Si è tenuta ieri a Cartoomics 2013, il salone del fumetto a Milano, una conferenza dedicata al fumetto The Goon, fumetto noir che Panini Comics pubblica in Italia da circa un anno e mezzo. Ospite d'onore l'autore Eric Powell, a moderare la conferenza Marco Lupoi (direttore editoriale Panini Comics) e Diego Malara (coordinatore editoriale Panini Comics e traduttore di The Goon).

Powell ha parlato del fumetto, e in particolare del volume vincitore di due premi Eisner intitolato Chinatown, ma anche del progetto cinematografico prodotto da David Fincher e dai Blur Studios per il quale alcuni mesi fa è stata lanciata (con successo) una campagna Kickstarter.

Ecco la nostra trascrizione dell'evento.

 

 

(commenta il lieve ritardo di Powell): Pensavamo fossi stato attaccato da degli zombie sotto la metropolitana!

In realtà ho tardato a causa del jet lag!

The Goon ha una genesi molto particolare: nasce come fumetto indipendente autopubblicato. Quali sono le origini da autore, a livello creativo?

Sentivo che la mia carriera era a una fase di stallo, avevo lavorato con molti editori ma pensavo che il mio talento venisse sfruttato male. Volevo disegnare un tipo grande grosso e cattivo e alla fine… l'ho disegnato.

Il "tizio grosso" è circondato da personaggi grotteschi e mostruosi, ma The Goon alterna fasi leggere e divertenti a momenti molto tragici. Quali sono state le tue ispirazioni?

Sin dall'inizio volevo fare un fumetto nel quale potessi fare qualsiasi cosa volevo. Non ho mai pensato a quel mondo come a un mondo con dei limiti, con dei generi ben definiti. Questo lo rende molto più divertente. In questo modo i lettori non sanno bene cosa succederà. Dopo 20 numeri in una serie sai cosa succederà, in questo caso invece no.

A che punto siete negli USA? Panini è al sesto volume, Chinatown, e sono in arrivo altri due volumi entro la fine del 2013.

Penso al volume 12, ma siccome c'è un volume 0 siamo a 13 volumi.

Raccontaci in breve di cosa parla il fumetto.

Domanda difficile, visto che i contenuti del fumetto vanno ovunque. The Goon è una specie di enorme picchiatore ed è l'unica cosa che impedisce alla città di essere sommersa da mostri e cose orribili.

Quanto di te c'è come persona in The Goon? Soprattutto di Frankie, la spalla del protagonista che spara volgarità a raffica…

Spero di non avere troppo Frankie o mi metterei nei guai! Non so, penso che in ogni cosa che facciamo mettiamo un po' di noi, e devo ammettere che ci sono elementi della mia vita che inserisco nei miei fumetti. Ho dedicato l'episodio in cui conosciamo il passato di the goon e chi l'ha cresciuto a mia nonna, che non mi ha cresciuto ma è stato una mia grande influenza.

Nel tuo lavoro c'è molta influenza di Wil Eisner. Confermi?

Eisner ha molta influenza su di me in ogni aspetto, dal design allo storytelling, all'uso delle mezzetinte. Cerco di limitarmi a una influenza: non voglio copiare!

Passiamo a Chinatown, che interrompe il formato della serie regolare con una graphic novel. Come nasce?

Fin dalla prima storia c'erano riferimenti a qualcosa di brutto avvenuto a Chinatown: in ogni fumetto noir ci sono sempre riferimenti ad avvenimenti brutti avvenuti ai protagonisti nel passato, spesso a Chinatown! Così ho deciso di fare qualcosa con un tono diverso, non grottesco e allegro, ma molto più drammatico. Una storia che non poteva essere spezzata, perché sennò non sarebbe stata presa sul serio, e così alla fine ho deciso di farne una graphic novel.

La prima pagina del volume, in effetti, porta scritto "Questa cosa non farà ridere"… c'è una pagina nera all'inizio.

Volevo che i lettori sapessero da subito che era qualcosa di diverso. Peraltro, come mai quella pagina non è tradotta?

Ci sono due motivi. Perché la veste grafica era difficile da adattare in italiano e volevamo preservarla il più possibile, e perché in italiano non c'è una forma altrettanto potente e immediata per esprimere lo stesso concetto…

Perché l'animazione e non il live action per il film di The Goon?

La proposta ci è arrivata da Blur, e mi sono reso conto che l'unico modo per tradurre un mondo così strano è con l'animazione. Ma pensavo che il pubblico americano non avrebbe capito che l'animazione non è solo roba da bambini. E' arrivato David Fincher con alcuni test e mi è piaciuto molto tutto quanto. Amo la coerenza creativa di Fincher, e così mi sono reso conto che erano semplicemente perfetti per questo genere di cosa. Raccontare the goon senza la violenza comica del fumetto sarebbe impossibile, e Fincher è molto convinto della coerenza di questo progetto.

Qual è stato il suo impatto?

Lavorava già con Blur. Tim Miller, uno dei proprietari, aveva coinvolto per primo Sam Raimi per la produzione, ma ha rifiutato, e subito dopo ha accettato Fincher. Hanno iniziato a parlare, hanno coinvolto la dark horse entertianment e me, io sono rimasto molto impressionato da quanto è concreto Fincher.

Il mezzo milione è stato raggiunto, giusto?

Blur e Fincher, usando i loro soldi, hanno fatto molti test di animazione. Ho letto una sceneggiatura, con quel materiale abbiamo coinvolto degli studios chiedendogli di produrlo, ma nessuno voleva farlo perché il pubblico americano non vuole film di animazione non per bambini. Abbiamo mostrato il footage al comic-con di san diego, i fan a quel punto sapevano che le cose non si stavano sbloccando e molti ci hanno chiesto di lanciare una campagna kickstarter. Siccome 30 milioni non si trovano, abbiamo deciso di farci aiutare a produrre lo story reel, che ci avrebbe aiutato a proporre il film ai finanziatori. Sapevo che se non avessimo raggiunto i 400mila dollari gli studios non ci avrebbero mai presi in considerazione, ma li abbiamo superati e francamente ora abbiamo molte più chances.

Un aggiornamento a riguardo?

Abbiamo assunto uno storyboardista, speriamo che senza troppi ritardi avremo presto un animatic per tornare a incontrare gli studios.

Sei del Tennessee, ma per qualche motivo non credo che The Goon sia ambientato in Tennessee. Dove è ambientato?

Volutamente non dico il nome della città, perché ognuno pensa che sia in posti diversi. Voglio che siano i lettori a riempire questi "vuoti".