Ho parlato con Krusty il Clown.

Ho parlato con Mignolo, l'assistente del Prof.

Ho parlato con Puffo Tontolone.

E con diversi altri esponenti di cartoonia e non solo.

Prima che voi possiate pensare "Ecco, diciamo addio alla sanità mentale di Bedeschi", permettetemi di puntualizzare: non sono salito a bordo del treno espresso per "schizofrenia landia"

I personaggi citati poco fa sono tutti accomunati dalla medesima voce italiana, quella del doppiatore e direttore del doppiaggio Fabrizio Mazzotta, che abbiamo avuto la possibilità di intervistare

Prima di lasciarvi alla lettura di questo, una precisazione. La nostra chiacchierata ha avuto luogo prima dell'articolo di Repubblica "Senza il doppiaggio il cinema piace di più" che ha dato vita a una pletora di articoli-fotocopia che ha letteralmente invaso le pagine della stampa web cinematografica italiana.

Abbiamo preferito aspettare qualche giorno, far calmare un po' le acque per evitare che la discussione con Mazzotta – che inevitabilmente va a toccare una questione comunque molto interessante come quella citata dal quotidiano del gruppo L'Espresso – si perdesse nel mare magnum scatenatosi.

Inoltre, considerato che l'attività di Fabrizio Mazzotta si svolge sia in ambito cinematografico che televisivo, riportiamo sulle pagine di BadTaste solo quelle parti direttamente collegate alla settima arte.

 

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Qual è stata la tua prima esperienza in ambito di doppiaggio? Hai un aneddoto in merito?

Non ricordo esattamente la mia prima esperienza come doppiatore, ma di sicuro mi ritrovai al buio della sala di registrazione per doppiare me stesso. All’epoca (ero un bambino, si parla degli anni ‘70) come attore giravo parecchi film, sceneggiati e spot pubblicitari e quando era il caso dovevo doppiare le scene effettuate in presa diretta, per via dell’audio pessimo. E poi, pian piano, ho iniziato anche a dare la voce ad attori stranieri e infine a personaggi di cartoni animati! Ricordo che l’ambiente era piacevole: saltavo la scuola, è vero, ma mi divertivo molto a lavorare perché per me era come se fosse un gioco, che poi mi ha permesso subito di intraprendere una professione.

E in ambito di direzione del doppiaggio? Cosa puoi dirci del tuo debutto?

Debuttai, per caso (e non ufficialmente), un pomeriggio in cui io e altri giovani colleghi ci ritrovammo senza un direttore di doppiaggio che stava poco bene e non ci fu verso di sostituirlo con altri. Allora diedi una mano io. Ma fu un’esperienza isolata perché il vero debutto fu per dei film di animazione Giapponese per conto dell’allora Granata Video e poi Dynamic Italia che importava diverse produzioni da editare in vhs. Ero abbastanza sicuro di me stesso (nonostante il normale nervosismo del principiante) perché le tecniche del doppiaggio le conoscevo ormai da anni e non ho mai avuto problemi con i colleghi che mi accolsero subito benevolmente.

Ricollegandomi alla domanda precedente, come si articola esattamente il lavoro di direzione del doppiaggio?

Il direttore di doppiaggio fa un po’ le funzioni del regista in un film e quindi suo è il compito di scegliere il cast vocale, prevedendo anche diverse opzioni nel caso il doppiatore scelto non sia disponibile. Una voce viene scelta per l’aderenza vocale all’attore da doppiare, ma anche in base alle emozioni che il doppiatore riesce a comunicare. A me interessa scegliere un doppiatore bravo che riesce a cogliere al meglio il carattere del personaggio nelle sue sfumature, non solo una pedissequa replica vocale. Poi, in sala di registrazione, man mano che si proiettano gli “anelli” (le parti del prodotto da doppiare) il direttore dà delle indicazioni e/o spiega i personaggi ai doppiatori, avendo già visto il prodotto e letto il copione adattato. E’ un lavoro creativo e di grande concentrazione, direi.

Spazi fra cinema, serie tv e cartoni animati. Come cambia il tuo lavoro a seconda del prodotto con la quale devi misurarti?

A seconda del prodotto da doppiare o da dirigere cambia il modo di rapportarsi. Per un film cinematografico c’è più tempo a disposizione rispetto a dei prodotti seriali, quindi c’è modo di soffermarsi di più sulla recitazione e sulle sfumature. Per i telefilm e per i cartoni animati spesso questa possibilità non c’è e nonostante la cura del prodotto non debba mai mancare ci si affida molto alla naturale bravura dei doppiatori. Dal punto di vista recitativo il modo di rapportarsi è diverso, nei cartoni animati – in genere – il tono è più sopra le righe, ma non è una regola: direi che varia unicamente a seconda del personaggo da doppiare, sia che si tratti di un attore sia che si tratti di un disegno animato.

Quali sono i film o i generi che preferisci?

