Laura Luchetti si era già distinta con il suo primo lungometraggio Febbre da fieno (2010), dolcissima variazione dell’ormai esangue (all’epoca) filone giovanilista aperto dal successone di Ho voglia di te (2007). Quella era una fiaba moderna ambientata a Roma… con colpo di scena sinceramente sorprendente. Fu una bella novità.

Ora questa originale regista, non imparentata con Daniele Luchetti ma svezzata in Inghilterra come assistente personale del compianto Anthony Minghella, è pronta a stupirci ancora. In questi giorni si stanno effettuando infatti le riprese di Bagni, cortometraggio in stop motion ambientato in un bagno pubblico con protagonista una vecchia sognatrice. Questo è il resoconto dell’incontro di BadTaste.it con Laura sul set romano del suo buffo cortometraggio.

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Chi è la protagonista del tuo corto?

La custode dei bagni Lea. Donna bisbetica ma generosa dal sedere semovibile molto cubano.

E cosa fa Lea?

Volevo raccontare una storia nata da una mia lunga attesa davanti ai bagni di Villa Celimontana a Roma. Stavo aspettando di andare in bagno e mi metto ad osservare questa signora che racconta a un avventore come dopo tanti anni lei fosse riuscita a comprare il computer al figlio… e una casa per se stessa. Mentre parlava, io mi metto a fantasticare sul piattino di monetine che tutti conosciamo e che si trovava accanto alla signora. Mi sono chiesta: quante monetine sono state necessarie per permetterle di realizzare quei sogni? Piano piano allora ho deciso di scrivere questa storia piccolissima dove ogni suono di monetina che cade nel piattino scatena i sogni della mia protagonista.

Ci puoi raccontare un’azione specifica di Lea nel corto?

Andrà a comprare la pizza in una panetteria gestita da un omaccione di nome Alfred. Metterà tutte le sue monetine lì e capirà che “sogni” potrà comprare. L’azione è soprattutto quella legata al sogno di Lea che scatta a ogni rumore di monetina che cade nel piatto.

Che sogni ha Lea… a parte la pizza?

Tipicamente femminili. Andare a Parigi, comprare una pelliccia, visitare i Caraibi. La sua vita è scandita da rumori di sciacquoni, bambini che scappano via lasciando tutto sporco e il lancio delle monetine.

Perché hai deciso di realizzarlo in stop motion?

Ho pensato: questa è la storia di un sogno…. lo voglio fare in animazione a passo uno!

Come è andata la produzione?

A giugno 2014 abbiamo progettato Lea in plastilina realizzando i primi prototipi. Poi abbiamo usato materiali misti e ora abbiamo la Lea definitiva in ferro, alluminio, plastilina e ovviamente stoffa. I creatori dei nostri “attori” sono Lulù Cancrini e Marco Varriale del duo Moonchausen. Le scenografie sono opera di Claudia Brugnaletti e Ilaria Nomato, il montaggio di Consuelo Catucci, le musiche di Francesco Cerasi, la fotografia di Beppe Gallo e i costumi di Mariano Tufano. L’ho prodotto con la mia società Donkadillo. Posso dire di avere nel mio prestigioso cast tecnico nominati ai David di Donatello (Catucci per il montaggio di Vallanzasca, N.d.R.)… e addirittura dei vincitori (Tufano vinse il David nel 2007 per i costumi di Nuovomondo, N.d.R.).

Che tipo di passo uno vuoi ottenere?

Voglio che si veda il trucco. Sarà tutto molto artigianale.

Cosa stai imparando qualcosa da questa nuova esperienza?

La pazienza. Ci vuole una pazienza incredibile quando lavori a passo uno e per me è terapeutico perché sono un’ansiosa.

Dunque è la tua prima volta?

Sì… e infatti lo affronto con molta umiltà perché non è un mondo che conosco. Mi sono avvicinata con passo umile… posso dire proprio a passo uno! Mi piace tantissimo. E’ un esperimento. Ma io sono impazzita di gioia perché mi sorprende ogni giorno la capacità espressiva di Lea. Le cambia l’espressione muovendo impercettibilmente anche solo le sopracciglia.

Ricorda vagamente lo stile di Caballero e Carmencita, il mitico carosello di Armando Testa degli anni ’60. E’ stato un modello?

Sì!

Budget e piano di lavorazione?

Il Ministero grazie al cielo ci dà qualcosa perché il progetto li ha convinti. Sono 48 mila euro per girare tra i quattro e cinque minuti. Gireremo tra le quattro o le cinque settimane. Il problema… è che io continuo a tormentare i miei bravissimi collaboratori. Oggi ho chiesto un gattino, ieri un autobus. Tutto ciò rallenta il processo produttivo e mi rendo conto che questo è colpa della mia inesperienza.

Lavori con storyboard?

Eseguo una shooting list precisa di tutte le inquadrature. Ma per il resto mi sono molto affidata ai miei collaboratori. Il personaggio di Lea l’ho descritto a Marco e Lulù, le scenografie a Ilaria, i costumi a Mariano. Ognuno di loro ha contribuito fortemente alla creazione di questo mondo.

Mi racconti un’esperienza buffa durante la lavorazione?

Mariano Tufano… ha le mani troppo grandi per lavorare sugli abitini dei nostri personaggi!

Qui sotto potete vedere il nostro backstage fotografico: