L’uscita in sequenza del secondo e del terzo capitolo della serie Smetto Quando Voglio, ma anche la sola idea di farne una saga, ha richiesto una pianificazione produttiva non semplice per un’industria del cinema (la nostra) non abituata a simili ritmi.

Dopo il successo del primo, la sola notizia che si sarebbero girati il secondo e terzo film insieme ha generato una piccola scossa tellurica nell’industria italiana, un balzo che ha catalizzato l’attenzione di tutti gli operatori riguardo qualcosa che in precedenza si era sentito solo per i film americani.

Il secondo film, Smetto Quando Voglio – Masterclass, uscirà infatti il 2 febbraio e poi il terzo dovrebbe riuscire ad essere nelle nostre sale per fine 2017. Tempi impossibili se non li si fosse girati assieme, visto anche l’ampio cast e le note difficoltà a mettere insieme le disponibilità degli attori.

Ma non solo: fare una saga simile significa anche avere scene d’impatto (vi abbiamo raccontato quella dell’assalto al treno girata nel giorno in cui eravamo sul set), le quali comportano il coinvolgimento di stuntman e tanta, tantissima pianificazione. Tutte peculiarietà che rischiano di far schizzare il budget se non gestite con oculatezza.

A fare tutto questo è stata Groenlandia, la società di produzione di cui fa parte anche Ascent Film e che fa capo agli stessi Matteo Rovere e Sydney Sibilia.

Proprio con Rovere, regista di Veloce Come il Vento ma anche produttore di Sempre Meglio Che Lavorare e La Foresta Di Ghiaccio (oltre che del primo Smetto Quando Voglio), abbiamo parlato per capire come sia cambiata la sua vita da produttore dopo il successo del primo film della saga e di come sia stata gestita la lavorazione di questi due sequel.

L’idea di girare due film insieme di chi è stata? 

“Di Sydney, a lui piaceva proprio l’idea di fare una saga. Quando vedrai il film capirai quanto questo secondo capitolo sia figlio delle saghe, almeno tanto quanto il primo era figlio delle serie tv. Nel 2 ci sono scene del primo che hai già visto ma ora sono vissute da punti di vista nuovi, da altri personaggi. Quindi te lo godi anche se non hai visto il prim,o ma se lo hai visto hai un senso in più. Ovviamente tutto questo diventa conveniente se devi mettere su la scenografia e la struttura una volta sola invece che due”.

Quanto sono costati questi due film?

“Cinque milioni l’uno, quindi 10 in totale”.

Mentre il primo?

“Due milioni”.

Avete più che raddoppiato il budget per due film? Audace!

“Sì. Gli attori costano un po’ di più di prima, ma soprattutto il costo è dovuto all’impianto. Abbiamo voluto fare qualcosa di ambizioso e per quanto io lavori sempre con le stesse persone (in questo film ci sono un sacco di reparti in comune con Veloce Come Il Vento, dallo scenografo, alla seconda unità fino agli stuntman) mettere insieme questi know how non è facile. Il punto è che se vuoi fare una commedia che contenga anche molte altre cose che piacciono a noi, un po’ come i Blues Brothers, allora il costo si alza perché hai inseguimenti, incidenti ecc. ecc. È un concetto di intrattenimento più completo, che non comprende solo la risata, perché viene contaminata con il genere. Trovo sia molto appagante, perché non ti fermi solo alla battuta o a frasi ciniche e sardoniche, ma hai anche tutto l’action”.

Quindi nei prossimi due ci sarà ancora più azione che nel primo?

“Sai, come metti un villain arriva l’azione, perché scattano dinamiche di attacco e difesa. La stessa banda protagonista (quella dei ricercatori) dovrà andare all’estero a trovare la parte armata, che poi sono sempre dei nerd ma per varie ragioni ne sanno di azione”.

A ogni modo sono stupito dallo scoprire che i due film costano uguale, pensavo si ammortizzasse molto girando insieme…

“In realtà non è che si risparmi così tanto… Giusto le questioni di organizzazione vengono a costare meno. La cosa veramente utile è semmai il fatto di poterti permettere sequenze più costose, quelle d’azione o altre più particolari come quella del treno, che dura 5 minuti ma ci vogliono 2 settimane per girarla. Cose simili, come i cappottamenti o gli incidenti, se le pensi unendo i due film diventano molto più fattibili”.

Raddoppiare il budget vuol dire dover poi raddoppiare gli incassi…

“Beh diciamo che mi basterebbe raddoppiare la felicità della gente”

Scopo nobilissimo. Detto ciò se il primo ha incassato 4 milioni e 200 mila dovete fare almeno di più per pareggiare?

