Le recenti polemiche e la conseguente decisione da parte di alcuni attori e registi di boicottare la cerimonia degli Oscar, poiché troppo poco incline a considerare gli artisti di colore, nascono tutte dall’assenza per il secondo anno di fila di nominati afroamericani o britannici di origine africana.

Il problema deriva da uno più grande che è la quantità di film hollywoodiani a cui prendono parte gli afroamericani, decisamente minore rispetto a quelli girati o interpretati da caucasici. L’impressione è che per certi versi l’Academy abbia rispecchiato una situazione produttiva che, almeno stando all’Economist che ha fatto un po’ di conti, sarebbe anche rappresentativa della quota di popolazione afroamericana in America.

Insomma per certi versi fanno pochi film (perché sono effettivamente meno rispetto ai caucasici) e questo porta ad una scarsa rappresentanza alle premiazioni più importanti. Tutto ciò nonostante il presidente dell’Academy, Cheryl Boone Isaacs, sia una persona di colore.

La verità è che quest’anno ci sono stati anche un paio di esclusioni eccellenti a creare scalpore. Per alcuni film infatti sembrano essere stati nominati solo i bianchi. È capitato a Straight Outta Compton, vera sorpresa del botteghino dell’annata (elemento che incide molto nella presenza agli Oscar) che racconta un pezzo di cultura afroamericana quasi tutto realizzato da afroamericani e per il quale sono nominati 4 sceneggiatori, tutti bianchi. Sembra essere successo lo stesso anche per Creed, il film di Ryan Coogler (di colore, non nominato) con Michael B. Jordan (di colore, non nominato) e Sylvester Stallone (bianco, nominato).

Per cercare di capire quanto il cinema di Hollywood effettivamente abbia escluso attori o registi o sceneggiatori o addirittura interi film che avrebbero meritato, e quanto invece il problema stia nella scarsa produzione afroamericana, abbiamo preso tutte le pellicole uscite nel periodo da Oscar (più o meno da maggio a dicembre) che avessero delle vaghe speranze di nomination (sottraendo insomma quelle più disperate) e considerato quanto potevano meritare.

Attenzione però, abbiamo cercato di essere obiettivi ma bisogna sempre partire dal presupposto che i film o i professionisti più meritevoli spesso non vengono nominati e che gli Oscar sono una manifestazione molto figlia del potere della distribuzione, in cui un film deve essere molto visto e godere di certe caratteristiche per poter essere nominato.

REGISTI:

Antoine Fuqua (Southpaw)
Mai nominato ad un Oscar nonostante abbia diretto film molto più interessanti, riusciti e di successo di questa parabola di pugilato molto blanda. Se si considera la fatica fatta da Creed, che godeva di ben altro supporto, è abbastanza comprensibile e ben motivata l’esclusione.

Nadeem Sumah (6 ways to die)
Il film è un thriller d’azione che incrocia il traffico di droga alla ricerca di una vita migliore. Non è mai stato distribuito in Italia e su RottenTomatoes la critica americana gli affibbia un 40% che lascia poche aspettative.
In più Nadeem Sumah è un ex direttore della fotografia al suo secondo lungometraggio da regista, avrebbe necessitato di ben altro successo per farsi notare.

F. Gary Gray (Straight outta Compton)
Che il film rivelazione del botteghino di quest’anno sia stato nominato solo attraverso gli sceneggiatori (tutti bianchi) abbiamo già detto che è stato un caso abbastanza eclatante, tuttavia tra tutte le componenti la regia di F. Gary Gray davvero non sembra in grado di poter competere o essere paragonata agli altri nominati della sua categoria.

Ryan Coogler (Creed)
Stesso discorso per Ryan Coogler e un film che ha molti pregi ma di certo non sono nella regia, che anzi amalgama male i toni e rischia troppo spesso di sbilanciarlo facendogli perdere quel delicato equilibrio che dovrebbe richiamare la perfezione di Rocky.

 

(L-R) AMY MCADAMS and JAKE GYLLENHAAL star in SOUTHPAW

 

ATTORI:

Chiwetel Ejiofor (Z per Zachariah e Il segreto dei suoi occhi)
È una conoscenza dell’Academy, nominato già per la parte di protagonista in 12 anni schiavo, quest’anno si presentava con due film sulla carta papabili. Il primo, il remake di Il segreto dei suoi occhi, nella pratica non avrebbe mai avuto nessuna speranza, nemmeno se l’interprete fosse stato bianco. Il secondo invece, Z per Zachariah, è un film non ancora distribuito in Italia, un distopico che su RottenTomatoes ha raggiunto un ragguardevole 78%, ma lo stesso non pare molto in linea con i gusti dell’Academy e difatti non compare in nessun’altra categoria.

RJ Cyler (Quel fantastico peggior anno della mia vita)
Il beniamino del Sundance Film Festival quest’anno non è stato anche il beniamino degli Oscar. Nessuna nomination per il film di Alfonso Gomez-Rejon e quindi niente nomination come miglior attore non protagonista nemmeno per RJ Cyler nel tipico ruolo in cui l’Academy ama premiare gli outsider. E in fondo sembra giusto così.

