Qualche mese fa, in occasione della D23 di Anaheim, Los Angeles, BadTaste.it ha avuto la possibilità di intervistare il regista di Thor: the Dark World, Alan Taylor (leggi la recensione | guarda la videorecensione).

Noto al grande pubblico per il suo lavoro in serie tv come Game of Thrones, Mad Men e I Soprano, Taylor ha diretto lungometraggi come Palookaville e I Vestiti Nuovi dell'Imperatore. Con noi ha parlato della sua carriera, della differenza tra il lavorare per la televisione e il cinema, e di quanto l'approccio dei Marvel Studios sia diverso rispetto a quello di Hollywood.

Con Thor: the Dark World passi da una mega-produzione televisiva (Game of Thrones) a una cinematografica. Quali sono le differenze principali secondo te?

Sono così tante, non me lo sarei mai aspettato. Per certi versi il cinema è molto più facile, perché in televisione non ci sono mai né i soldi nè il tempo a disposizione per usarli, quindi finisce che devi tenere tutto a mente perché non hai nemmeno un secondo di tempo. Nel cinema, poi, non si girano 8 pagine di sceneggiatura al giorno, ma a malapena una e mezza, quindi puoi passare la mattinata a pensare a come girerai le inquadrature del pomeriggio. E’ un ritmo completamente diverso, e in questo senso il cinema è più semplice. Il ruolo del regista è molto più rispettato nel mondo del cinema, mentre in televisione è quasi in secondo piano rispetto allo sceneggiatore e al produttore. Nel caso di Thor: the Dark World, una cosa che non mi aspettavo è il fatto che la sceneggiatura venisse scritta da un mucchio di persone diverse DURANTE le riprese. E’ difficile abituarsi, nel caso della televisione si tende a lavorare con una sceneggiatura molto buona scritta da uno sceneggiatore molto bravo.

Quindi preferisci lavorare per la TV o per il cinema?

E’ quello che sto cercando di capire ora. Quando frequentavo la scuola di cinema, tutto quello che volevo fare era dirigere film, poi è arrivata la televisione ed è migliorata sempre di più. Ora ci troviamo nell’età dell’oro della televisione: i migliori sceneggiatori lavorano lì, e tutti i registi che ammiro di più stanno cercando di lavorare in tv. Mi piace moltissimo, ma sono ancora legato al cinema – più a livello sentimentale che altro. C’è qualcosa che adoro del fatto che il film per il cinema sia una cosa sola, unica, singola, contrapposta alla televisione che ha una durata maggiore. D’altra parte, la lunga durata dei prodotti televisivi permette un maggiore approfondimento dei personaggi. Spero di riuscire a diventare uno di quei registi che fa entrambe le cose.

Dirigeresti un episodio di Marvel’s Agents of S.H.I.E.L.D.?

Probabilmente no. Anche se forse non dovrei esserne così sicuro. Sembra divertente come serie, mi è piaciuta molto quando gli ho dato un’occhiata.

In termini creatività, ti sei sentito più libero a lavorare al Trono di Spade o a Thor: the Dark World?

Nel caso di Game of Thrones, lavoriamo in aprtnership con gli sceneggiatori David e Dan, c’è sempre uno sceneggiatore sul set che controlla cosa stai facendo. E’ una partnership bellissima, a me fa piacere. Mi ha lasciato molto sorpreso, invece, la libertà che mi hanno dato durante le riprese di questo film. Ma alla fine della giornata è lo studio che comanda: i produttori guardano il girato e prendono le decisioni. Entrambi i metodi funzionano bene: Game of Thrones è bellissimo, e i Marvel Studios sanno benissimo cosa stanno facendo, i risultati lo stanno dimostrando. Sono due processi creativi diversi.

Hai detto che in Game of Thrones solitamente gli sceneggiatori della serie sono presenti sul set e, ovviamente, c'è George R.R. Martin come consulente. Qual è il tuo approccio al materiale originale? Quanto del tuo input è presente in Thor: the Dark World?

