BadTaste.it visita il set di Exodus: Dei e Re in esclusiva italiana.

Ecco tutti i nostri articoli:

 

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Salve sono Janty Yates e sono la costumista di Exodus. Ho già avuto la fortuna di lavorare con Ridley Scott svariate volte in precedenza. Tra le altre cose abbiamo collaborato anche a un film che forse vi sarà capitato di vedere intitolato Il Gladiatore. Questa è una pellicola dalla natura abbastanza simile, è alquanto epica.

Dopo la battuta sul pudding fatta quando ci siamo imbattuti in lei nella zona ristoro all’esterno del set, sono queste le prime parole che la costumista Janty Yates rivolge a noi giornalisti che, per quest’intervista e le successive, ci siamo seduti sugli scalini d’ingresso all’imponente palazzo di Ramses.

 

E anche piuttosto imponente, anche più spettacolare specie per quanto riguarda l’impianto scenografico. Per lo meno questo è quello che ci ha detto anche Arthur Max prima.

Dunque per me si è trattato di un lavoro abbastanza simile nel senso che per Il Gladiatore avevamo qualcosa come 3000 comparse impiegate per otto, dieci settimane. Avete presente le scene col piccolo Colosseo dove Russell effettua il suo primo scontro? In Marocco dovevamo usare ogni giorno dalle duemila alle tremila persone. Questa volta la cifra si aggira intorno ai cinquecento individui, massimo seicento comparse. Dai tempi in cui è stato girato Il Gladiatore, e a conti fatti parliamo del 1999, non di decenni fa, il computer ha fatto passi da gigante venendoci incontro in tal senso. Quindi, come potete constatare semplicemente guardandovi intorno, la portata del film è davvero gigantesca, tutto è imponente e massivo. Ma noi del reparto costumi abbiamo dovuto vestire un quantitativo nettamente inferiore di persone. Le quantità sono inferiori anche se abbiamo comunque dovuto vestire 500 soldati egiziani e 500 ittiti; abbiamo comunque duecento cavalieri e cento, duecento arcieri, i vari comandanti. Le armate sono in ogni caso una massa considerevole d’individui anche se non si arriva ai numeri del Gladiatore. Ma la computer grafica ha effettivamente ridotto la mole del nostro lavoro. Non dobbiamo più alzarci alle due di notte per cominciare a lavorare.

Possiamo dormire addiruttura fino alle quattro!

Dal tuo punto di vista è difficile creare dei costumi che possono affondare le radici nella storia, ma che, allo stesso tempo, riescono ad avere l’impronta artistica di chi li ha ideati?

Oh santo cielo, bella domanda. Il 3000 Avanti Cristo è un periodo ben documentato da un certo punto di vista. Basti pensare che le Piramidi ci permettono di ammirare dipinti sulle loro pareti delle versioni, ovviamente bidimensionali, delle persone che vivevano in Egitto al tempo, così come i loro indumenti. Per me, da un punto di vista artistico, si tratta di una cosa sensazionale perché mi ha dato modo di “toccare” i exodus costume 3
tessuti dell’epoca. Poi volendo puoi andare a passeggiare al British Museum o al Pitt Rivers Museum e puoi osservare concretamente la maniera in cui drappeggiavano o pieghettavano i vestiti. Con i nostri studi di preparazione, abbiamo letteralmente fatto le pulci al periodo storico cui fa riferimento Exodus, ma poi li abbiamo ritoccati.

Un pochino.

In che senso, in che maniera avete effettuato questi “ritocchi” che hanno deviato dal mero fatto e dato storico?

Ad esempio, se guardiamo i bassorilievi, i geroglifici, vediamo che molto spesso le donne sono a seno scoperto, mentre gli uomini hanno questi indumenti molto attillati sul busto e sui fianchi. Io e Ridley abbiamo pensato che delle forme più analoghe ai kilt visti nel Gladiatore o nelle Crociate – che sfiorano il ginocchio – avrebbero dato un’impressione più accentuata di mascolinità. Non so se avete già avuto modo di avvistare Joel (Edgerton, ndr.) sul set. Ma anche se il suo costume è interamente dorato, trasmette una sensazione di potere.

Poi c’è stata la questione degli Ittiti. Qua intorno è pieno di stunt e comparse a cavallo che indossano questi costumi con scaglie lamellari. Suppongo concorderete con me che alla vista non si percepisce il fatto che in realtà non sono fatte di metallo, ma di materiale plastico. Ebbene, sia gli egiziani che gli ittiti portavano armature del genere e se ci fossimo attenuti al dato storico poi nessuno, guardando il film, riuscirebbe poi a capire chi sta combattendo con chi. Quindi per gli Ittiti ci siamo ispirati più a uno stile Mongolo, con vaghi accenni samurai. Insomma con gli Ittiti ci siamo presi delle libertà narrative. Ai fini della narrazione cinematografica non devono necessariamente essere gli ittiti, ma “il nemico”. Poi ho usato anche le opere di Andrej Rublëv per le armature e gli elmetti degli Ittiti. Certo, l’arte visuale cui ci siamo basati poi è estremamente bidimensionale, quindi non sapevamo con certezza quanto fossero in rilievo tutti i vari elementi che li compongono.

