Il 2014 è un anno importante: qualche giorno fa vi abbiamo segnalato una lista di 37 film "cult" che compiranno 30 anni, ma non è tutto.

Il 22 gennaio 2004, dieci anni fa, usciva infatti nelle sale italiane Il Signore degli Anelli: il Ritorno del Re, terzo e ultimo episodio della saga di Peter Jackson. Il decennale italiano (negli USA uscì a dicembre 2003) corrisponde anche con la conclusione della trilogia dello Hobbit (Lo Hobbit: Racconto di un Ritorno uscirà infatti a dicembre di quest'anno) e, manco a dirlo, con il decennale di BadTaste.it, che venne aperto alla fine di agosto del 2004, conclusa l'esperienza nella community di appassionati di Tolkien, di Cinema e di Harry Potter sui forum di Caltanet.

Quell'anno il Ritorno del Re diventò uno dei maggiori incassi della storia del cinema con oltre 1.1 miliardi di dollari in incassi mondiali, e il 29 febbraio realizzò una "clean sweep", conquistando tutti gli undici Oscar per cui era stato nominato (e trasformando la saga nella più premiata della storia, con 17 statuette spalmate su tre film):

 

 

Consegnando a Peter Jackson quell'Oscar, Steven Spielberg consacrava il regista neozelandese quasi come un suo successore (non a caso i due collaborarono poi a un progetto molto personale di Spielberg, il film di Tintin), mentre l'Academy riconosceva il valore del lavoro che lui e gli altri produttori avevano svolto negli anni precedenti. Il Signore degli Anelli aveva infatti rivoluzionato la storia del cinema per vari motivi, portando all'attenzione dell'Academy per tre anni consecutivi un genere, quello fantasy, solitamente bistrattato, e proponendo a Hollywood un modo diverso concepire il blockbuster cinematografico. Facendo sua la lezione di George Lucas, Jackson aveva preso il controllo dell'intero processo produttivo (dallo script alla post-produzione) gestendo ogni aspetto della realizzazione quasi completamente "in house". Mentre la prassi, nel produrre franchise, era quella di realizzare un episodio e, se aveva successo, proseguire con il sequel (proprio in quegli anni la Warner si stava muovendo in questa maniera con Harry Potter, avviando poi una vera e propria macchina produttiva instancabile), Jackson mise insieme un team affiatatissimo e convinse la New Line Cinema a realizzare contemporaneamente tutti e tre i film, contenendo i costi e massimizzando i ricavi. Un metodo che successivamente venne adottato per diversi progetti, e che anni più tardi lo stesso Jackson recuperò per Lo Hobbit.

Questo articolo, comunque, non vuole essere un saggio sul Signore degli Anelli, ma vuole celebrare quel momento particolare in cui tutto… finì.

Assieme a tanti altri amici, il 21 gennaio partecipai a una massacrante quanto esaltante maratona al Medusa Multicinema di Cerro Maggiore (Milano): rigorosamente in cosplay (realizzai assieme a mio fratello un costume da Cavaliere di Rohan, elmo incluso, ancora custodito gelosamente in un armadio) vedemmo sul grande schermo le edizioni estese della Compagnia dell'Anello, delle Due Torri e, in anteprima nazionale, Il Ritorno del Re. Era passato un mese dall'uscita americana, e il film aveva già ricevuto svariati premi della critica, parecchie nomination ai Golden Globe ed era in lizza per una valanga di nomination agli Oscar, quindi sapevamo che, almeno sul piano "cinematografico", non saremmo rimasti delusi. C'era il dilemma della fedeltà all'opera Tolkieniana, ma per quanto mi riguarda ho sempre pensato che romanzi e film siano cose molto diverse, e che quindi nell'adattamento di un romanzo la cosa importante sia mantenere lo spirito e creare una grande opera cinematografica, piuttosto che riprendere pedissequamente ogni passaggio e ogni situazione. A notte inoltrata, quando finimmo di vedere Il Ritorno del Re, ebbi la ferma convinzione che Jackson ce l'aveva fatta, era davvero riuscito a restituire sul grande schermo la saga dell'Anello di J.R.R. Tolkien. Per oltre 200 minuti ci aveva tenuti aggrappati alle poltroncine, ci aveva sconvolti mostrando la trasformazione di Smeagol, ci aveva sbalorditi mostrandoci i fuochi di segnalazione di Gondor:

 

 

…ci aveva lasciati sbigottiti mostrando (finalmente, dopo due anni di attesa!) l'immensa città di Minas Tirith, ci aveva terrorizzati con l'enorme ragno Shelob, sopraffatti davanti alla travolgente calata dei cavalieri di Rohan sui campi del Pelennor, euforici davanti alla rivalsa di Éowyn sul Re Stregone di Angmar, empatici nel vedere Frodo e Sam che si trascinavano sul Monte Fato, commossi nel dire addio a tutti i protagonisti della saga nei lunghi (lunghissimi) finali multipli. Emozioni che avevamo provato tutti noi nel leggere il romanzo di Tolkien e che non era scontato che Jackson e il suo team sarebbero riusciti a trasferire sullo schermo.

Sono passati dieci anni, nel frattempo è uscita anche l'Edizione Estesa del Ritorno del Re, la New Line si è messa d'accordo con la MGM e ha convinto Jackson a dirigere Lo Hobbit (che il sottoscritto sta apprezzando molto, ben consapevole che si tratta, sia sul piano letterario che su quello cinematografico, di un'opera completamente diversa dal Signore degli Anelli) e la trilogia originale è uscita in alta definizione.

Ecco, rivedere qualche mese fa i tre film in HD sullo schermo di casa mia è stata chiaramente una grande emozione, ma se c'è un sogno è quello, un giorno, di poter rivedere queste opere al cinema, sul grande schermo. Rassegne di questo tipo all'estero vengono realizzate spesso: sarebbe bello se Medusa decidesse, a dieci anni dalla conclusione della saga, di ridistribuire in qualche sala la trilogia. Qualcosa mi dice che non sarei l'unico ad andare al cinema…

E voi dieci anni fa c'eravate? Potete dircelo commentando il post sottostante su Facebook: