Prima di ridiscutere per la seconda volta con Mark Huffam, sul set di Sopravvissuto – The Martian ho chiacchierato anche con un altro produttore della pellicola di Ridley Scott, ovvero Aditya Sood.

In realtà, si è trattato proprio della prima intervista avvenuta nel corso della giornata che ha portato BadTaste.it all’interno dei giganteschi Korda Studios Ungheresi che però ho deciso di pubblicare dopo le altre perché piena di rimandi a quanto detto soprattutto da Matt Damon e Jessica Chastain.

Sood esordisce subito mostrando un genuino appezzamento per il libro da cui il lungometraggio è stato tratto.

È uno dei libri più appassionanti e incredibili che abbia mai letto. È un’opera che, fin dalla prima pagina, ti fa capire quanto sia speciale. Ed è anche degno di nota come tutto si sia mosso con estrema velocità. L’ho letto a febbraio dello scorso anno (2013, ndr.) e il giorno dopo che ho finito di leggerlo la 20Th Century Fox lo aveva già opzionato per noi. Appena il progetto si è messo in moto ne ho subito discusso con questo straordinario sceneggiatore con cui avevo già lavorato una decina di anni fa, Drew Goddard, che ha firmato il contratto con la Fox praticamente dopo neanche 24 ore.

È difficile portare sullo schermo un libro come questo senza compromettere in qualche modo la visione dello scrittore?

Ci saranno sempre delle differenze negli adattamenti dai romanzi, ma una delle cose cui Drew ha posto estrema cura fin dal principio, come tutti noi del resto, ruota intorno al fatto che il libro è una vera e propria lettera d’amore alla scienza. È un romanzo che tratta gli eventi narrati in maniera molto seria e attendibile e, anzi, direi che uno dei superpoteri di Andy Weir è che riesce a prendere queste nozioni scientifiche così complicate e portarle in un contesto di fiction di altissima qualità. Drew, dal canto suo, è una sorta di X-Men in grado di manipolare un romanzo che contiene un’idea magnifica da traslare sul grande schermo e rendere altamente cinematrografica una vicenda in cui il protagonista interpretato da Matt Damon ha un sacco di tempo da solo sullo schermo. Penso che abbia mantenuto del tutto inalterata la bellezza del libro di Andy.

Il film è stato già indicato da più parti come una sorta di Cast Away nello spazio, ma come farete capire al pubblico che non si tratta di Matt Damon che rifà Tom Hanks su Marte al posto che su un’isola deserta?

Sinceramente credo che tanto il libro quanto il film abbiano qualcosa che li fa apparire unici, speciali: il tono generale della storia. Un tono all’insegna dell’inaspettato in cui ci sarà anche parecchio humor. Mark reagisce alle situazioni in un modo che sorprenderà lo spettatore. Ha un approccio scientifico, ma anche irriverente. Una combinazione di ottimismo e sarcasmo che lo rende incredibilmente umano e creerà la connessione empatica maggiore con il pubblico.

Interstellar sta ottenendo un notevole successo, Hollywood sembra di nuovo innamorata dei film spaziali. Cosa rende The Martian differente dal resto?

Sai è buffo perché a conti fatti quando abbiamo letto, quando io ho letto il libro, non sapevo ancora come sarebbe stato e che risultati avrebbe ottenuto un film come Gravity. Abbiamo deciso di portarlo sul grande schermo perché pensavamo che il materiale alla base fosse realmente ottimo, non per inseguire questo o quel trend. Come dicevo poco fa è il tono generale della storia unito all’esemble grandioso di attori che abbiamo riunito. E non solo. Il cast tecnico, il supporto della NASA…

Puoi parlarci della collaborazione con la NASA?

