Sam Claflin è in Posh è Alistair Ryle, uno dei membri del famigerato Riot Club. Forse il più duro, machiavellico e disperato. Per l’attore ventottenne inglese è un momento magico dopo Biancaneve e il cacciatore, Le origini del male e l’ingresso nel franchise Hunger Games nei panni di Finnick Odair.

Ecco il nostro incontro con lui in occasione della visita romana del cast (qui l’intervista a Douglas Booth, qui l’intervista a Max Irons)

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Cosa pensi del tema del film?
Lo stile di vita di eccessi può piacere. Le persone vorrebbero poterlo fare. “Tu vorresti essere me. Tu mi ami” dice il mio personaggio a membri delle classi inferiori.

Te l’aspettavi questo bagno di folla romano con 3000 fan a festeggiarvi ieri?
No! Non mi sento affatto di essere popolare. A Roma ieri l’esperienza ci ha fatto piacere ed eravamo tutti e tre estremamente sorpresi. Francamente non ci era mai capitato. C’è una grande differenza tra questo film e la saga di Hunger Games! Con questo film ho cercato di esplorare una strada diversa. Qualcosa di più vero, viscerale e nero. E’ per questo che non pensavo di trovare tutta quella folla ieri. Potrei dire che avevo promesso a tutte quelle persone una vacanza gratuita ma non sarebbe vero. #PoshCastInItaly è diventato un trending topic? Non ho la minima idea del perché… forse ci hanno scambiato per i One Direction! I fan qui sono molto passionali e grati. Il minimo che uno possa fare è venire in una città così bella come Roma e ringraziarli uno ad uno. E’ un’esperienza che ti fa sentire veramente umile.

Conosci un po’ di italiano?
E’ un linguaggio musicale e bellissimo. Ma non capisco quasi niente. So dire “Mi piace” e “Grazie”.

Eri già stato in Italia?
E’ la seconda volta che vengo. La prima volta avevo visto Milano per un servizio di moda. Tornerò molto presto nella capitale per il Festival di Roma.

Come descriveresti il tuo Alistair?
Rabbioso. Era importante che Alistair piacesse un po’ al pubblico. Il fratello era il numero 1 del Riot Club e lui è pieno di rabbia per questo. Non è un animale sociale e non vuole avere una relazione. Nella pièce lo trovavi già pronto al male. Nel film facciamo vedere come arriva a fare quello che fa. Lo trovo quasi una vittima dei suoi stessi privilegi.

Dove sei andato a prendere Alistair? Amici, personaggi celebri?
Ho cercato di creare un personaggio del tutto originale. Alistair è a se stante. Ho visto qualche politico inglese per l’accento. Poi mi sono solo rifatto alla sceneggiatura. E’ un personaggio molto ricco e soprattutto è un osservatore. Anch’io lo sono… e quindi penso di essermi rifatto a me stesso.

Dicci qualcosa di quel sorriso finale. Dove l’hai trovato?
Appartiene ad Alistair. E’ tutto suo. Mi è venuto naturale perché è il sorriso di chi pensa: “E’ fatta”. E può finalmente rilassarsi.

Ti ritieni una star?
No. Non posso ritenermi la ragione per cui uno spettatore va a vedere un film. Ho preso buone decisioni negli ultimi dieci anni ma questo non fa di me una star. Mi ritengo solo fortunato.