E' stato un processo piuttosto caotico. Abbiamo iniziato con la sceneggiatura che avevano deciso di girare, ma poi abbiamo ricevuto una stesura di una persona nuova, con cui poi ci sono stati problemi, e poi abbiamo avuto a che fare con un nuovo autore che aveva familiarità con il processo di avvicendamento degli scrittori a Hollywood, cosa che, rispetto al mio background in cui lo scrittore è la forza trainante, è stata tutta diversa. Il risultato di questo processo è stato che le persone hanno potuto buttare giù idee per tutto il tempo.

Il tuo approccio visivo è stato molto diverso da quello di Kenneth Branagh, il tuo sguardo è molto più radicato nella realtà.

Ammiro molto quello che [Branagh] ha realizzato, ha risolto l'enigma su come fare un film su Thor. Ha fatto una scelta molto intelligente, che ha reso piuttosto chiaro come gli Asgardiani non fossero dèi, bensì una razza aliena superiore. Ha senso e si inserisce nell'universo Marvel, ma per me l'effetto finale era che tutto, ad Asgard, era estremamente rilucente e che tutti i costumi erano molto immacolati. La mia bambina di 9 anni ha detto una cosa molto acuta, ha indicato uno di quei tipi in armatura lucente e ha osservato: "Sembra che non sappia niente." Era il suo modo per dire: "Sembra che non abbia mai vissuto.". Volevo fare in modo che i nostri personaggi sapessero qualcosa. Thor è l'unico supereroe che è sia supereroe che guerriero / principe, ho voluto assicurarmi che sentissimo tutto questo.
 

Pensi che saresti stato in grado di affrontare questo lavoro o che l'avresti accettato se non avessi diretto Game of Thrones?

No. Non avrei saputo come farlo, avrei avuto paura. E non mi avrebbero offerto il lavoro.

Qual era la cosa che ti preoccupava di più quando hai iniziato?

Non avere la sceneggiatura pronta per tempo. Per anni ho lavorato in televisione, facendo pressione sugli autori, ma ora… Dopo l'abbandono del primo autore, ho pensato "farei qualsiasi cosa per avere la sceneggiatura pronta". La parte più stressante di gran lunga è stata avere la produzione ormai in corso, dover volare a Londra per iniziare le riprese e non avere la sceneggiatura. Quella è stata la parte più spaventosa.

Quanto conoscevi questo mondo prima di affrontare questo progetto?

Molto poco, non sono mai stato un patito di fumetti. Mi ricordo che mi piaceva Batman, che leggevo fumetti quando ero bambino e conoscevo Thor come personaggio, ma non ero mai stato introdotto davvero alla sua storia. Quando ho detto sì al lavoro era più perché ho sentito una certa affinità con il genere di roba epica / fantasy che avevo fatto su Game of Thrones. Quando ho fatto Game of Thrones, non avevo mai letto i romanzi; si può entrare in questi mondi con un approccio estraneo alla materia, a volte funziona.

 

 

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Questa la sinossi ufficiale del film:

Thor: The Dark World continua l'avventura sul grande schermo dedicata a Thor, il Mitico Vendicatore, ora impegnato a lottare per salvare la Terra e i Nove Regni da un tenebroso nemico che minaccia l'intero universo. Subito dopo gli eventi di Thor e The Avengers, il semi-dio combatte per ristabilire ordine nel cosmo… ma un'antica razza guidata dal malvagio Malekith ritorna ad avvolgere l'universo nell'oscurità. Davanti a un nemico che nè Odino nè Asgard sono capaci di affrontare, Thor deve imbarcarsi nel più pericoloso viaggio che abbia mai dovuto affrontare di persona, un viaggio che lo porterà a riunirsi con Jane Foster e lo constringerà a sacrificare ogni cosa per salvare tutti.

Thor: The Dark World, diretto da Alan Taylor, uscirà il 20 novembre in Italia.

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