Abbiamo lavorato a stretto contatto e, praticamente, lì tutti avevano già letto il libro. Non c’è di che meravigliarsi anche perché poi il romanzo di Andy ha un approccio così positivo verso la scienza e le attività della NASA stessa. Siamo stati addirittura invitati a vedere il lancio della sonda Orion. Io e Simon Kinberg abbiamo assistito alla cosa la scorsa settimana e in tutta sincerità si è trattato di un’esperienza fuori dal comune. C’erano addetti della NASA fan del libro che ci hanno pregato di collaborare e di mantenere inalterato lo spirito del volume per far sì che i fan del lavoro di Weir – categoria in cui rientro anche io – trovassero pane per i loro denti.

Dal punto di vista tecnico ci hanno fornito tutta la consulenza possibile e anzi ci hanno rivelato che in termini di attinenza effettiva alla realtà, stiamo facendo qualcosa che non si era mai visto o raggiunto in precedenza.

C’è una storiella divertente da raccontare: quando hanno lanciato la Orion naturalmente non c’era gente a bordo, ma al suo interno c’era una capsula contenente alcuni materiali a tema spaziale. È una delle cose che hanno voluto mettere in questo contenitore pronto a viaggiare nello spazio nella sonda è stato proprio la prima pagina della martian scriptsceneggiatura di The Martian con il disegno fatto da Ridley Scott che naturalmente non è questa che tengo in mano io. Questa è una copia. Ridley lo ha fatto quando ha letto la prima stesura dello script. Ecco, guardate pure!

Sood passa il foglio A4 a noi giornalisti.

Ritrae Mark Watney sulla superficie di Marte mentre esclama “I’m gonna science the shit out of this planet!”.

Mark passa un sacco di tempo da solo nel romanzo avviando questo log personale da lasciare ai “posteri” nel caso lui non sopravviva, come verrà tradotto il tutto al cinema?

Quello che vi dirò è un grande tributo al lavoro di Ridley, che per carità c’è anche nello script eh, ma ha tutto a che vedere con la visione altamente cinematografica della storia posseduta da Ridley e della trasposizione dei log di Mark. Ci sarà una perfetta giustapposizione fra quello che Mark pensa e fa, a come interagisce con l’ambiente.

Ridley ha un bagaglio sci-fi notevole con Alien, Blade Runner, Prometheus, Drew viene da un ambiente fumettistico un po’ fantasy, c’è la collaborazione con la NASA. Come hanno interagito insieme per dare forma a questa vicenda che affonda le sue radici più nella realtà che nella fantascienza in senso stretto?

Guarda, penso che anche con film come Blade Runner o Alien, che possono chiaramente essere inseriti nel contesto della science fiction, siano a loro modo incredibilmente realistici. Ed è quello che li rende unici. Personalmente ritengo che The Martian e queste altre opere siano molto meno dissimili di quanto non possa sembrare a una prima occhiata. Lo vedrete camminando nell’HAB: è realistico, ma allo stesso tempo è così bello dal punto di vista estetico. Ieri, passeggiando per la prima volta in questo gigantesco teatro di posa in cui abbiamo allestito il panorama marziano, passando poi nell’HAB… È stata un’esperienza quasi straniante, pareva davvero di stare su Marte. Se non fosse stato per il gigantesco green screen dove poi verrà aggiunto l’orizzonte marziano, l’immedesimazione ambientale sarebbe stata totale. Il realismo è stato raggiunto e ottenuto, così come la bellezza dell’esperienza cinematografica. Concetti che, peraltro, non sono neanche necessariamente opposti l’uno all’altro. Puoi progettare qualcosa che è bello dal punto di vista del design che, allo stesso tempo, è anche perfettamente realistico.

Vediamo parecchia nebbia dai monitor [la chiacchierata con Sood è avvenuta prima dell’ingresso nel soundstage, ndr.]…

Beh, sì, Marte è parecchio nebbioso, ma non così tanto come vedete sui monitor.

So che si tratta di un progetto che è stato inseguito da un sacco di filmmaker, come è stato lavorare a un film così desiderato a Hollywood? Come sei arrivato a collaborare con Ridley Scott?

