Due settimane fa, avevamo parlato delle trattative in corso fra Joseph Gordon-Levitt, Oliver Stone e il suo partner produttivo Mortiz Borman per portare la star di 500 Giorni Insieme e Il Cavaliere Oscuro – Il Ritorno nel cast del biopic sull’ ex tecnico della Central Intelligence Agency (CIA) Edward Snowden.

Deadline ora conferma tutto specificando che a partire da questo venerdì, Stone e Borman mostreranno lo script a un ristretto numero di studi cinematografici per ottenere supporto produttivo: dato l’argomento, è facile prevedere che non il film faticherà molto a trovare “una casa”. I due avevano già raggiunto un accordo col legale russo di Snowden, Anatoly Kucherena, e avevano anche acquistato i diritti di sfruttamento di The Snowden Files: The Inside Story Of The World’s Most Wanted Man, libro pubblicato dal giornalista del Guardian Luke Harding.

Le riprese della pellicola partiranno a gennaio a Monaco.

Snowden (via Wikipedia):

Ex tecnico della Central Intelligence Agency (CIA) e fino al 10 giugno 2013 collaboratore della Booz Allen Hamilton (azienda di tecnologia informatica consulente della NSA, la National Security Agency), è noto per aver rivelato pubblicamente dettagli di diversi programmi di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico, fino ad allora tenuti segreti. Attraverso la collaborazione con Glenn Greenwald, giornalista del The Guardian che ha pubblicato una serie di denunce sulla base di sue rivelazioni avvenute nel giugno 2013, Snowden ha rivelato diverse informazioni su programmi di intelligence secretati, tra cui il programma di intercettazione telefonica tra Stati Uniti ed Unione europea riguardante i metadati delle comunicazioni, il PRISM, Tempora e programmi di sorveglianza Internet.

Snowden ha affermato che le rivelazioni costituiscono uno sforzo “per informare il pubblico su ciò che viene fatto in loro nome e quello che è fatto contro di loro”.[2] Le rivelazioni di Snowden riguardano alcune fra le violazioni più significative della storia della NSA. Matthew M. Aid, uno storico di intelligence di Washington, ha affermato che le sue rivelazioni hanno “confermato i sospetti di lunga data che la sorveglianza della NSA negli Stati Uniti è più invasiva di quanto pensavamo”.