Idris Elba (Beasts of no nation)
È una delle esclusioni più scandalose, specie perché ruoli di questo tipo hanno già fruttato premi in passato (Forest Whitaker per L’ultimo re di Scozia). A discolpa dell’Academy c’è da dire però il film è stato totalmente ignorato. Una nomination ai Golden Globe non è quindi bastata a mettere Idris Elba nel radar delle associazioni categoria (quelle che danno forma alla cinquina). Certo, la categoria dei migliori non protagonisti quest’anno è particolarmente densa di ottimi attori, tuttavia non sembra esserci nessun buon motivo per averlo escluso se non la scarsa circolazione del film negli ambienti giusti.

Michael B. Jordan (Creed)
Questo è il tipico caso di uso strumentale di un’esclusione. Michael B. Jordan semplicemente non merita di finire nella cinquina dei migliori attori protagonisti, nemmeno i più ferventi attivisti per i diritti afroamericani potrebbero sostenerlo davvero.

Will Smith (Zona d’ombra)
Nominato due volte (La ricerca della felicità e Alì), Will Smith ha avuto per questo film la nomination ai Golden Globe e considerato il suo star power, avrebbe potuto tranquillamente essere nominato, non fosse che tutto il film (63% di recensioni positive su Rotten Tomatoes) ha goduto del minimo della spinta agli Oscar come ben mostrato dalle zero nomination ricevute in tutte le categorie.

John Boyega (Star Wars)
Nessuna nomination che non fosse tecnica per il nuovo Star Wars e quindi niente nemmeno per John Boyega. Onesto.

 

Beasts of No Nation idris elba

 

ATTRICI:

Muna Otaru (The Keeping room)
Si è fatto notare in tante manifestazioni minori questo film indipendente (tutto interpretato da bianchi più Muna Otaru) e ha anche raggranellato un ragguardevole 68% su Rotten Tomatoes, tuttavia è rimasto costantemente sotto il radar dell’Academy. Probabilmente non sanno nemmeno che esiste.

Kitana Kiki Rodriguez (Tangerine)
Vero transessuale che interpreta un transessuale in un’opera straordinaria ma così strana, inconsueta e gretta da apparire anni luce lontana dai gusti dell’Academy. Un film del genere non è mai stato nominato, figuriamoci poi i problemi che sarebbero sorti con il posizionamento di Kitana tra uomini o donne.

SCENEGGIATORI:

Tyger Williams (The perfect guy)
Un film tutto afroamericano con un terribile 21% su RottenTomatoes che fa pensare ad un esperimento molto mal riuscito. Tra tutti lo sceneggiatore forse avrebbe potuto avere qualche speranza ma non pare uno scandalo non trovarlo tra i nominati.

Uzodinma Iweala (Beasts of no nation)
Questa è ufficialmente un’esclusione strana. La sceneggiatura di Beasts of No Nation è di quelle che valgono se non altro la menzione nella serata finale. E come già per Idris Elba appare molto in linea con ciò che ama l’Academy.

Aaron Covington (Creed)
Creed non è mai entrato davvero nei favori dell’Academy, solo Stallone ha fatto breccia nei cuori. Sembra allora difficile che la sceneggiatura, molto ricalcata sui precedenti Rocky ma priva della loro raffinatezza potesse aspirare.

DOCUMENTARI:

Sascha Jenkins (Fresh dressed)
Documentario all black sulla nascita e formazione della cultura Hip Hop e dell’incidenza della moda urbana nel movimento. Un 88% su RottenTomatoes spiega da sè la bontà dell’opera e anche le sue caratteristiche di commento ad una storia, che è molto americana, lo avrebbero dovuto piazzare tra i migliori documentari.

FILM:

Di queste opere che non abbiamo ancora visto non c’è una nomination in particolare che possiamo citare, poiché sono realizzati quasi interamente da afroamericani, ma il loro livello suggerisce che potevano ricevere più considerazione.

Dope
Ben considerato dalla critica (88% su RottenTomatoes), è una storia di formazione di un geek nella grande città che è Los Angeles tra dramma e commedia. Dalle borgate al centro, da un’esistenza marginale alla vita ad alti livelli. La storia c’è e a quanto pare è anche venuta bene.

Carter High
Storia di come negli anni ‘80 il liceo di Carter High a Dallas fosse diventata una fucina di talenti del football. Se ricordate bene Sandra Bullock ci vinse un’Oscar con una vera storia di football americano e qui la critica si sbilancia su un significativo 78% su RottenTomatoes. Ci poteva stare.

Chi-raq
È il caso più spinoso. Perché forse Spike Lee è l’artista più riconoscibile e importante della cultura afroamericana, ma anche il più ignorato da sempre dagli Oscar (e non c’è da pensare a razzismo per forza, sappiamo bene che spesso l’Academy si fissa su certe esclusioni). Chi-raq sembra molto bello a giudicare dall’82% di recensioni positive e il fatto che sia stato selezionato alla Berlinale dovrebbe esserne controprova. Tuttavia non è certo la prima volta che Spike Lee e la grande serata di premi non si incontrano.

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