Vogue ha dedicato un lunghissimo articolo a Jennifer Lawrence, la star del momento che tra una settimana dirà ufficialmente addio al franchise di Hunger Games, con l’ultimo capitolo Il Canto della Rivolta – Parte 2 pronto a debuttare nelle sale di tutto il mondo.

Il giornalista Jonathan Van Meter ha avuto modo di trascorrere più di 5 ore con l’attrice, qualche settimana fa, per tracciare un profilo completo della star, sempre pronta a dare voce a tutto quello che le passa per la testa (la smentita sulla sua scarsa igiene personale la dice lunga).

Un esempio della politica “niente peli sulla lingua” ci viene dato in apertura del pezzo, con la Lawrence che descrive al giornalista la sua vita privata:

Con un bicchiere di vino in mano ci dirigiamo al piano di sopra e entriamo in una enorme suite; lei fa un gesto teatrale rivolta al letto e dice: “E qui è dove accaaaaaaaade la maaaagia“. Poi mi rivolge un’occhiata da ‘non raccontiamoci frottole’. “In realtà qui non è successo niente, ma proprio niente“. Alza il calice: “Brindiamo alla ricrescita del mio imene“.

E ancora:

Nessuno mi chiede di uscire. Sono sola ogni sabato sera e i ragazzi non mi trattano bene. So il motivo, capisco che cerchino di imporsi su di me, ma la cosa mi ferisce. Sono una ragazza semplice che vuole essere trattata bene. A volte penso che dovrei incontrare un ragazzo, con tutto il dovuto rispetto, che vive a Baghdad da cinque anni e non ha idea di chi sono.

Sul valore dato al denaro:

È bello non preoccuparsi dei soldi, anche se non sono mai stati un problema. I soldi non hanno mai influenzato la mia coscienza, se la cosa ha senso.

Qualche vizio?

I jet privati. Ho sempre problemi a viaggare con i voli di linea. Voglio farlo perché è più facile ed è più economico, ma al gate ci possono essere 300 persone fantastiche e un folle che finisce per rovinare tutto a tutti, quindi viaggiare con gli aerei privati mi permette di non preoccuparmi.

Con due franchise oramai al termine – Hunger Games e X-Men – la carriera dell’attrice sarà tutta dettata dalle sue scelte.

Ora è molto più difficile. Devo riempire l’anno con film che sono al 100% frutto di una mia decisione“. Due ne ha già prese: ha acconsentito a recitare nel nuovo film di Steven Spielberg tratto dal libro del fotografo di guerra Lynsey Addario, It’s What I Do: A Photographer’s Life of Love and War. “È bellissimo. Addario è un fottuto genio“. A metà ottobre, poi, Darren Aronofsky le ha proposto il suo nuovo progetto leggendole tutta la sceneggiatura durante una serata passata nell’appartamento di lei a New York, sorseggiando vino. È bastato pochissimo per convincerla, è uno dei pregi della libertà dai franchise: adesso Jennifer ha il controllo totale.

A Febbraio si era sparsa la voce che sul set di Joy l’attrice avesse avuto un’accesa discussione con David O. Russell (non proprio un agnellino da quanto emerso nel corso degli anni).

Jennifer mi ha chiarito che era stata lei, e non Russell, a comportarsi da mostro. Aveva la febbre, vomitava tra un ciak e l’altro, e a un tratto è esplosa contro Russell, che ha chiuso la discussione dicendo: “Dal profondo del mio cuore, e in tutta sincerità, mi fai paura“. “Ero una bastarda sul set” mi ha detto lei, “ma solo con David. Non mi comporterei mai male con gente che non sa tenermi testa. Quando ami qualcuno, finisci per combatterci. A volte dicevo a David: ‘Forse dovremmo fare terapia di coppia’“.

Per il futuro? Di non certo non la produzione, ma forse la regia.

Voglio dirigere un film. Ma preferisco i fatti alle parole.

jenniferlawrencespielberg

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