Come forse saprete già, inizialmente doveva essere lo stesso Drew Goddard a dirigerlo. Poi dopo, improvvisamente, ci ha detto che non poteva più farlo e ci siamo ritrovati per le mani questo script che tutti volevano portare sul grande schermo a Hollywood. Dovevamo trovare un filmmaker cui affidare la regia. C’era un sacco di gente che ci “corteggiava” e noi – cosa alquanto divertente – ci trovavamo spesso a scherzare e ipotizzare sul fatto che potesse essere Ridley Scott a dirigerlo. Cosa che al tempo ci pareva impossibile dato che aveva in agenda il sequel di Prometheus. Ci sembrava l’autore perfetto per un lungometraggio del genere. Poi un weekend ci ha detto “Dirigerò io il film” e dal dover girare Prometheus 2 è passato a The Martian. Tutto sommato si è trattato di una transizione estremamente armoniosa.

E cosa ha apportato al progetto una volta salito a bordo?

[Ride, ndr.] Beh, direi di tutto! È Ridley Scott di cui stiamo parlando. The Martian è un film complicato, tutt’altro che semplice da realizzare. C’è un sacco di lavoro di design, location multiple fra esterni e teatri di posa, un cast importantissimo, una crew che è vera e propria armata di persone dotate d’incredibile talento. Per tenere le fila di tutto questo ci vuole un regista capace di avere sempre chiaro in mente il proprio obbiettivo e Ridley in tal senso è formidabile. Il film è davvero bello e suppongo che potrete sospettarlo già da quello che vedrete nel corso della giornata.

Gli altri film a tema marziano sono stati piuttosto deludenti al box office, sei preoccupato da questa eventualità?

No, perché il nostro film è bellissimo! [risate in sala, ndr.] No, scherzi a parte, devi semplicemente essere sicuro del materiale su cui stai lavorando, non c’è niente di intrinseco collegato a Marte in tema di botteghino e di riuscita artistica di una pellicola. Però vedete… si ricollega tutto a quanto vi ho già detto circa il nostro film. Molto spesso gli altri progetti incentrati sul Pianeta Rosso hanno dovuto sacrificare il realismo in favore della spettacolarità, dell’azione. Noi siamo riusciti a usare la scienza insieme agli elementi che fanno grande una storia: il dramma, gli attimi più virati all’ironia e credo che [bussa sul tavolo per scaramanzia, il famoso “knock on wood” anglosassone] avrete modo di gustarvi un film davvero notevole.

So che il libro è stato criticato per avere troppi personaggi secondari…

Respingo completamente questa critica. Penso che siano proprio i personaggi secondari a rendere memorabili i film. È come avere un arazzo fatto di artisti che lavorano splendidamente fra loro. In una storia come quella di The Martian non c’è uno di quegli elementi su cui spesso si basa la narrativa, ovvero la figura di un antagonista ben definito. Qua ti ritrovi degli esperti che svolgono il proprio lavoro in maniera encomiabile e c’è un elemento di estrema soddisfazione in ciò. Il nostro ensamble di attori aggiunge una marcia in più a The Martian.

È stato complicato allestire i set qua a Budapest?

Sì, è un processo molto complicato. E non riesco ancora a credere che tutto sia stato portato a termine così velocemente, specie se pensi che Ridley è salito a bordo a marzo, dunque 8 mesi fa. Magari avrete modo di vedere nel corso della vostra visita le officine dove si sta ancora lavorando alla costruzione di alcuni elementi, ma io stesso sono rimasto davvero impressionato dalla celerità di questa produzione che impiega un sacco di gente.

Quando hai, avete pensato a Matt Damon come protagonista?

Se hai letto il libro, non puoi non collegare subito Matt alla parte di Mark. È stato il primo nome che avevo in mente fin dal principio.

Ha accettato subito la parte?

Se non erro, mi pare che gli abbiamo passato lo script alle sei di pomeriggio di un venerdì e in pratica alle 6 di mattina di sabato ci aveva già scritto una mail di risposta che recitava “Sono dei vostri”.

The MartianCome gestisce le riprese di seconda unità Ridley Scott? Le segue lui stesso oppure…

Entrambe le cose. Ha un regista in seconda, ma molte le gira lui. È una produzione estremamente integrata.

