“Se ne va l’ultimo pezzo di storia del cinema italiano” – È indubitabile, Scola era l’unico rimasto in vita di una generazione formidabile, quella che ha fondato il cinema italiano del dopoguerra. Tra loro era il più giovane, lui stesso aveva raccontato nel suo ultimo film Che strano chiamarsi Federico, di quando era arrivato a Roma, nella redazione del Marc’Aurelio (giornale satirico) e aveva lì conosciuto gente come Steno o per l’appunto Fellini (con cui non lavorerà mai ma a cui farà fare una comparsata esilarante in C’eravamo tanto amati), e come lì avesse imparato le basi di quello che dopo sarebbe stato il suo mestiere.

“Ha avuto una carriera lunga 50 anni” – Più o meno. La verità è che Ettore Scola ha preso parte al cinema popolare degli anni ‘50, a quello autoriale e anticonformista dei ‘60 e poi è stato regista nei ‘70 e nostalgico negli ‘80.
Di certo però il meglio lo ha dato nei primi 20 anni, quando lavorava come sceneggiatore, prendendo parte alla crema d...