George Romero è il padre degli zombie cinematografici.

Fatto decisamente assodato. { naturale pertanto che le sue considerazioni in materia tendano ad avere una risonanza mediatica molto forte, per lo meno in questa “nicchia” ben definita dello show business cinematografico e non solo.

Nel 2011, ad esempio, aveva avuto modo di spiegare perché non avesse accettato di dirigere un episodio di The Walking Dead:

Amo i libri, ma non ho visto neanche un episodio della serie. Statemi a sentire, adoro i film di Frank Darabont e so che ha fatto un buon lavoro con The Walking Dead, ma non ho guardato alcuna puntata perché i miei zombi sono qualcosa di personale. Non volevo prendere parte a questo progetto anche se i produttori mi hanno proposto di dirigere degli episodi. Era semplicemente qualcosa che non mi apparteneva. I miei zombi sono un autentica calamità. E’ Dio che ha cambiato le regole del gioco e qualcosa di terribile comincia ad accadere (…) Li uso come allegoria di fatti sociali (…) Ora c’è una sorta di rivoluzione zombi (…) Eppure, se consideriamo che il solo film di morti viventi ad aver superato i 100 milioni al box office è stato Zombieland (cosa inesatta, considerato che il remake dell’Alba dei Morti Viventi di Zack Snyder ha superato anch’esso la soglia dei 100 milioni di $, ndr), penso di aver influenzato più che altro i videogame che, messi insieme, hanno venduto decine di milioni di copie.

Poi, nel 2013, ha rincarato la dose definendo la serie tv targata AMC “una soap opera in cui saltuariamente compaiono degli zombi”.

Adesso, in una nuova intervista rilasciata all’Hollywood Reporter, se la prende con World War Z, quello che, ad oggi, è il maggior successo economico nella carriera di Brad Pitt:

Brad Pitt è il tizio che si è preso il boccone più grande con World War Z e li ha praticamente scannati [i non morti, ndr.]. Gli zombi erano come armate di formiche. Sembrava più il remake di Furia Bianca.