Pare esserci un’unica grande certezza sulle partecipazioni a Cannes: Big Friendly Giant, ovvero Il Grande Gigante Gentile, l’adattamento da Roal Dahl di Steven Spielberg, uno dei film commercialmente più promettenti della stagione.

Intorno a questo ovvio fuori concorso le testate di settore (Variety in testa) danno come orbititanti una serie di altri titoli, alcuni molto vicini al fulcro del “dato per sicuro” altri molto più lontani nella galassia del “forse”.
Neanche a dirlo sono tutti nomi che fanno venire l’acquolina agli occhi, tutti registi clamorosi, alcuni scoperti dal festival, altri graditi ritorni. Quindi sedetevi e fate un respiro che cominciamo una cavalcata nei desideri di ogni cinefilo (ma anche nelle stanche consuetudini dei festival).

Tra quelli abbastanza sicuri c’è il ritorno che non si poteva non attendere, ovvero quello di Paul Verhoeven con Elle, assieme al nuovo film da regista di Sean Penn, The Last Face, 9 anni dopo Into The Wild e 15 dopo La Promessa. Dovrebbe tornare (finalmente) Pedro Almodovar con Julieta (già promettente dal titolo), come anche Jodie Foster e il suo Money Monster. Non mancherà come quasi sempre il fuori concorso di Woody Allen, Cafè Society, e il nuovo dei fratelli Dardenne (Cannes senza di loro è come i mondiali di calcio senza l’Argentina) intitolato The Unknown Girl. Non ha un titolo ma già pare sia stato preso il nuovo di Asghar Farhadi (il regista di Una Separazione).
Infine chiudono i sicuri il primo film americano di Andrea Arnold, American Honey, il nuovo di Olivier Assayas ancora con Kristen Stewart dopo Sils Maria, Personal Shopper, e (tutti in piedi per applaudire) il nuovo film del più grande talento dei nostri anni: Xavier Dolan, It’s Only The End Of The World (che non è il film americano con Jessica Chastain che sta preparando ma uno franco-canadese con Vincent Cassel, Lea Seydoux e Marion Cotillard).

Tacchi, gambe, colori saturi e Rossy De Palma. Chi può essere?

Tacchi, gambe, colori saturi e Rossy De Palma. Chi può essere?

Un canale preferenziale lo hanno i film francesi, per ovvie ragioni, e volenti o nolenti vedremo con buone probabilità Staying Vertical di Alain Guiraudie (il regista di Lo Sconosciuto del Lago), Planetarium di Rebecca Zlotowski (ma con Natalie Portman se non altro) e il nuovo film del regista di Saint Laurent, Bertrand Borrello, una storia pronta per finire sulle pagine dei quotidiani, che racconta di giovani che fanno attentati terroristici in città, si chiama Paris is Happening.

Un cerchio più lontano dai sicuri troviamo una serie di cineasti che pare non aspettino che Cannes per chiudere i propri film, registi che il festival farebbe carte false per avere e che per essere in concorso devono solo effettivamente finire il proprio film. È la categoria “ce la potete fare” e contiene Christian Mungiu (aveva vinto con 4 Mesi 3 Settimane e 2 Giorni) e il suo Family Photos, Kyoshi Kurosawa con The Woman in the Silver Plate, Jeff Nichols con Loving (questi ultimi due già reduci da un altro film presentato a Berlino), il Paterson di Jim Jarmusch e Nicolas Winding Refn. Lui è il più atteso della cerchia, tutti non fanno che chiedergli a che punto è con The Neon Demon, l’horror girato a Los Angeles con protagoniste donne, e lui continua a dire che non lo sa. È fatto così.

Gira una gran voce che alla Paramount non interessi proprio portare tutta la sua banda a Cannes e quindi Silence (il progetto che Scorsese culla da più di un decennio e finalmente è riuscito a fare) con buona probabilità non lo vedremo e che anche Open Road non voglia far vedere a nessuno Edward Snowden di Oliver Stone fino alla sua uscita in sala a Settembre. Poi finisce che stanno al New York Film Festival e si scopre che non è che non lo volevano fare vedere ma che non volevano pagare le spese per portare tutti in un altro continente.

The Handmaiden

The Handmaiden

Nel limbo del “non si è ben capito” infine ci sono alcuni film che paiono finiti ma forse no, di autori che Cannes vorrebbe certamente ma che non è detto che poi le case di produzione ce li mandino (sì, bene o male funziona così). Sono uno dei due nuovi film di Terrence Malick, Voyage of Time o Weightless, l’immancabile ennesimo film di James Franco, Zeroville, assieme all’altro mantenuto da Cannes ovvero Ken Loach che potrebbe portare I, Daniel Blake. Mentre ci dispiacerebbe di certo non vedere il Neruda di Pablo Larrain, tanto quanto The Handmaiden di Park Chan Wook o After The Storm di Hirokazu Kore-eda.

Ultimi in questo articolo ma primi nei nostri giornali sono infine i film italiani. L’anno scorso abbiamo monopolizzato il festival con tre opere in concorso e una, stupenda, nel Certain Regaird (Louisiana di Minervini). Considerato che anche Venezia aveva una buona selezione dei nostri cineasti più pesanti e importanti rimane effettivamente poco per Cannes di quest’anno. Pare abbastanza sicuro il piazzamento in concorso di La Pazza Gioia (Paolo Virzì l’ha chiuso da molto tempo e la data di uscita è stata spostata a Maggio, cosa che solitamente è la conferma finale), come del resto è abbastanza probabile che il festival francese si prenda il secondo Bellocchio dell’anno: Fai bei sogni.

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