Anche qui spazio in vari generi e la mia videoteca fa testo! Mi piacciono vecchi film in bianco e nero come Gilda, Orizzonti di gloria, Viale del tramonto o commedie come Gli uomini preferiscono le bionde. Mi piacciono i film di Hitchcock e quelli di Kubrick, ma anche blockbuster come Guerre stellari, Harry Potter, X-men. Rivedo sempre con piacere film quali Seven, Minority Report, Memento, La piccola bottega degli orrori, Misterious skyn, Fight club, Tutto su mia madre… Trovo che vedere un bel film sia una goduria, oltre che un arricchimento!

Riesci a “distaccarti” dalla tua professione quando guardi “qualcosa” che magari è stato doppiato da qualche tuo collega?

Si, ed è una cosa strana perché riconosco gran parte delle voci, ma allo stesso tempo riesco a “distaccarmi” e godere a pieno quello che sto guardando. Mi godo la recitazione, le emozioni, mi immedesimo nella storia. Poi magari, alla fine, valuto il doppiaggio .

Ora, anche se parliamo di argomenti faceti come le opere cinematografiche e televisive, un paio di domande “scomode” te le devo fare. Fermo restando che la tua direzione del doppiaggio è stata impeccabile, in quanto amante degli anime e dei manga, non è stato arduo lavorare al film di Dragonball?

Indubbiamente il film-live di Dragonball è molto diverso dal manga e dalla serie tv e molti appassionati sono stati delusi. Tuttavia bisogna considerare alcune cose: si è trattato dell’ennesimo adattamento di un fumetto, come ce ne sono tanti, e molti elementi spesso vengono cambiati, non è certo una novità. Nel caso di questo film, poi, si trattava di rendere realistico il tutto, ma avere un maiale parlante o una Bulma coi capelli turchini avrebbe reso ridicolo il film. Non sempre quello che è valido sulla carta lo è anche al cinema. Anche le voci dei doppiatori sono diverse da quelle della versione Mediaset e da quelle dei film di animazione usciti in dvd, anni fa. Perché le vocette buffe e garrule mal si adattavano agli attori Americani. Comunque io ho fatto un’opera di ricerca, coerenza e adattamento nel curare il film. In americano alcuni nomi erano cambiati e io ho ripristinato termini e nomi a noi conosciuti, basandomi sull’opera di Akira Toriyama. In definitiva è stata una bella lavorazione che ripeterei all’istante!

Cosa ne pensi dell'opinione di alcuni secondo cui un qualsiasi film, telefilm o cartone animato andrebbe fruito in lingua originale?

