutare, provando che la commedia e l’azione sono generi quasi sovrapponibili che condividono l’amore per la rapidità e il passo dinamico.

Rispetto al cinema d’azione dai grandi budget moderno il primo film della trilogia sul viaggio nel tempo con Michael J. Fox dura pochissimo: 116 minuti in cui si racconta molto e si gettano tutte le basi per i successivi tre film (anche se involontariamente). Per fare lo stesso oggi si sfrutterebbero almeno 150 minuti.
Ritorno al futuro non perde mai tempo (che ironia!), ottemperando alle idee e alla scuola di Spielberg (allora più che mai) Zemeckis mostra ogni personaggio, ogni interazione, ogni presupposto di passaggio ma con la consapevolezza di saper dare ad ogni elemento la sua importanza direzionando l’attenzione dello spettatore. Come spesso capitava nel cinema degli anni ‘80 la trama è raccontata in corsa, attraverso i continui spostamenti di Marty (da casa a scuola, da scuola a casa, da casa al piazzale, dal piazzale al fienile, dal fienile in città ecc. ecc.), questo gli dona un passo impensabile per qualsiasi altro omologo, disegna spazi (la cittadina ricostruita due volte, nel presente e nel passato) e crea un luogo dell’immaginazione.

In più il non soffermarsi mai troppo sui propri temi (la storia d’amore con la madre, l’amicizia con Doc, il rapporto con il padre giovane, la rivalità con Biff, la fiducia in se stesso e nelle proprie capacità) privilegiando la corsa contro il tempo, rende Ritorno al futuro leggerissimo, un film digeribile oggi come ieri, mai pesante, mai insistente ma ad ogni visione più penetrante. Tutti possono fare un film leggero e di corsa, tuttavia pochissimi possono anche costellarlo di minuscoli momenti convincenti, sentimentali e, a modo loro, seri.

Tutti vorrebbero sapere quale sia la ricetta per far sì che un film possa resistere negli anni senza invecchiare, Ritorno al futuro, nonostante un product placement che oggi risulta pesantissimo, invadente ed esagerato, ci riesce non fermandosi mai. Anche le scene più statiche hanno un dinamismo interno potentissimo, si pensi al momento in macchina tra Marty e la madre, non succede nulla (almeno fino all’arrivo di Biff) ma le rivelazioni sono tali e tante e la suspense di quel che può accadere è così forte che è come se si stesse ancora correndo contro il tempo. In questo modo anche i mille spiegoni che Marty fa continuamente parlando con sè ad alta voce si perdono nel vortice dell’azione.

L’unica pecca dunque rimane l’alta definizione. E’ paradossale dirlo, perchè si tratta di un ottimo riversaggio, quasi perfetto, talmente perfetto che, come spesso capita con film di quest’età, mette in evidenza anche i difetti, quel che non si sarebbe dovuto vedere, come ad esempio tutti i segni del trucco e delle protesi usate per invecchiare gli attori.

Si tratta di dettagli impressi sulla pellicola (altrimenti non sarebbe possibile vederli) che tuttavia la normale proiezione non svelava, mentre la capacità di evidenziare il dettaglio del digitale mette in evidenza. Si tratta della più grande controindicazione della nuova forma di conservazione dei film: essere così perfetta da spezzare una parte dell’incanto.