Sono circa 40 minuti quelli impiegati da Dylan Dog – Vittima degli eventi per mettere e levare l’indagatore dell’incubo nel suo primo mistero romano. Claudio Di Biagio e Luca Vecchi hanno infatti realizzato con circa 20.000 euro raccolti tramite crowdfunding un fan movie di Dylan Dog ovvero un prodotto no-profit (altrimenti non potrebbero usare nomi e caratteristiche fondamentali del personaggio).
La sua prima proiezione ufficiale è il 24 ottobre alle 18.00 al Festival di Roma nella sezione Wired Next Cinema, noi abbiamo però potuto partecipare ad un’anteprima speciale organizzata dagli autori per raccontarvi com’è questo fan movie che tra poco sarà disponibile online sul canale di TheJackaL (anch’essi partner dell’impresa).

Da qui in poi raccontiamo il tono del film e molto sommariamente la storia, senza svelare il finale. Non ci sono SPOILER particolari ma se non volete sapere nemmeno la sinossi è meglio smettere di leggere.

Luca Vecchi e Claudio Di Biagio hanno realizzato un fan movie che è al tempo stesso fedele e non fedele. Hanno replicato tutta la parte scenografica con grandissima cura, dalla porta allo studio di Dylan, da M.me Trelkowski fino alle interazioni tra Groucho e Dylan e via dicendo (ci sono anche un altro paio di personaggi della serie che non vi anticipiamo, anch’essi resi molto bene) ma hanno deciso di non essere eccessivamente attaccati al fumetto, anche perchè la storia si svolge a Roma. “Riportare il vero Dylan sarebbe stato anacronistico e in un certo senso anche sbagliato” ha spiegato Luca Vecchi che il film l’ha scritto. Benchè non vi siano accenni al passato dell’indagatore l’idea nella testa degli autori è che si tratti di un poliziotto che ha mollato il corpo dopo i fatti del G8 di Genova e che abbia cominciato ad indagare la parte occulta di Roma. Questo si rispecchia subito nella trama del fan-movie che si appoggia sulle leggende di Roma: “L’idea è di mettere Dylan Dog a contatto con le leggende romane”.
Anche Groucho (interpretato dallo stesso Luca Vecchi con somiglianza impressionante) ha un background che non vediamo nel film ma che nella testa degli autori è quello di un attore fallito, mai entrato all’accademia Silvio D’Amico e chiuso nel personaggio di uno dei fratelli Marx.

La trama di Vittima degli eventi è il più classico dei “casi” e in questo senso non si allontana dalla struttura base del giallo, senza nulla di originale. Una ragazza ha una visione all’inizio del film e si rivolge a Dylan Dog, il quale cerca di capirne il senso e non trovandolo utilizza una droga (“Lo so che Dylan Dog nel fumetto non l’ha mai fatto, è una delle concessioni che ci siamo presi” spiega sempre Luca Vecchi) per accedere ad una forma di conoscenza superiore e in questa maniera capisce la pista giusta da seguire.
In più rispetto a questo c’è il fatto che Dylan Dog abbia un fortissimo problema con se stesso e il proprio lavoro. Non solo c’è una questione economica ma il fatto che non lavori ormai da mesi ne ha minato la fiducia in se stesso e nelle proprie capacità (anche per questo ricorre alla droga). Si tratta di un dettaglio reso attraverso dialoghi interiori che hanno anche il pregio di donare al fan film una sporcatura (leggera eh!) da noir. Un altro elemento dissonante rispetto al fumetto ma che pare azzeccatissimo per una trasposizione audiovisiva e per avere un buon conflitto da portare avanti nella stagione.
In chiusura Vecchi e Di Biagio si sono permessi anche un cliffhanger che introduce un possibile secondo episodio.

Lo spirito della serie, si capisce, è quindi vicino ai Ghostbusters (è chiaro che da quel momento parte un’invasione di misteri a Roma, come se spettri e leggende riprendessero vita tutti insieme stimolati da qualcosa) e dall’altra parte alla serie Sherlock per la BBC (ma senza fondarsi su dialoghi sofisticati), un po’ giallo classico, un po’ spettacolo moderno.
Claudio Di Biagio, che del fan film è il regista, appartiene alla schiera degli appassionati di Dylan e si nota nella grandissima quantità di riferimenti: “Ho inserito proprio degli shot, delle immagini che richiamano copertine di albi o momenti particolari, sono citazioni per veri maniaci” ma anche dalla confidenza che ha con il personaggio che gli consente di scherzare sui suoi luoghi comuni (come lo strumento suonato).

Se Dylan Dog “funzioni” o meno sta ai fan e agli spettatori comuni dirlo (l’impresa sta nel fatto che deve piacere a tutti per essere davvero efficace ma contemporaneamente non scontentare i fan) di certo la realizzazione tecnica è impeccabile, superiore alla maggior parte dei prodotti italiani indipendenti, che ha la sua punta di diamante nella fotografia di Matteo Bruno. Molto del film si svolge di notte e solo una scena è in pieno giorno, il resto è illuminato come un eterno tramonto, con una luce gialla che entra in orizzontale come il sole di Roma nei tramonti invernali e che dà alle scene un tono irreale e concreto, come una madeleine di qualcosa che non è mai successo.

 

https://www.youtube.com/watch?v=OO-p-aqJv3Y