Hai definito The Martian come una lettera d’amore alla scienza. Oggigiorno un sacco di politici qua e là per il mondo sembrano quasi osteggiarla. Pensi che il film possa essere, in maniera consapevole o inconsapevole, anche un atto politico?

Non penso che ci sia intenzione di fare una qualche affermazione politica di sorta. Per lo meno da parte nostra non c’è questo desiderio esplicito. Lo stesso Andy Weir non è intenzionato a far sì che la gente veda chissà quali risvolti politici in quello che scrive. Però ogni opera d’ingegno che ha un punto di vista ben preciso su qualcosa può essere etichettata come “politica”. Nel caso di The Martian m’interessa più che altro che sia palese la sua posizione pro-scienza.

Ci sarà un cammeo di Quaid su Marte?

[Ride, cogliendo il riferimento a Atto di Forza, ndr.] Bella citazione!

Era una domanda stupida, ma dovevo fartela!

Come avete gestito l’elemento cinese? Mi spiego: fino a qualche anno fa i cinesi erano sempre considerati nemici, qua invece l’ente spaziale cinese e quello americano collaborano gomito a gomito.

È come dici tu. La Cina ha un ruolo importantissimo nell’economia della vicenda. Tempo fa hanno fatto una domanda simile a Andy Weir, se uno scenario di collaborazione come quello descritto dal romanzo fosse realistico. Lui ha risposto “Certo che sì!”. Vi ricordate la tragedia dei minatori cileni? Come tutto il mondo sia riuscito a collaborare per trarli in salvo? Questa è la versione di fiction di quella storia, l’andare oltre le divisioni politiche quando si tratta di lavorare insieme per salvare delle vite.

Nel libro c’è una citazione diretta di Alien, mi chiedevo se finirà nel film.

Cielo, ora non me la ricordo. Di quale parli?

Nello spazio nessuno può sentirti urlare.

Ecco, se non c’è adesso dobbiamo per forza trovare un modo d’inserirla!

Ridley sta girando con tre macchine da presa in contemporanea. So che può arrivare anche a cinque o sei. Qual è il record per The Martian?

Guarda, anche in questo momento ce ne stanno di più perché ci sono anche le GoPro. Che stanno sugli elmetti e credo anche in altri posti. Insomma, sarà un film con un’ottima coverage!

BadTaste.it visita il set di Sopravvissuto – The Martian in esclusiva italiana.

Ecco tutti i nostri articoli:

Con un cast di eccezione composto da Matt Damon, Jessica Chastain, Jeff Daniels, Sean Bean, Kristen Wiig, Kate Mara e Sebastian Stan, la produzione della pellicola si è svolta, nell’arco di 4 mesi, tra Giordania (vallata del Uadi Rum) e Ungheria (Budapest, Korda Studios).

Damon interpreta un astronauta che viene misteriosamente abbandonato su Marte dal suo equipaggio. Dovrà cercare di sopravvivere per tutti e quattro gli anni necessari perché un nuovo equipaggio venga a recuperarlo, senza possibilità alcuna di comunicare con la Terra.

Simon Kinberg, Aditya Soodb e lo stesso Scott hanno prodotto la pellicola.

Questa la sinossi del film:

Durante una missione su Marte, l’astronauta Mark Watney ( Matt Damon ) viene considerato morto dopo una forte tempesta e per questo abbandonato dal suo equipaggio. Ma Watney è sopravvissuto e ora si ritrova solo sul pianeta ostile. Con scarse provviste, Watney deve attingere al suo ingegno, alla sua arguzia e al suo spirito di sopravvivenza per trovare un modo per segnalare alla Terra che è vivo.

A milioni di chilometri di distanza, la NASA e un team di scienziati internazionali lavorano instancabilmente per cercare di portare “il marziano” a casa, mentre i suoi compagni cercano di tracciare un’audace, se non impossibile, missione di salvataggio.

Il film è basato sul romanzo best seller “The Martian” di Andy Weir.

Il film uscirà il 1 ottobre.

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