A seguire, vi proponiamo un'intervista esclusiva – si tratta di materiale syndacated ufficiale fornito dalla Fox – al regista Thor Freudenthal che ci parla di Logan Lerman, delle sequenze più difficili da girare e strutturare, e degli effetti speciali in Percy Jackson e gli Dei dell'Olimpo: Il Mare dei Mostri.

Ma non è tutto. Terminata l'intervista potete trovare due clip dal film e alcune foto inedite.

Prima di lasciarvi alla lettura del pezzo, vi ricordiamo che il lungometraggio sarà acquistabile a partire dal 27 dicembre.

 

 

  

 

 

E' stato difficile dirigere un sequel? E' stato impegnativo prendere materiale da un altro regista e renderlo tuo?

E' stato difficile e liberatorio allo stesso tempo, perchè ci sono tanti elementi già stabiliti con cui devi lavorare – come il casting – e sai in cuor tuo che hai a disposizione attori davvero capaci. Il tuo compito è espandere il tono. Ho visto prima il film, poi ho letto il libri e mi sono reso conto che i libri hanno un senso dell'umorismo pazzesco. Sono irriverenti, ecco perchè ho cercato di apportare questo aspetto al secondo film.

Chris Columbus ha poi aiutato a fissare le regole, cosa molto difficile in una storia. E' molto difficile introdurre un personaggio e fargli scoprire il mondo che abita con tutte le regole, le dinività greche e quant'altro. Per questo film abbiamo fatto lo stesso, ma ci siamo concentrati sulla storia.

Hai visto i film e letto i libri; hai fatto altre ricerche?

Ho letto I libri un paio di volte. Da bambino ho studiato le divinità greche e le loro famiglie. La mitologia greca nella letteratura ha sempre fatto parte della mia vita, ha sempre fatto parte di me. Gran parte del lavoro consisteva nell'adattare il libro per il grande schermo, ci abbiamo lavorato molto.

Nel DVD c'è una featurette sull'Analisi dei Semidei, cosa ti piace del fatto che la storia riguardi dei ragazzi moderni in conflitto con questi doni? Cosa ti piace della serie?

Mi piace il fatto che sia un racconto di formazione, che riguardi un ragazzo negli anni del suo sviluppo, e per di più è un semidio. Ho sempre adorato le avventure e i fantasy, ma adoro il fatto che sia molto improntato su temi reali legati ai giovani, i problemi che affrontano questi ragazzi sono molto attuali. Oltre a questo, ammetto che mi sono divertito tanto, ma anche commosso: è un progetto a cui tengo tanto. Ci sono storie fantasy che hanno luogo in mondi diversi eppure appaiono totalmente chiare, come la Terra di Mezzo. In questo film ci sono cose molto più legate alla realtà, come Hermes che lavora all'ufficio postale. C'è una vita segreta nascosta dietro le cose che conosciamo. E' diverso.

Logan Lerman è una star ancora più grande dopo Noi Siamo Infinito, cosa credi ci sia di speciale in lui?

E' una star emergente, ed è giusto che sia così, perchè ha molto talento. Insomma, ha un'umilità rara, è molto autocritico. Ha anche una timidezza che, specie in questo ruolo, lo rende quasi vulnerabile. E' diverso dai giovani attori che ci sono in giro. E' capace di trascinarti senza risultare invadente, senza mai strafare.

Solitamente quando cominci a girare un film il primo giorno sono tutti freschi e spiazzati, quindi bisogna cominciare con qualcosa di semplice – come una scena d'azione o comunque qualcosa di fisico, senza coinvolgimento emotivo, in modo da cominciare a scaldare tutti. Per questo film non è stato così, per motivi di programma, abbiamo dovuto girare la scena in cui Percy è al lago e cerca di parlare con suo padre ma non ottiene risposta. Si tratta di un monologo con nessuno in ascolto, una pagina di script. Ero davvero preoccupato di cominciare con una scena così impegnativa, visto che era la scena chiave d'apertura, ma lui l'ha interpretata magistralmente. Poco dopo, ho visto Noi Siamo Infinito e mi ha confermato una cosa su di lui: Logan è un attore davvero in gamba.

Per quanto riguarda gli attori adulti e il casting?

Ho sempre voluto lavorare con Stanley Tucci. Me lo ricordo in Big Night, il film sul ristorante, ma ovviamente ha girato così tanti altri film dopo, così tanti generi. C'erano un paio di idee su chi scritturare nei panni del Dio del Vino, perchè il personaggio non ha interesse, non gli importa di essere al Campo dei Mezzosangue – è quasi una punizione per lui – ma doveva essere divertente e tanto coinvolto da comprendere le calamità del mondo e metterci in guardia. Stanley Tucci ha svolto un ottimo lavoro, siamo stati fortunati che abbia accettato la parte.

Nathan Fillion interpreta Hermes, le parole non bastano per descriverlo. Sono sempre stato un suo fan, da Firefly a Dr Horrible’s Sing-Along Blog, e adesso Castle. Non sono mai stato al Comic-Con, ma io e mio fratello – che è un fan tanto quanto me – una volta stavamo guardando Firefly e un certo punto c'è stato un fulmine, e ho subito pensato che sarebbe stato perfetto per Hermes. Lui ha accettato ed è stato fantastico lavorare con lui un paio di giorni.

