In occasione del panel Warner Bros. Al Comic-con di San Diego, abbiamo avuto l'occasione di incontrare in una roundtable il regista Alfonso Cuaron e l'attrice Sandra Bullock, che hanno presentato il loro nuovo film Gravity, scritto dal regista assieme al fratello Jonas e che verrà presentato in apertura alla 70esima edizione del Festival di Venezia. “La storia,” ha spiegato subito Cuaron, “è il viaggio di un personaggio raccontato interamente attraverso azione ed emozione, e si svolge nello spazio profondo, dopo che una passeggiata fuori dallo Shuttle isola i due protagonisti (la Bullock e George Clooney) dall'astronave – distrutto da una improvvisa e violentissima pioggia di detriti.

Durante il panel al Comic-Con ci è stata proprio fatta vedere la scena della pioggia di detriti: uno spettacolare piano sequenza che mostra la passeggiata nello Spazio dei due protagonisti e il disastroso impatto con i detriti, veri e propri proiettili che fanno a pezzi lo Shuttle. Anche grazie all'uso del piano sequenza (che Cuaron ritiene molto utile per far immergere lo spettatore presentandogli l'azione come se stesse avvenendo in tempo reale, non essendoci tagli temporali dati dal montaggio) e degli straordinari effetti visivi, la sequenza ci ha molto colpiti per la tensione e per l'intensità dell'interpretazione della Bullock. “Ho accettato questo lavoro,” ha spiegato l'attrice, “ma solo dopo aver incontrato Alfonso ho capito quanto eravamo simili quanto a visione del cinema e valori.”

 

 

In alcuni dei tuoi primi film utilizzavi spesso il verde come colore dominante. Anche in Gravityc'è questo tratto stilistico particolare?
Cuaron: No, no, è passato ormai tanto tempo e non sono più la stessa persona. In Gravity l'ambientazione ha la stessa importanza del personaggio di Sandra. L'Universo, il Pianeta Terra: sono tutti elementi importanti che servono a riempire il vuoto tra i due protagonisti.

Com'è stato girare con George Clooney?
Cuaron: Vi dico solo che durante la presentazione del panel al Comic-Con la mia assistente ha pubblicato sul suo profilo Facebook una foto mia e di Sandra, e i commenti sono stati “Cavolo, ma che brutto aspetto che ha George!” Scherzi a parte, George scrive, recita e dirige benissimo, e anche per questo è stato molto utile sul set perché è stato molto collaborativo. Sarà un cliché dire che è gentilissimo, ma è la verità. E' troppo gentile per essere vero, deve avere qualcosa di orribile in cantina altrimenti è una cosa davvero surreale. Sul set voleva aiutarci costantemente, anche nelle scene in cui non c'era. E anche quando se n'è andato ha continuato a mandarci e-mail con suggerimenti.
Bullock: La cosa bella di lavorare con George è che la sua voce mi aiutava tantissimo durante le riprese. Comunicavo solo con lui e con Alfonso: la voce di George mi faceva tornare in vita quando ero nel “cubo” dove giravo le mie scene. Ho instaurato un rapporto molto intimo con la sua voce.

Sandra, durante il panel hai svelato di amare il Comic-Con. Quanto sei geek?
Bullock: Tantissimo, tutta la mia famiglia adora Star Trek, mia sorella e suo marito si sono conosciuti la prima volta al Comic-Con e collezionano un sacco di cose. Io ero appassionata di computer da giovane! Al Comic-Con c'è un'energia che non trovi da nessun'altra parte, sono tutti simpatici e divertenti, siamo tutti appassionati di cinema e tecnologia e fumetti. E' eccitante perché per noi questo film per noi è frutto di un grande lavoro ed è bello vedere che i fan qui al Comic-Con sono così curiosi e vogliono approfondire.
Alfonso: D'altronde anche i cinefili sono dei geek, forse sono i primi veri geek.

Diciamo Gravity racconta una giornata decisamente difficile nella vita della protagonista. Come ti sei identificata nelle sue vicende?
Bullock: La cosa interessante è che la protagonista, Ryan, era già praticamente morta quando è andata nello Spazio: aveva perso la sua famiglia e quello che succede in realtà la fa tornare in vita, le fa venire voglia di tornare sulla Terra. Quel disastro le dà forza e la costringe a provare qualcosa, ad avere dei sentimenti. Anche io ho attraverso delle difficoltà come tutti quanti, bisogna trovare qualcosa per cui combattere, per avere la forza di affrontare questi problemi. Gli umani sono creature incredibili e per fortuna di solito hanno tempo per affrontare queste cose, il problema di Ryan è che lei ha solo 90 minuti.
Cuaron: Io ho avuto giornate difficili sul set, ma è normale per questo genere di film. La cosa entusiasmante è stata girare con tutta questa tecnologia inedita. Era pieno di geek nel backstage, ciascuno con un computer e una statuetta da collezione.

Domanda: Il rapporto regista attrice è uno dei più iconici e importanti sul set. Come avete lavorato insieme?
Cuaron: Non abbiamo mai cambiato struttura e momenti della sceneggiatura originale, ma quando è arrivata Sandra il suo personaggio era ancora tutto da costruire, un guscio vuoto. Sapevamo tematicamente dove volevamo andare con lei, ma la dovevamo ancora costruire. In questo senso, Sandra ci ha aiutati moltissimo a costruire il personaggio sul piano emotivo. Non che avesse moltissima libertà per cambiare cose, ma ha aggiunto molte sfumature. E' stata coinvolta persino con gli artisti che si occupavano di animare la sua controfigura digitale, e gli spiegava secondo lei come si sarebbe mossa Ryan in una determinata situazione. E' stata davvero una collaborazione a due.
Bullock: Girare un film come questo è una danza, un combattimento coreografato… Alfonso doveva affrontare un compito colossale, doveva mettere insieme il lavoro di centinaia di persone. Io dovevo dare a lui quello che serviva a livello emotivo, e lui doveva canalizzare tutto questo organizzando le persone. Ci sono molte forze in gioco dietro le quinte di un film come questo: attori, artisti degli effetti visivi, direzione della fotografia, il set.. Alfonso doveva gestire tutto quanto. Io dovevo decifrare la loro danza, cercando ovviamente di esprimermi al meglio.

Alfonso, durante un altro panel hai detto che vorresti fare un horror.
Cuaron: Sono quattro anni e mezzo che lavoriamo a Gravity, e dobbiamo ancora finirlo, stiamo aggiustando tutto quanto. Quello che amo del cinema horror è che con pochissimi elementi si crea una emozione completa e attraverso quello si possono dire delle cose. Rosemary's Baby e The Shining sono esempi perfetti: in realtà quello che succede di veramente interessante avviene sullo sfondo. Mi intriga moltissimo fare un horror.

Sul piano tecnologico quali strumenti avete ideato in questo film?
Cuaron: Abbiamo ideato molte tecnologie diverse, hanno tutte in comune il fatto che servivano a programmare le macchine con cui realizzavamo le riprese. Le animazioni che sviluppavamo servivano poi a programmare le macchine con cui avrebbe interagito Sandrah sul set, il più delle volte chiusa in una scatola che serviva a simulare l'assenza di gravità.

E com'è stato rimanere completamente al buio da sola per ore e ore?
Bullock: L'isolamento è stata la parte più difficile da affrontare, ma fortunatamente sono una persona molto paziente. Ci volevano 20 minuti a farmi uscire da quell'arnese, ma dopo potevo uscire dal tunnel e vedere la luce!

La pellicola uscirà il 4 ottobre 2013. Girato in 3D e con un massiccio uso di CGI, il film è uno dei progetti più ambiziosi degli ultimi anni, e sembra includerà lunghissimi piani sequenza molto complessi da realizzare.

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Sandra Bullock è la Dottoressa Ryan Stone, un geniale ingegnere medico alla sua prima missione sullo shuttle assieme all'astronauta esperto Matt Kowalsky (George Clooney) al comando del suo ultimo volo prima di ritirarsi. Ma quella che sembrava un'operazione abitudinaria, sfocia nel disastro. Lo shuttle viene distrutto, lasciando la Stone e Kovalsky completamente da soli, collegati a nulla se non l'uno all'altra, ruotando verso l'oscurità.

Il silenzio assordante conferma che hanno perso qualsiasi contatto con la Terra, e con esso qualsiasi possibilità di salvezza. Mentre la paura si trasforma in panico, ogni boccata d'aria si mangia quel poco di ossigeno che rimane.

Ma l'unica strada verso casa potrebbe essere spingersi ancora più lontano nella terrificante distesa dello Spazio.

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