Oscar 2017: I nominati al miglior film straniero uniti contro il divieto di viaggio emanato da Trump

Molto probabilmente quella che si celebrerà domani sera sarà una delle cerimonie degli Oscar più “politicizzate” degli ultimi anni, soprattutto dopo il “bando degli islamici” emanato da Trump nei confronti di alcuni paesi, che ha causato la cancellazione da parte di Asghar Farhadi della sua partecipazione agli Academy Awards (qui le sue dichiarazioni a riguardo). È di poche ore fa, poi, la notizia che Khaled Kateeb (direttore della fotografia Siriano che ha lavorato a The White Elmets, nominato all’Oscar come miglior corto documentaristico) è stato respinto all’ultimo minuto per motivi ancora non chiari e non potrà partecipare alla cerimonia.

Ecco quindi che Farhadi (che, li ricordiamo, ha già vinto un Oscar nel 2012 per Una Separazione e molto probabilmente domani sera ne vincerà un altro per Il Cliente) ha deciso di rilasciare un comunicato congiunto assieme agli altri quattro registi nominati all’Oscar come miglior film straniero, e cioè Maren Ade (Toni Erdmann), Hannes Holm (A Man Called Ove), Martin Zandvliet (Land of Mine) e Bentley Dean & Martin Butler (Tanna), come risposta alle azioni del governo degli Stati Uniti (ma non solo).

Ecco la dichiarazione collettiva:

A nome di tutti i nominati, vorremmo esprimere la nostra disapprovazione unanime ed empatica nei confronti del clima di fanatismo e nazionalismo che vediamo oggi negli Stati Uniti e in così tanti altri paesi, in parte della popolazione e, sfortunatamente, dei politici. La paura generata nel dividerci in generi, colori, religioni e sessualità come mezzo per giustificare la violenza distrugge le cose dalle quali dipendiamo – non solo come artisti ma come umani: la diversità di culture, la possibilità di essere arricchiti da qualcosa che ci sembra “lontano” e la certezza che l’incontro tra uomini può cambiarci in meglio. Questi muri divisivi impediscono alle persone di sperimentare qualcosa di semplice ma fondamentale: scoprire che non siamo tutti così diversi.

E così ci siamo chiesti: cosa può fare il cinema? Non vogliamo sottovalutare il potere dei film, crediamo che nessun altro altro mezzo possa offrire uno sguardo così profondo sulla condizione degli uomini e trasformare le sensazioni di scarsafamiliarità incuriosità, empatia e compassione – anche per coloro che ci è stato detto che sono nostri nemici.

A prescindere da chi vincerà il premio come Miglior Film Straniero, ci rifiutiamo di pensare in termini di confini. Non crediamo esista un paese migliore, un genere migliore, una regione migliore o un colore migliore. Vogliamo che questo premio simboleggi l’unità tra le nazioni e la libertà delle arti.

I diritti umani non sono qualcosa per cui fare richiesta. Semplicemente esistono, e ci sono per tutti. Per questo motivo dedichiamo questo premio a tutte le persone, gli artisti, i giornalisti e gli attivisti che stanno lavorando per promuovere l’unità e la comprensione, e che sostengono la libertà di espressione e la dignità umana – valori che mai come ora è importante proteggere. Dedicando l’Oscar a loro, vogliamo esprimere verso di loro profondo rispetto e solidarietà.

Ieri a Beverly Hills si è tenuta una manifestazione contro la politica estera di Donald Trump alla quale hanno partecipato, tra gli altri, Jodie Foster, Michael J Fox e Keegan-Michael Key.

 

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Le candidature agli Oscar sono state annunciate il 24 gennaio, mentre la cerimonia di premiazione avrà luogo il 26 febbraio al Dolby Theatre di Los Angeles. La diretta sarà trasmessa dalla ABC, e rilanciata in più di 225 Paesi in tutto il mondo.

 

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