Anthony Head è un grande da Buffy. Per svariati motivi non abbiamo potuto lavorare con pierce Brosnan, ma credo che Anthony abbia portato il ruolo su un altro livello, ed è davvero gentile e simpatico.

A questo film hanno lavorato molti veterani del settore – a differenza mia – quindi è stato molto rassicurante aversi sul set.

Sei tedesco – nato e cresciuto a Berlino – sei interessato a tornare in Germania e a girare qualcosa lì o ormai appartieni a Hollywood?

Il punto è che vivo in America da 17 anni, quindi è vero che ho messo da parte la Germania, se non per gli spot. Ho girato un bel po' di spot pubblicitari per l'Europa. Adorerei tornare in Germania e girare qualcosa. Credo che una volta che sei a Hollywood, almeno per quanto mi riguarda, ti ritrovi ad ammirare il lavoro di altri: io sono molto ispirato dai film stranieri e dai registri europei.

Come avete lavorato agli effetti speciali? Quante persone sono state coinvolte?

La cosa interessante è che il film è stato girato sulla base di storyboard dall'inizio alla fine, sembrava quasi una graphic novel. Ogni singola inquadratura è stata prima realizzata da un artista. Ci hanno lavorato 4 persone, anche io ho realizzato degli storyboard, adoro disegnare.

Quindi prima si scrive lo script e poi si passa agli storyboard?

Sì, tratto gli storyboard quasi come un'altra versione dello script perchè una volta che te li trovi davanti cominci a pensare cose come: “Lui dovrebbe dire questo” o “Ehi, perchè non reagisce?”. Più che su una pagina di sceneggiatura, con gli storyboard avverti il ritmo della scena, puoi quasi ascoltare la musica. Una volta fatto ciò si passa alla previsualizzazione. Per le scene più complesse come l'attacco del toro, il mostro marino o lo scontro finale con il villain, tutto viene previsualizzato. E' quasi come un videogame, crei modelli digitali dei personaggi, modelli dei set, e poi inizi a creare la scena al computer, spostando la cinepresa digitale a tuo piacimento, rientrando nei limiti imposti dalla lente che utilizzerai in fase di riprese. Ci lavorano un bel po' di artisti, lavorano fino all'ultimo minuto per rendere la scena perfetta in pre-viz.

E tutto questo accade prima che gli attori mettano piede sul set?

Sì. Anche se per film per cui c'è una certa pressione, come nel nostro caso, alcuni di questi processi avvengono allo stesso tempo, nel senso che ti ritrovi a girare una scena con un attore che hai già strutturato e poi a pranzo hai una riunione con gli artisti per organizzare la scena da fare dopo due settimane. Nel caso della scena del toro, non c'è nessun toro sul set, al massimo possiamo usare un cartonato che funga da riferimento per gli attori. Quando monti la scena non c'è nessun mostro. Hai degli attori che vengono trascinati da cavi o a cavallo di aggeggi verdi. E' molto divertente all'inizio. Poi si passa alla post-visualizzazione, durante la quale si inseriscono modelli virtuali nella scena girata dal vivo. E' un processo davvero lungo e complicato.

Pensi che Percy Jackson possa diventare sempre più dark come i film di Harry Potter?

Percy Jackson non perde mai la leggerezza come si vede nei libri, ma I temi sono sempre più dark, temi come il sacrificio sono molto seri.

Credi che Percy Jackson si faccia portavoce di particolari valori americani?

E' interessante perchè combina il vecchio idealismo europeo o le tradizioni della mitologia greca con qualcosa di molto americano. […] Come ad esempio I modi di fare o gli ambienti. Per accedere all'Olimpo devi salire per l'Empire State Building. E' molto americano pensare che il cuore del potere delle divinità greche risieda a New York. 

La parte più difficile durante le riprese?

Le scene su uno yacht di lusso fuori la costa – la barca di Luke. Ho sempre adorato gli yacht prima di salirci sopra. Nel caldo afoso della Lousiana con una troupe di 60 persone, camminare era impossibile. Credo che lo abbiamo reso il più grande possibile sullo schermo attraverso svariati trucchetti, ma dopo due settimana io non vedevo l'ora di scendere da quel barcone.

Cos'è che tanto di attrae dei film per famiglia?

A questo punto della mia vita, ciò che tanto mi piace dei film per famiglia dipende dalla mia infanzia e dai film che guardavo da piccolo. Due cose essenzialmente – la spontaneità dei personaggi e il divertimento, il senso dell'umorismo. Se sei fortunato hai la possibilità di dare vita a un vero e proprio mondo, come nel caso di Percy Jackson e Hotel Bau.

Ti piacerebbe provare a fare qualcos'altro?

Di certo sono interessato a film drammatici e più seri. Anche se, insomma, girare un film tecnicamente complesso è stato un bell'allenamento. Nonostante ciò non sono del parere: “Bene, ora posso fare qualunque cosa”. Qualunque strada io decida di prendere, in cuor mio so che i fantasy mi faranno sempre sentire a casa.

Ecco le due clip: