Edward Norton è la cosa migliore di Birdman.

Il suo attore narciso e manipolatore ruba la scena a tutti ogni volta che irrompe nei piani sequenza di Inarritu. Il due volte candidato all’Oscar, maestro del bipolarismo già dai tempi di Schegge di paura (1996) riesce ad essere semplicemente imprendibile lungo tutti i minuti di Birdman. Arriverà probabilmente la terza candidatura Oscar nel 2015. E forse la prima meritata statuetta. Ecco il nostro incontro con lui.

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Da dove nasce il personaggio di Mike Shiner. Solo dalla sceneggiatura?

No. Anche da Alejandro.

Davvero?

Sì. Dalla sceneggiatura e da Alejandro. Da tanti punti di vista la persona che più mi ha ispirato per la creazione di Mike è proprio Alejandro. Ho indossato la sua giacca e la sua sciarpa per larga parte della lavorazione e molte delle cose  sprezzanti che Shiner dice dei film hollywoodiani… sono proprio cose dette da Alejandro. Shiner è il suo doppio. Poi mi sono ispirato un attore di teatro leggermente più grande di me che nell’ambiente è una sorta di mito. Io l’ho conosciuto ma soprattutto ho sentito le storie più incredibili su di lui. Lui mi è entrato molto in testa sicuramente.

Chi è?

Non te lo posso dire.

Come era?

Era un beone molto mascolino e c’erano tante storie su di lui su come fosse… intrattabile e facesse cose assurde sul palcoscenico. Era un genio. Qualcuno con il quale noi siamo tutti cresciuti osservandolo recitare.

Noi chi?

Io, Philip Seymour Hoffman e Liev Schrieber. Tutti i ragazzi che sono cresciuti come noi nel teatro newyorchese. Tutti lo conoscevano.

Cosa pensi della differenza tra popolarità e prestigio?

La popolarità è più effimera e non conveniente per la vita normale. La cosa che mi fa più ridere della battuta del film (“La popolarità è la cugina zoccola del prestigio”, N.d.R.) è che viene detta dal mio Mike, un attore che vorrebbe contemporaneamente essere popolare e ricco di prestigio. Molto ironico.

Quando accettasti Hulk avevi paura di diventare troppo popolare?

Ero nervoso per quella scelta. Quell’aspetto mi metteva a disagio. Ma amavo così tanto il fumetto che non potei rifiutarmi. Provammo a fare qualcosa di più dark rispetto alle aspettative dello studio. C’era qualcosa di mitico nelle storie di Hulk e poi non avevo mai fatto un film così pop. Volevo provare l’esperienza. Accaddero alcune cose buffe perché erano i primi anni delle uscite globali dei grandi blockbuster e io feci l’errore di pensare: “Ora che è uscito in America prendo la mia Birdmanfidanzata e vado a farmi una vacanza di un mese in Italia per rilassarmi un po’”. Errore madornale. C’era la pubblicità ovunque appena atterrato. Penso… a Milano. Un carabiniere stava controllando i passaporti senza molto entusiasmo e poi improvvisamente, senza nemmeno alzare gli occhi su di me, fa: “Lei è L’incredibile Hulco”? E io no: “Oh nooooo”. Ancora ridiamo quando veniamo in Italia ricordando quel carabiniere.

Come mai le donne attrici del film sembrano meno fragili degli uomini attori?

C’è una massima di un famoso scrittore americano che fa: “Se gratti via la superficie di un attore… troverai un’attrice”. Michael e io probabilmente siamo le attrici e Naomi e Andrea recitano il ruolo degli attori. Stavo vedendo il film alle Hawaii qualche giorno fa e adoro la battuta di Naomi Watts quando dice: “Ma perché devo avere così poco rispetto per me stessa?” e Andrea Riseborough le risponde: “Perché sei un attrice tesoro”. Grande battuta. Conosco anche qualche attore umile e con i piedi per terra. L’egoismo lo puoi trovare anche nei chirurghi e negli avvocati. Gli attori ok… sono i campioni della categoria, ma l’ego lo puoi trovare ovunque. E’ una delle cose che mi  piace di più del film. Ognuno è capace di perdere la prospettiva di sé.

Tu che prospettiva di te hai?

Cerco un equilibrio. Anche il Dalai Lama a volte parla del suo ego. Se lo fa lui… siamo fottuti ragazzi! La voce nella testa è universale. Ognuno di noi guarda allo specchio e parla con se stesso. E’ universale. Va accettato.

Hai una voce interna?

E’ una voce esausta che ogni tanto dice: “Basta. Voglio riposarmi”.

Ti interessano i social media?

No. Non sono la persona giusta per commentare i social media. Non li conosco bene. E poi sono in continuazione evoluzione. Imprendibili. Ma penso che sia la stessa rivoluzione sociale che accadde ai tempi dell’invenzione della stampa.

Non pensi che le web star stiano uccidendo le star del cinema?

Può essere. La tecnologia cambia il nostro modo di essere, di percepire e di vivere.

Ci manchi. Perché lavori così poco?

Grazie. Non lo so… ho fatto due film quest’anno, dai. Ci sono registi con cui amo lavorare come Wes Anderson e Alejandro… non lo so, forse voglio mantenere alta la media con delle scelte calibrate. Ho lavorato tanto in passato quindi è possibile che ora la scelta sia più attenta. I registi ormai devono essere unici e interessanti. E poi probabilmente c’è il fatto che devo aver perso interesse nel fare OGNI tipo di film. Deve essere così. Ne ho fatti in passato anche solo per la curiosità di vedere com’era lavorare in un certo tipo di produzione. Sono impegnato in altre cose per cui… forse mi sono leggermente eclissato. Non è una priorità enorme adesso. Non penso che lavorare di più mi possa rendere un attore migliore. Anzi… l’assenza dalle scene mi potrebbe aiutare ad incrementare la potenza espressiva nello sviluppare dei personaggi.

Un film da regista?

Ci stiamo provando. Non è facile. E’ come Otto e mezzo di Fellini. Il lavoro è essenzialmente quello di trovare i soldi.

Ti sei portato il personaggio di Mike anche fuori dal set?

Non sono mai stato per il Metodo. Un personaggio è come un cappotto che devi appendere alla porta prima di andare a dormire una volta che hai finito il lavoro. Non sono mai stato un attore da Metodo, nemmeno per i ruoli più intensi.

Qual è l’ultimo film di supereroi che hai visto al cinema?

Mmm… mamma mia… ci devo pensare. Mi piacerebbe vedere I guardiani della Galassia. Sai com’è?

Fantastico.

Davvero? Bene, bene. Il mio film preferito dai fumetti è Matrix. Ancora oggi insuperabile. L’ultimo visto… è Iron Man 3. Divertente.