Ma un lato però si vede!

Si, ma cosa accade sull’altro? Tecnicamente non sappiamo neanche quanto, concretamente, siamo andati a “stravolgerli”. Abbiamo dovuto usare un po’ la nostra immaginazione… (passano accanto a noi decine di comparse dai look più variegati, cavalieri, soldati, poi almeno una trentina di persone con una mise più marcatamente “tuareg” che vanno a posizionarsi in cima alle scale sulle quali stavamo seduti, ndr.). Cioè guardate questi ragazzi e queste ragazze, osservate la loro bellezza. La varietà. Forse per quanto riguarda alcuni particolari come le corazze del faraone, ecco magari quelle sono un po’ più “scolpite” di quanto non fossero in realtà… (Passano altre comparse a cavallo, uno nitrisce e a quel punto Janty Jates si rivolge all’animale con ironico tono british, ndr) “Hey, mi scusi, sto facendo un’intervista qua” [risate da parte di tutti i presenti, comparse comprese, ndr.]

Guardate i nubiani che belli. Ridley si è lasciato ispirare dalle tribù delle genti Kau, ben documentate da Leni Riefenstahl. Avevano queste capigliature strane, particolari, con tagli atipici anche nel novero delle tribù africane. Si dipingevano il corpo, si sottoponevano a dei processi di scarificazione (e mentre Janty Jates parla con noi, la metà delle comparse presenti sul set quel giorno passa nell’area dove ci eravamo piazzati per le interviste rendendo ancora più surreale la cosa, ndr.). Ecco, in pratica stanno passando tutti di qua proprio ora.

Vogliono tutti essere intervistati [pessima battuta battuta del sottoscritto]!

E’ ovvio, sono venuti per questo! (Poi rivolta a un cavallo piazzatosi a due metri da noi) Dai, vattene via! Questo è il MIO momento! (Il cavallo ci osserva imperturbabile mentre il suo cavaliere sorride compiaciuto, ndr.). Va bene, puoi restare, ma niente HIIIIIHIIIIIIII! Abbiamo degli stunt double strepitosi. Considerate che ogni singolo attore ne ha uno, e a volte si tratta appunto di stuntman a cavallo. Immaginate i costumi che abbiam fatto semplicemente in relazione allo stunt da girare. A volte ce ne stanno addirittura otto. Va detto che, anche se voi li avete visti oggi sopra le bighe, sia Christian Bale che Joel Edgerton sono dei perfetti cavallerizzi, con una postura sublime.

Quante persone ci sono nel tuo team?

exodus costumiDunque, a Londra ho due grandi sartorie con circa quindici, venti persone. Dovevamo trattare così tanti materiali diversi per dare vita a costumi e accessori, tutto quello che vedete qua intorno a voi. Il gruppo che segue gli attori principali comunque è di circa 12 persone, mentre qua sul set siamo una cinquantina. Più aggiungete anche un centinaio di acconciatori per le capigliature.

Hai detto che hai lavorato con Ridley Scott anche per Il Gladiatore. Come è cambiato il suo approccio al cinema nel tempo e nello specifico come è mutato dal Gladiatore a Exodus?

E’ esattamente lo stesso. E’ sempre incredibilmente brillante, è un vero e proprio visionario, ma sapete, fra Il Gladiatore e Exodus mi è capitato di lavorare ad altri suoi film nel mentre. E’ lo stesso di Hannibal, è lo stesso di…

Quindi la portata spettacolare del film non muta il suo modo di fare cinema.

No, davvero, niente di tutto questo. Ha una forza, un dinamismo, un’energia che, ogni santo giorno che lavoro con lui, mi domando “ma dove trova tutta questo inesauribile vigore!”. E’ un vulcano d’idee visive, ha studiato sette anni alla Royal Academy of Art, è specializzato in scenografia, riesce a girare sempre con almeno cinque macchine da presa in contemporanea, nelle scene di battaglia arriviamo a dieci. Ti sfribra a livello nervoso, ma allestisce ogni scena, prepara ogni set come se si trattasse di un quadro. Da lasciare senza fiato. Lavora sempre con gli attori, li segue durante le prove. Visivamente consegue sempre qualcosa d’impressionante. Come riesce sempre a ottenere uno sfruttamento della luce, della luminosità come se si trattasse di un’opera su tela. Poi qua si lavora col 3D. Quindi, in maniera anche più rigorosa di quanto non accadesse con Il Gladiatore, qua tutto deve essere perfetto nella messa in scena.

Fra tutte le centinaia, migliaia di costumi che hai creato per il film, qual è quello, ammesso che ci sia, che ti soddisfa più di tutti gli altri?