“Nì… la copertura del piano in realtà è più legata alle prevendite, poi certo mi piacerebbe incassare più del primo. Ma considera che quel che vale per gli americani (che se un film costa tanto deve fare tanto) è più una fissa dei giornalisti, anche perchè l’incasso worldwide prevede anche i costi dei distributori locali, quindi tutti quei soldi non vanno solo alla produzione. Qui da noi, invece, fare un incasso alto non è la prima cosa. Ovviamente vogliamo andare bene e fare quanto e più del primo film, ma detto in due parole se vuoi i soldi produci dei film più semplici da realizzare e cerchi di incassare contando sulla risata. Invece noi, proprio come gruppo di lavoro, stiamo cercando di fare i film che ci piacciono. È chiaro che costano di più e per rispettare chi ti finanzia devi anche incassare di più, ma siamo avvantaggiati dall’avere una struttura produttiva leggerissima. In Ascent/Groenlandia siamo solo 5, non abbiamo insomma quella dimensione che ci obbliga a fare chissà quanti film l’anno per sostenerci.”

Inoltre dopo la sala ci sono altri sfruttamenti per rientare…

“Si certo. A me piacerebbe fare 5 milioni subito con i cinema, ma so che c’è anche la tv, la pay tv, il VOD ecc. ecc. Alla fine te lo dico: si guadagna più facendo il regista che il produttore, che ha solo piccole quote di ogni film. Quelle per diventare ricchi sono altre professioni, la sfida qui è fare film particolari”.

Dopo il successo del primo Smetto Quando Voglio e poi di Veloce Come il Vento, il tuo status come produttore è cambiato?

“Sì, prima nemmeno mi rispondevano al telefono, ora mi ricevono. Considera che gestisco la società dal 2007 e per tanti anni ho fatto corti oppure documentari come quello di Maria Sole Tognazzi “Ritratto di mio padre”, e poi sono passato ai lunghi di finzione con Foresta di Ghiaccio di Claudio Noce, è stato difficile trovare il nostro spazio, ora siamo visti come un soggetto interessante, credo”

Non ci sono altri registi e produttori come te in Italia, gente che faccia tutte e due i lavori senza prediligerne uno. Secondo te come mai?

“Non lo so, credo di essere una figura atipica. Forse Gabriele Mainetti con la sua società potrebbe fare la stessa cosa qualora fosse intenzionato a produrre anche altro. Faccio quello che mi piace e se mi piace un film cerco di far sì che si faccia, in più se posso dare una mano con l’utilizzo di risorse faccio anche quello. Perché quella è proprio la mentalità da produttore: non reprimerti ma trovare maniere per fare tutto. Se scrivo una cosa lo faccio in modo che contenga già la maniera con cui sarà possibile realizzarla. Pure per questi film potevamo fare una commedia due camere e cucina, invece siamo qui a sudare perché è divertente fare una cosa che andresti a vedere, solo che necessita di tanta gente che ci si applichi sotto tanti punti di vista diversi”.

Diresti che è caratteristica della tua generazione di filmmaker ragionare in questa maniera?

“Forse sì. Considera che con Sydney abbiamo messo su la società Groenlandia e con Gabriele (Mainetti) ho un gran rapporto, ci sentiamo spesso e condividiamo risorse e contatti, che è qualcosa che non capita molto in Italia. Io invece sempre di più cerco di produrre registi che mi ascoltino dal punto di vista della “fattibilità”. Sono il primo che vuole spendere il più possibile (nei limiti del budget) e sono convinto che alla fine paghi. Pure Veloce Come il Vento, che era rischioso, ha dimostrato che la gente poi si interessa a film diversi. Avendo avuto un po’ di successo spero di non dover scendere più a troppi compromessi”.

 

Smetto Quando Voglio: Masterclass - © Andrea Pirrello

 

Ecco la sinossi ufficiale:

La banda dei ricercatori è tornata. Anzi, non è mai andata via.

Se per sopravvivere Pietro Zinni e i suoi colleghi avevano lavorato alla creazione di una straordinaria droga legale diventando poi dei criminali, adesso è proprio la legge ad aver bisogno di loro. Sarà infatti l’ispettore Paola Coletti a chiedere al detenuto Zinni di rimettere su la banda, creando una task force al suo servizio che entri in azione e fermi il dilagare delle smart drugs. Agire nell’ombra per ottenere la fedina penale pulita: questo è il patto. Il neurobiologo, il chimico, l’economista, l’archeologo, l’antropologo e i latinisti si ritroveranno loro malgrado dall’altra parte della barricata, ma per portare a termine questa nuova missione dovranno rinforzarsi, riportando in Italia nuove reclute tra i tanti “cervelli in fuga” scappati all’estero.

La banda criminale più colta di sempre si troverà ad affrontare molteplici imprevisti e nemici sempre più cattivi tra incidenti, inseguimenti, esplosioni, assalti e rocambolesche situazioni come al solito… “stupefacenti”.

Scritto da Sydney Sibilia con Francesca Manieri e Luigi Di Capua, Smetto quando voglio – La Trilogia è una produzione Groenlandia, Fandango con Rai Cinema prodotto da Domenico Procacci e Matteo Rovere. La fotografia è di Vladan Radovic, il montaggio di Gianni Vezzosi, le scene di Alessandro Vannucci, i costumi di Patrizia Mazzon e il suono di Angelo Bonanni.

Il primo dei due film uscirà in sala il 2 febbraio 2017 distribuito da 01 Distribution. Trovate tutte le informazioni sul film nella nostra scheda.

 

 

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