Max Irons, figlio d’arte, sta emergendo prepotentemente non grazie ai natali illustri (è figlio del Premio Oscar Jeremy Irons, N.d.R.) quanto piuttosto per una serie di scelte di film pop che, tra alti e bassi del box office, lo stanno trasformando nel bel divo per cui fare il tifo. Dai due flop Cappuccetto rosso sangue (2011) e The Host (2013), Max è atterrato dentro Posh. E’ uno degli altolocati protagonisti del film.

Ecco il nostro incontro con lui in occasione della visita romana del cast (qui l’intervista a Sam Claflin, qui l’intervista a Douglas Booth)

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Cosa pensi del tuo personaggio Miles Richards? 
Io non giudico mai da attore i miei personaggi. Dobbiamo cogliere le opportunità e far vedere quello che una vita come questa può offrire. Niente di più, niente di meno. Appartenere a un club così esclusivo galvanizza il mio Max. Questa è la natura umana. Lui vorrebbe partecipare al circolo ristretto e a un certo punto sceglie di farlo.

Tu vorresti entrare in un club così?
Assolutamente no.

In Inghilterra chi li frequenta?
La classe politica li conosce molto bene. I politici mantengono nei confronti di questi club un atteggiamento molto astuto. Lo sai e non lo sai se vi hanno mai fatto parte attivamente. E sono sempre molto bravi, quando lo devono ammettere, a precisare: “Ma è roba del passato ormai!”. Io non capisco perché il giornalismo tabloid in Inghilterra è così aggressivo solo con le celebrità dello spettacolo e dello sport. A me piacerebbe sapere cosa facevano i nostri politici quando frequentavano questi club da ragazzini.

Hai visto la pièce teatrale da cui è tratto il film?
No. Il mio personaggio nella pièce era interpretato da Kit Harington (Jon Snow de Il Trono di Spade, N.d.R.) per cui sono contento di non averlo visto a teatro… perché lui è bravissimo attore e quindi mi sarei spaventato. Laura Wade (autrice della pièce e sceneggiatrice del film, N.d.R.) ha tracciato i personaggi in maniera precisa e attenta fornendo una profonda descrizione del loro background. E’ stato quindi per me importante non vedere lo show a teatro. Mi sarei distratto e non sarebbe stato sano.

Papà Jeremy ha visto il film?
Sta lavorando e non l’ha visto. Fa il tifo per me ed è molto concentrato sulla mia carriera. Ma spero che non venga alla prima del film… altrimenti sarebbe un incubo.

Tu che scuole hai fatto?
Ho studiato in scuole private ma i miei genitori non mi hanno mai fatto sentire un privilegiato per questo. Se avessi incontrato qualcuno come questi personaggi… non avrei mai voluto avere niente a che fare con uno così.

Di questo bagno di folla romano che ne dici?
Il fatto che #PoshCastInItaly sia diventato un trending topic? Io non so cosa sia un trending topic! Non seguo twitter. Presumo sia una cosa positiva. Ieri sono quasi svenuto quando ho visto la folla che ci attendeva a San Giovanni. Sono felice perché penso che questo film abbia una sostanza diversa rispetto ai consueti prodotti per un pubblico giovane. Non è il classico film di supereroi. Affronta un argomento importante tra cui le diseguaglianze della nostra società.

Tu vivi di eccessi?
Non vivo di eccessi. Decisamente no. In Inghilterra c’è questa usanza folle presso i più giovani di distruggere l’ambiente in cui si trovano senza mai pagarne le conseguenze.  Il film punta i riflettori verso chi glorifica l’eccesso e poi fa quello che vuole.

Quando hai cominciato a recitare i tuoi genitori come hanno reagito?
Mio padre mi ha subito detto: “Non guardarmi come un punto di riferimento”. E poi mi hanno avvertito a non pensare che fosse una cosa facile. Mi hanno avvertito dell’instabilità e del pericolo collegato al mestiere. Ma mi hanno anche detto che quando una giornata in questo lavoro va bene… ti senti veramente al settimo cielo.

Nel film la parte centrale è affidata al tuo conflitto con il personaggio di Sam Claflin. Sul set hanno provato a mettervi uno contro l’altro?
Non mi piacciono questi trucchetti cinematografici. Mi è capitata una cosa del genere sul set di Cappuccetto Rosso Sangue e non ho buoni ricordi. Il set era un luogo potenzialmente pericoloso perché eravamo tutti maschi in cerca di emergere ma non ho mai avuto la tentazione, o il suggerimento, di creare un clima di tensione con Sam. Non siamo mai stati messi l’uno contro l’altro. Anzi… l’atmosfera è sempre stata piuttosto amabile.

Come ti poni nei confronti del classismo? E’ ancora così presente in Inghilterra?
Le classi sono ancora molto presenti in Inghilterra. Alcuni odiano questo concetto, altri lo capiscono, altri lo promuovono. L’ineguaglianza economica è qualcosa di presente e per me intollerabile. Mi auguro che in futuro qualcuno possa cambiare questo status quo anche se ho paura che sia troppo tardi. Io ho paura che le corporazioni abbiamo già deciso tutto. Io vivo in un quartiere di Londra dove le case costano moltissimo ed è pieno di barboni che non hanno cibo per mangiare. Lo trovo intollerabile.

Le tue passioni quali sono?
Mi fa impazzire la musica “bluegrass” (a questo punto gli abbiamo consigliato di vedere al più presto Alabama Monroe, scrivendogli su un pezzo di carta il titolo originale The Broken Circle Breakdown; sembrava molto interessato e ha preso il foglietto, N.d.R.). Mi piace il rock e la musica classica. Stanley Kubrick è il mio regista preferito. Ultimamente leggo molto il teatro di Harold Pinter.

Se hai visto La grande bellezza di Paolo Sorrentino, ci dici che ne pensi?
Leggermente autoindulgente. E anche un po’ troppo lungo per i miei gusti.