Sarebbero in crescita i malumori, sia a Hollywood che a Washington, in merito alle recenti acquisizioni e partecipazioni dei grandi conglomerati industriali cinesi nelle industrie dell’intrattenimento made in U.S.A.

Fino a oggi le preoccupazioni principali hanno essenzialmene riguardato due direttrici: in primo luogo, le possibilità di accesso dei prodotti esteri al mercato cinese, regolamentate da quote annuali stabilite da una commissione sotto stretto controllo governativo; in secondo luogo, la regolamentazione che stabilisce i criteri per le coproduzioni internazionali. Tuttavia, tra i numeri e i cavilli giuridici emergono sempre più i timori, serpeggianti tra gli addetti ai lavori americani, che vedono il Partito Comunista Cinese immischiarsi direttamente negli affari dell’industria cinematografica più influente del mondo.

Già nel mese di settembre, vari rappresentati dell’industria americana hanno firmato un documento congiunto nel quale hanno espresso la preoccupazione che il gran numero delle recenti operazioni di mercato da parte dell’industria cinese, come l’acquisizione della Legendary e della AMC Entertainment da parte del gruppo Wanda, siano un passo in avanti negli “sforzi della Cina di censurare i nostri prodotti e di stabilire una presenza propagandistica forte sui media americani”.

Intervistato dall’Hollywood Reporter in occasione dello U.S.-China Film & TV Industry Expo di Los Angeles, il presidente della Huayi Bros. Wang Zhonglei, ha respinto al mittente le accuse di ingerenza governativa di Pechino nell’industria a stelle e strisce, bollandole come illazioni immotivate.

Ho letto questi report, ma sono una barzelletta. L’America ha già affrontato un momento simile: circa 20 anni fa il Giappone fece pesanti investimenti nella loro industria dei media per incrementare la propria quota di mercato, e non per ragioni che avevano a che fare con il Governo. La Cina sta facendo esattamente la stessa cosa. Non c’è alcuna volontà di controllare i film americani.

In molti tuttavia hanno sottolineato che, a differenza degli affari giapponesi di due decenni fa, oggi ogni accordo di natura industriale che coinvolge un gruppo cinese all’estero può avvenire solo con l’espressa autorizzazione del Governo di Pechino. Pressato dal pubblico del panel, che ha più volte ricordato le preoccupazioni di Washington circa un potenziale piano di controllo cinese sui media americani, Wang è stato molto diretto:

Non sapevo che Washington facesse anche film! È vero che il nostro Governo incoraggia le nostre imprese a investire all’estero, ma non esiste alcun piano governativo.

Cosa ne pensate? Ditecelo nei commenti!

Fonte: Hollywood Reporter

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