Da meno di un mese è comparso su YouTube “The Greatest Tournament” Saint Seiya, video di 4 minuti che somiglia ad un teaser o una clip di qualcosa di più grosso o ancora un numero zero per una webserie. Nulla di tutto ciò esiste, il video nasce per promuovere chi l’ha fatto. Di certo siamo davanti ad un misto tra The Raid e un fan movie a tema I cavalieri dello zodiaco, che rivela le capacità di Mauro Zingarelli regista della clip e degli atleti che prendono parte.

La trama è poco più di un abbozzo, una scusa per mostrare un’idea di cinema d’azione debitrice a Gareth Evans (avercene!) e dimostrare che girare bene non è una questione di soldi ma di idee. The greatest tournament infatti non esibisce capacità narrative, non è proprio il suo intento, ma mostra un piglio tecnico, una maniera di fare cinema nel senso più artigianale.

Prima vi proponiamo il video caricato sul canale di Maurizio Merluzzo e poi abbiamo sentito Mauro Zingarelli per capire cos’è, da dove viene, dove finirà e se ci sarà qualcos’altro di simile.

 

 

Come nasce questo video, mi pare di capire c’è l’idea di farne altri?

MAURO ZINGARELLI: Seguendo Maurizio Merluzzo su Facebook, mi ero accorto che aveva iniziato ad allenarsi con un gruppo di stunt-fighter, i D-Unit, ma erano completamente sprovvisti sul lato tecnico (giravano i video con il cellulare e li montava lo stesso Maurizio), come io ero sprovvisto di un gruppo di persone che si prendessero a legnate per me. A quel punto li ho contattati e gli ho mandato alcuni miei lavori, a loro sono piaciuti molto e mi hanno parlato di questo progetto che avevano in mente da un po’. Una cosa tira l’altra e prima che me ne rendessi conto ero a Milano, in un garage pieno di tizi vestiti da ninja che saltavano sui muri e si facevano malissimo per finta… Un sogno. Il nostro obiettivo è quello di farne molti altri e promuovere il cinema action, un genere che in Italia viene troppo spesso bistrattato/ignorato.

Non mi stupisce, del resto la prima cosa che viene in mente guardando come hai girato è The Raid, per i movimenti ballerini e secchi della videocamera e per come partecipa all’azione ma cos’altro volevi raggiungere?

MZ: Il lavoro di Gareth Evans è ovviamente la mia bibbia, ho persino guardato alcune interviste in indonesiano pur imparare qualcosa in più, però il punto era abbastanza semplice ovvero far in modo che il pubblico potesse seguire l’azione al meglio, senza confondersi e senza perdere il filo di quello che stava succedendo. Una scena di combattimento, come quella di un dialogo, ha una sua trama, un inizio, uno sviluppo e una fine e se la camera non permette allo spettatore di capire bene quello che sta succedendo, 4 minuti di botte possono diventare facilmente molto noiosi.

Però questa non è una storia, è una sequenza d’azione eseguita alla perfezione, quanto si lavora e come si lavora per farla?

MZ: I ragazzi hanno lavorato per settimane sulla coreografia, perfezionandola e imparando a memoria ogni singolo movimento. Per quanto riguarda me, vista la distanza (io a Roma, loro a Milano), mi facevo mandare dei video man mano che progredivano di modo da poter fissare bene in testa la dinamica della scena. Quando poi la coreografia è stata ultimata sono andato ad assistere a qualche allenamento e abbiamo fatto delle prove con la macchina da presa, girando le sequenze in palestra e montando dei pezzetti per vedere cosa funzionava e cosa bisognava cambiare. A quel punto, finalmente, era tutto pronto per girare.

Qual è quel dettaglio che riconosci a te stesso di aver centrato e che hai capito essere fondamentale per non sbagliare scene come questa?

MZ: Come accennavo prima: rendere l’azione comprensibile. Che sia facendo pochi tagli, usando inquadrature molto larghe o facendo ripetere un gesto tramite il montaggio, lo spettatore non deve perdersi neanche un colpo.

Immagino che la coreografia d’arte marziale non l’abbia fatta tu, ma hai messo bocca quando giravate? In buona sostanza quanto chi gira deve impicciarsi dei movimenti di chi si mena?

MZ: La coreografia è stata curata dai D-Unit, in particolare da Simone Belli, ma ovviamente quando si inserisce l’elemento macchina da presa succede che alcune cose che sembravano funzionare possono risultare finte oppure, più semplicemente, quando sono le 4 di notte e sono tutti stanchi può succedere che un gesto particolarmente difficile non venga più bene. In quei casi ci si consultava con Simone e trovavamo insieme nuove idee, così come succedeva se il problema era relativo all’inquadratura e non al gesto. In ambito creativo la collaborazione porta sempre dei vantaggi, l’importante è rimanere sempre consapevoli del proprio ruolo.

Girare buone scene d’azione (non solo di botte ma azione in generale) è costoso/dispendioso?

MZ: Dipende dal tipo di azione che si cerca. Esplosioni hollywoodiane con palazzi che crollano richiedono budget nell’ordine dei milioni di euro per la CGI altrimenti l’effetto Asylum è dietro l’angolo. Se però ci si concentra sull’azione vera e propria e si cerca di costruire qualcosa di spettacolare ma su scala più ridotta (il primo The Raid è come al solito un esempio perfetto ma si pensi anche a John Wick o Taken) allora i costi si abbassano di molto e a quel punto le uniche cose che contano sono l’ingegno e molta preparazione.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

Classifiche consigliate