“Dovete chiamarlo Festa” (dal 2006 al 2007 compreso)
“Dovete chiamarlo Festival” (dal 2008 al 2013 compreso)
“Dovete chiamarlo Festaval” (dal 2013… al 2013 nel corso di una surreale conferenza stampa).

Prima la rivoluzione veltroniana, poi la restaurazione rondiana e infine… il puro dadaismo mülleriano.

Siamo passati dal sogno di calare una manifestazione tra la gente di Roma al bisogno di Gian Luigi Rondi di ricordare a tutti che un Festival è un Festival e che la credibilità di un evento culturale non entrava necessariamente in contrasto con la tradizione dei grandi appuntamenti cinematografici.

Poi è arrivata la grande star Marco Müller dopo gli ottimi anni a Venezia e con lui si sperava di fare il salto di qualità. Ha voluto cambiare le date spingendolo in avanti verso Torino. Ha accentrato il potere nelle sue mani (Detassis, diventata nel corso degli anni unico Direttore Artistico? Bye bye; Sesti, confermato di anno in anno come l'anima più vera con la sua bellissima sezione Extra? Dentro ma molto, molto, molto da fuori nonostante Müller lo nominasse assai nelle conferenze stampa). Voleva tornare nella sua Roma alla grande.

 Ha fatto flop.

Un flop ben riassunto da quel neologismo un po' assurdo come “Festaval”. Ha vinto la linea Müller? Non sembra. Le date tornano quelle classiche del 2006 ovvero dalla seconda metà di ottobre a fine mese e Roma abbassa la testa rispetto a Torino.

L'acquisto di Marco Müller sembra sempre di più l'acquisto di Fabio Capello da parte della Russia nel mondo del calcio. Contratto importante, grandi ambizioni, risultati modesti e ora forse lo vorrebbero già via ma non si può (per il contratto).

Sarà l'ultimo anno di Müller? Il “cinese”, pare scomparso da Roma da inizio 2014 per una serie di viaggi, è forse già alacremente al lavoro per il suo post-Roma, dando ormai per scontato che questa edizione della disfatta dal 16 al 25 ottobre sarà la sua ultima? Si potrebbe rispondere di sì ad entrambe le domande visto il clima non proprio esaltante della comunicazione di inizio luglio e l'aria di bassissimo profilo mediatico che si respira attorno alla Festa/Festival/Festaval di Roma.

Fondazione Cinema ha annunciato la fine della Giuria specializzata (una decisione di questo tipo, subito dopo la controversa vittoria 2013 di Tir… sa di ammissione di colpa), meno film, meno sale, linea editoriale che più dimessa non si può. Dov'è finita la grandeur mülleriana?

C'è stata la crisi… ma forse non solo quella. Durante il primo mitico anno 2006 con i famosi cinque direttori artistici (Maria Teresa Cavina, Piera Detassis, Gianluca Giannelli, Giorgio Gosetti e Mario Sesti) e il budget stellare, si inaugurò la Giuria Popolare presieduta da Ettore Scola. Pareva una bella idea. Così schiacciati dal complesso di inferiorità verso il cinema d'autore quei simpatici membri della nostra società civile, che fu premiato l'anonimo Izobrazhaya Zhertvu (Playing the Victim) di Kirill Serebrennikov, poi protagonista nel 2008 a Locarno e in Concorso nel 2012 a Venezia.

 Gli spettatori, ora, assegneranno tutti i premi dell'edizione 2014 senza più una selezione della giuria popolare e un nume tutelare come Scola a fare da simpatico capoclasse. Un passo indietro non solo rispetto alla più che discutibile vittoria di Tir del 2013 (ignorato bellamente ai David di Donatello 2014) ma soprattutto il risultato della terribile gaffe dello scorso anno legata al tripudio per il film dei Manetti Bros Song'e Napule incredibilmente escluso da un Concorso dove c'era un pulp napoletano mille volte più stolido e meno originale come Take Five di Lombardi.

Largo quindi a Cinema d'Oggi (ex Concorso di fatto), Gala (vetrina più pop), Mondo Genere (perché? In Gala o Cinema d'Oggi non ci saranno film di genere?) e Prospettive Italia. Il sistema di voto? Ogni sezione avrà il suo vincitore scelto appositamente dal pubblico. Si prevede un casino pazzesco alle uscite dei film e chissà che non venga fuori qualche polemica legata a masse di pubblico appositamente scelte dai produttori.

L'Italia avrà ben due premi (fiction e documentario) extra competizione internazionale. Non è una scelta eccessivamente “piccola” per una cinematografia reduce da un ultimo anno di premi internazionali a dir poco trionfale con Leone d'Oro a Venezia 2013 per Sacro Gra, Marco Aurelio d'Oro 2013 per Tir (forse non dovevamo ricordarlo), l'Oscar per La grande bellezza e il recente secondo premio più importante del Festival di Cannes 2014 per Le meraviglie della Rohrwacher? Perché premiarci internamente quando bastava la competizione con gli altri film?

Enigmi nell'oscurità, direbbe forse il mago Gandalf. Ma una cosa è certa: la linea di Marco Müller ha perso. E per l'edizione 2015 ci sarà probabilmente bisogno di un nuovo Direttore Artistico.

Qualche nome?