È stata la stessa Jessica Chastaina rivelarci, sul set di Sopravvissuto – The Martian, che il regista preferito da Christopher Nolan è il suo connazionale Ridley Scott.

Ecco il passaggio specifico, arrivato proprio in risposta a una nostra domanda:

Sia Christopher Nolan che Ridley Scott amano lavorare in questi ambienti giganteschi, location esterne, per cui a prescindere dalle differenze fra i rispettivi film hanno anche altro in comune?

Assolutamente sì.

Sai, è una cosa carina e dolce da dire, ma proprio l’altro giorno ero a uno screening di Interstellar insieme a Christopher e qualcuno gli ha domandato quale fosse la sua maggiore ispirazione cinematografica e lui ha risposto che, dal punto di vista cinematografico, è 2001 Odissea nello Spazio, ma che il suo regista preferito è Ridley Scott. Dentro di me ho pensato “Cooooosa? Che bello, ho lavorato prima con Nolan e subito dopo col suo regista preferito!”. Una figata davvero.

Non bisogna stupirsi più di tanto quindi se, in un’intervista rilasciata a Forbes in occasione dei dieci anni di Batman Begins (ecco il nostro speciale pubblicato lo scorso giugno) il filmmaker britannico abbia dichiarato che la sua maggiore fonte d’ispirazione per la pellicola sia stata proprio Blade Runner di Ridley Scott:

È complicato stabilire quale fosse l’omaggio consapevole e quale la mia analisi del perché Blade Runner fosse così convincente dal punto di vista della scenografia e nel modo in cui ha impiegato i set. Da un punto di vista pragmatico, Blade Runner è davvero uno dei film di maggior successo di sempre per come ha dato vita a una realtà impiegando quei particolari set. Per Batman Begins, contrariamente a Il Cavaliere Oscuro, ci siamo ritrovati a dover fisicamente costruire in larga parte le strade di Gotham City. Per cui ho sùbito gravitato intorno al trattamento visivo elaborato da Ridley Scott, per riprenderli in maniera tale da farli percepire come autentici e non come delle imponenti ricostruzioni. Abbiamo iniziato a studiare l’uso della pioggia, delle macchine da presa a mano, dei grandangoli…

Per cui insieme al mio scenografo Nathan Crowley e al direttore della fotografia Wally Pfister abbiamo iniziato a lavorare su questo mix, alla creazione di una texture che potesse conferire un particolare look al film, una capacità questa che ha sempre contraddistinto Ridley come un maestro. Creare una texture che andasse a massimizzare l’impatto di una ripresa e del set minimizzando, al contempo, l’impressione dell’artificio, la percezione che quel mondo abbia dei bordi visibili al di là dell’inquadratura. Blade Runner è uno di quegli esempi unici di come tu possa prendere una macchina da presa portandola in basso, nello sporco del mondo che stai riprendendo… e avvolgere totalmente il pubblico nelle atmosfere del mondo che stai tentando di creare. Abbiano cercato di emulare quello stile e credo che, nello stesso tempo, lo abbiamo anche omaggiato, in particolare nell’utilizzo della pioggia.

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