Beh, sì, il mio preferito in assoluto è quello di Ramses che avete visto addosso a Joel Edgerton. Lo so, scusatemi perché sto per lasciarmi andare a un po’ di autocompiacimento, ma ha davvero un notevole quantitativo di “Wow factor!”. E va detto che Joel lo porta davvero bene, è notevole quando lo indossa. Ma mi piace anche il nostro Mosé, per il quale abbiamo adottato uno stile molto, molto sobrio, molto militaresco. Porta delle semplici tuniche quando Rames è eccessivo, pare un albero di Natale! Mosè arriva e pare pensare “Oh, andiamo, ma ti sei visto?”. Ma quando hai la fortuna di lavorare con attori come Christian Bale e Joel Edgerton tutto diventa spettacolare. Entrambi hanno subito adorato il concept dei e per i personaggi che Ridley e io avevamo elaborato. Joel poi si è molto affezionato al suo, ci teneva molto ad indossare quello dorato, di cui ha imparato a memoria tutti i vari pezzi che lo compongono. “Fatemi indossare quello dorato e mi raccomando che sia il pezzo n°27!”. Tutto il processo è diventato alquanto divertente.

Ma ce n’è anche un altro che adoro letteralmente ed è quello di Sigourney Weaver, questa madre che ama davvero suo figlio, ma che vuole dominare sul mondo intero. Mi sono davvero divertita col suo costume, poi lei è una donna ancora così incredibilmente sexy, la sua acconciatura è spettacolare, il palazzo dove risiede estremamente signorile, adornato con tutti i crismi. Adesso ci troviamo in un ambiente molto più “umile” in cui è difficile essere regali con tutta questa sabbia che svolazza.

Puoi parlarci della routine di lavoro quotidiana del tuo dipartimento? A che ora iniziate a lavorare ogni giorno?

E’ un processo lungo, di elaborazione continua del concept. Tieni conto che abbiamo ancora una decina di attori da scritturare. Per cui non smettiamo mai di lavorare fondamentalmente. Si parte alle sette di mattina coi costumi, poi si va in laboratorio a lavorare a tutti gli aspetti collegati, ad esempio, al look delle comparse civili, dalle loro acconciature ai particolari di ciò che indossano. Poi ogni volta, un personaggio come quello exodus costume 4interpretato da Joel Edgerton ha qualcosa come 38, 40 cambi di costume. In pratica non indossa mai due volte lo stesso costume. Ogni giorno Aaron Paul è in una scena differente per cui devo stabilire come dovrà andare sul set. E questo discorso è estendibile a tutti gli attori che, a seconda dei giorni e delle scene che Ridley vuole girare, sono calati in un contesto differente che, ovviamente, richiede un look sempre nuovo. Ogni giorno devi far si che l’attore sia felice e si senta a suo agio e poi sottoporre tutto a Ridley per avere la sicurezza che possano funzionare una volta inquadrati dalle macchine da presa, assisterli durante le riprese e stare attenti che non accada niente agli abiti in questi lassi di tempo. Più qualche centinaio di comparse ovviamente. “In viaggio con Ridley”. Ormai siamo abituati a riferirci così a tutto ciò.

E’ difficile conferire agli abiti questo aspetto vecchio, logoro, usato? Di recente mi è capitato di vedere un film fantasy con ambientazione pseudo medievale ed era tutto così poco credibile, erano tutti lindi e pinti, come appena presi dalla lavanderia…

Nuovi, troppo nuovi.

Sì, esatto. Qua se mi guardo intorno ad osservare le comparse mi viene da pensare “ma hanno rubato i vestiti da un museo egizio?”

Beh, se ci pensi in un certo senso quando queste persone andavano in giro vestite così, con tutti i limiti del caso, erano vestiti “nuovi”. Però chiaramente ho capito quello che intendi e ti posso dire che Ridley ama impiegare dei costumi con un’aria “usata”, “vecchia”. Ci sono ovviamente delle esigenze di ripresa per questo e va anche detto che, ad esempio, altri ambienti, come quello del palazzo reale, sono molto più luminosi, puliti, freschi e pieni di colore. Eppure non sono in toto così “nuovi”. Per i costumi avevamo dei team appositi col compito di sottoporre a procedimenti d’invecchiamento gli abiti. E Ridley ha un occhio estremamente clinico per cose come questa. “No, così sembra scappato fuori dall’Aida, questo pare preso da un’opera di Gilbert e Sullivan”.

(Un’altra interminabile sfilata di comparse passa in rassegna davanti ai nostri occhi)

Sono gli schiavi ebrei che tornano nel ghetto dopo l’ennesima, estenuante giornata al campo di lavoro. Li rivedrete anche durante l’esodo vero e proprio quando Mosé li condurrà fuori dall’Egitto.

Oh, ecco, l’uomo in persona! Mr. Gold! Santo cielo lo adoro letteralmente quando lo vedo con quel bel costume dorato addosso!

E, a questo punto, Janty Yates ci saluta e lascia la parola a Joel Edgerton.

Ma voi le ascolterete prossimamente.

 

Exodus: Gods and Kings sarà nei cinema statunitensi il 12 dicembre 2014. In Italia arriverà il 15 gennaio. Nel cast: Christian Bale, Ben Kingsley, Joel Edgeron, Sigourney Weaver e Aaron Paul.