E’ una vecchia questione che ogni tanto fa capolino per permettere ai rotocalchi di sprecare pagine. Se dobbiamo dare retta a queste argomentazioni andrebbero letti anche i libri, in originale. Ma tutti! Da “Guerra e pace” di Tolstoj , in Russo, a quelli di Banana Yoshimoto! E non solo: anche a teatro i drammi di Shakespeare andrebbero recitati in Inglese, o Moliére andrebbe gustato in Francese. E invece le cose non funzionano così, perché traducendo e adattando (e doppiando) si fa una cosidetta mediazione culturale, cioè si avvicina una grande massa di pubblico a delle opere dell’intelletto. E questo non può che essere positivo! Senza contare che ascoltare un buon Italiano non può che essere educativo, considerate le aberrazioni che si leggono nei post dei forum, su facebook o negli sms! Non dimentichiamoci che – se fatto bene – il doppiaggio è un’arte: l’arte del recitare. Poi ci sono doppiaggi fatti in maniera superficiale, ma è pleonastico parlarne! Va detto, a discolpa, che da qualche anno i tempi di consegna sono sempre più pressanti (anche quando non ce ne sarebbe motivo o ci si potrebbe organizzare meglio, per evitare questo) e le cifre stanziate per il doppiaggio sono sempre più esigue. Fomentando, tra l’altro, una sorta di mercato sottobosco che realizza doppiaggi in economia, a discapito della qualità. Nonostante le tariffe di un contratto Nazionale scaduto da anni e non ancora rinnovato! Ma è anche vero che le abitudini dello spettatore sono cambiate. Ora c’è la possibilità di poter sentire un film o un telefilm nella lingua originale grazie ai sottotitoli, ai dvd o alle apposite sale del cinema. Ben vengano! Non sono affatto contrario, ci mancherebbe! Il diritto di sceltà, neanche a dirlo, è sacrosanto! Ma far passare il messaggio subliminale che il doppiaggio è una “pratica criminale” è sbagliato. Il doppiaggio serve a farti godere uno spettacolo fatto di recitazione, sguardi, intonazioni, fotografia, suoni, effetti speciali, e con i sottotitoli questo sarebbe più scomodo. Oltretutto anche i sottotitoli “tradiscono” l’opera, in quanto un sunto delle battute originali. E non dimentichiamoci dei bambini che seguono i cartoni animati o del pubblico delle soap opera o delle fiction. E’ difficile seguire i prodotti nella lingua originale, specialmente se sono in slang , nonostante l’Inglese sia una lingua conosciuta da molti. Forse fra cinquant’anni la globalizzazione ci permetterà di essere completamente poliglotti e fruire di qualsiasi tipo di prodotto nella lingua originale (libri e film ), ma per ora così non è. La tendenza è iniziata, ma per ora è prematuro discuterne.Ben venga la globalizzazione e il progresso! Nessuno si lamenta del fallimento delle fabbrchec di rfustini per cavalli da carrozza, perché le carrozze non esistono più. Il mondo va avanti! Però non vorrei che tutto questo fosse una manovra delle grandi aziende per guidare il pubblico: denigrare il doppiaggio per avere il motivo di abbassarne ancora di più i costi. Sarebbe grave intralciare le nobili professioni ( culturali, poichè attoriali) per interessi economici.E questo non può che essere positivo! Senza contare che ascoltare un buon Italiano non può che essere educativo, considerate le aberrazioni che si leggono nei post dei forum, su facebook o negli sms! Non dimentichiamoci che – se fatto bene – il doppiaggio è un’arte: l’arte del recitare. Poi ci sono doppiaggi fatti in maniera superficiale, ma è pleonastico parlarne! Va detto, a discolpa, che da qualche anno i tempi di consegna sono sempre più pressanti (anche quando non ce ne sarebbe motivo o ci si potrebbe organizzare meglio, per evitare questo) e le cifre stanziate per il doppiaggio sono sempre più esigue. Fomentando, tra l’altro, una sorta di mercato sottobosco che realizza doppiaggi in economia, a discapito della qualità. Nonostante le tariffe di un contratto Nazionale scaduto da anni e non ancora rinnovato! Ma è anche vero che le abitudini dello spettatore sono cambiate. Ora c’è la possibilità di poter sentire un film o un telefilm nella lingua originale grazie ai sottotitoli, ai dvd o alle apposite sale del cinema. Ben vengano! Non sono affatto contrario, ci mancherebbe! Il diritto di sceltà, neanche a dirlo, è sacrosanto! Ma far passare il messaggio subliminale che il doppiaggio è una “pratica criminale” è sbagliato. Il doppiaggio serve a farti godere uno spettacolo fatto di recitazione, sguardi, intonazioni, fotografia, suoni, effetti speciali, e con i sottotitoli questo sarebbe più scomodo. Oltretutto anche i sottotitoli “tradiscono” l’opera, in quanto un sunto delle battute originali. E non dimentichiamoci dei bambini che seguono i cartoni animati o del pubblico delle soap opera o delle fiction. E’ difficile seguire i prodotti nella lingua originale, specialmente se sono in slang , nonostante l’Inglese sia una lingua conosciuta da molti. Forse fra cinquant’anni la globalizzazione ci permetterà di essere completamente poliglotti e fruire di qualsiasi tipo di prodotto nella lingua originale (libri e film ), ma per ora così non è. La tendenza è iniziata, ma per ora è prematuro discuterne.Ben venga la globalizzazione e il progresso! Nessuno si lamenta del fallimento delle fabbrchec di rfustini per cavalli da carrozza, perché le carrozze non esistono più. Il mondo va avanti! Però non vorrei che tutto questo fosse una manovra delle grandi aziende per guidare il pubblico: denigrare il doppiaggio per avere il motivo di abbassarne ancora di più i costi. Sarebbe grave intralciare le nobili professioni ( culturali, poichè attoriali) per interessi economici.

Qualche giorno fa abbiamo pubblicato la notizia secondo cui la Mgm vuole il seguito di Un Tuffo nel Passato, commedia per la quale hai curato il doppiaggio italiano e che, personalmente, trovo divertentissima e sottovalutata. Tu cosa ne pensi? Sei lieto della prospettiva di gustarti una nuova avventura di Rob Corddry and co.?

Sono d’accordo: quella commedia è stata sottovalutata. Più da noi che in America, tant’è che ne è stato annunciato un seguito. Sembrava fosse una delle tante commedie demenziali, ma tra una battuta e l’altra, alla fine, c’era anche una morale un po’ melanconica, che non è sempre frequente in questo tipo di film e assolutamente inaspettata. Inutile dire che le interpretazioni di tutti gli attori sono state esemplari! Ma Rob Corddry, Chevy Chase, Crispin Glover, Clark Duke e gli altri sono attori rodati e dal meritato successo! Dal punto di vista della direzione del doppiaggio ho voluto essere fedele al timbro di voce e alle tonalità di John Cusack e a doppiarlo è stato l’eccellente Alessio Cigliano. Nell’adattamento dei dialoghi ho tolto parecchi “fuck”, non per una censura (perché molti altri sono rimasti), ma solo perché a lungo andare al nostro orecchio sarebbero risultati stucchevoli. Mi è piaciuto molto curare l’edizione Italiana di questo film e spero di rimettermi al lavoro al più presto sulla seconda avventura!