Mai perdere le speranze.

Nonostante abbia iniziato la sua corsa più di due anni fa al festival di Berlino del 2015, Victoria, il bellissimo film di Sebastian Schippel, è disponibile ora nelle sale italiane. Proprio quando sembrava non sarebbe più accaduto. Un’uscita piccola e limitata ma pur sempre un’uscita. Era a tutti gli effetti un caso quello del “buco” di uno dei film più interessanti del 2015, passato in praticamente ogni festival dei 4 angoli del globo e giustamente osannato da chi l’aveva potuto vedere.

L’occasione dell’arrivo di questo film fuori tempo massimo porta però a chiedersi qualcosa di più pressante, cioè quale sia lo spazio per questo cinema oggi.
Non ci sono dubbi che potendo scegliere un film come Victoria vada visto in sala, e merito va a Movies Inspired per averlo meritoriamente importato nel nostro paese e distribuito. Eppure è anche chiaro a molti che i più appassionati, quelli che già avevano sentito parlare del titolo, quel tipo di pubblico cioè disposto ad esultare per la distribuzione e correre in sala, è probabile che in due anni il film l’abbia già visto ipotizzando che non sarebbe mai uscito.

Sfruttando metodi illegali (bastano anche solo quelli che vengono in mente per primi) al pari di quelli legali (le edizioni home video non mancano e le spedizioni all’interno dell’UE non costano più molto), è probabile che lo zoccolo duro di questo tipo di cinema avesse già trovato un modo per saziare la propria sete, di fatto intaccando di molto le possibilità di incasso (non stellari di suo ma comunque buone) di un film simile.
È allora venuto il momento in cui anche un film come Victoria abbandoni le speranze della sala per il proprio bene?

Precedentemente abbiamo visto altri film come The Wailing oppure The Witch arrivare sull’onda di un generale e meritato apprezzamento straniero ma poi fare una fine terribile nelle nostre sale. In mano a distribuzioni piccole per quanto coraggiose e ardite, film simili escono in una decina di copie o poco più in tutto il territorio, spesso nei grandi centri, alle volte anche no (Victoria ad esempio nel suo primo weekend non sta in nessun cinema di Roma). Non stiamo discutendo le scelte dei distributori, sicuramente le migliori per i propri budget, ma il fatto che forse ad ora questo non è il servizio migliore per questi film.

In un momento in cui Netflix produce il prossimo film di Scorsese e offre un servizio di streaming che in un mese costa quanto un biglietto per uno spettacolo in sala, forse è possibile dire che la pirateria ha vinto e con merito, che qualcuno (anzi, più d’uno) è riuscito a tramutare quel modello di distribuzione in un business legale: offrire tantissimo, immediatamente senza dover pagare per ogni prodotto (certo la pirateria è gratis ma 6,99€ al mese non è lontano). Come Spotify ha di fatto legalizzato la pirateria musicale, le piattaforme on demand sono riuscite a fare lo stesso con la pirateria audiovisiva (Amazon On Demand addirittura è proprio gratuito, un benefit per chi già paga il servizio di spedizione gratuita Amazon Prime) e alla sala restano (si fa per dire) i film immensi, le star gigantesche e tutto ciò che attira come una calamita anche grazie al marketing, ai sequel e alle implicite promesse di intrattenimento.

Fermo restando, come già scritto, che non si può che esultare per l’uscita nei cinema italiani di Victoria, perché qualcuno potrà vedere il film in una sala degna di questo nome, è difficile chiedersi se ai produttori del film non avrebbe fatto più comodo vendere il film a qualche piattaforma due anni fa, quando probabilmente aveva un valore maggiore e possibilità di essere visto più ampie.
E soprattutto, non sarebbe convenuto al film stesso? Non sarebbe stata una maniera per essere visto di più all’interno di una catena legale, cioè in cui ogni operatore è ricompensato?
Ad esempio uno dei beniamini della Quinzaine dell’ultima edizione di Cannes, Divines, è arrivato in Italia dritto su Netflix, non ci sono dati ma sarebbe bello sapere come sia andato, ad oggi quanti l’abbiano visto…

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