Aveva proprio una dichiarazione pronta Pedro Almodovar, si era preparato cosa dire quando inevitabilmente gli avrebbero chiesto della questione tra Netflix e Cannes.

Quest’anno è lui il presidente della giuria del Festival e nella rituale conferenza stampa d’apertura ovviamente i giornalisti sono finiti lì, chiedendogli un parere. Quel che è uscito è stato abbastanza scoraggiante, a prescindere da come la si pensi, perché getta una brutta luce sui possibili premi.

La questione tra Cannes e Netflix è esplosa nei giorni scorsi, prima con l’annuncio dei film in concorso che comprendeva due opere (Okja di Bong Joon Ho e The Meyerowitz Stories di Noah Baumbach) i cui diritti sono di Netflix e che quindi, molto probabilmente, non vedranno una distribuzione in sala in Francia ma saranno visibili solo sulla piattaforma. Le sale francesi si sono rivoltate perché un festival finanziato con fondi nazionali ha preso una decisione che ritengono leda la loro parte. Il festival ha risposto alle polemiche dichiarando che, dall’anno prossimo, saranno accettati in selezione ufficiale solo film che si impegnano ad avere una distribuzione in sala in Francia. A fronte di questo Reed Hastings, CEO di Netflix, ha preso la palla al balzo per farne una questione di opposizione e dichiarare che quei due sono film che “non volevano farvi vedere al festival”.

Ora Almodovar ha messo ulteriore benzina sul fuoco, non solo schierandosi con il festival, ovvero contro la presenza di film che non hanno distribuzione in sala, ma affermando che

“personalmente non credo che la Palma d’Oro andrebbe assegnata ad un film che non si potrà vedere sul grande schermo. Questo non significa che non sia aperto o non celebri le nuove opportunità tecnologiche ma finchè vivo lotterò dalla parte della capacità ipnotica del grande schermo”.

Con questo Almodovar annuncia di essere aperto a sperimentare su piattaforme online o comunque di non avere nulla contro di esse, ma al tempo stesso è evidente che, in quanto presidente della giuria, farà di tutto perché quei due film non prendano il massimo premio.
Il suo parere completo è che

“Le piattaforme digitali sono una maniera nuova di veicolare immagini e parole che arricchiscono il panorama. Ma queste piattaforme non dovrebbero prendere il posto delle forme di fruizione che già esistono. Non dovrebbero assolutamente cambiare l’offerta per gli spettatori. L’unica soluzione credo sia che le nuove piattaforme accettino e si sottomettano alle regole che già esistono e rispettino la distribuzione che già esiste”.

Non propriamente una posizione morbida.
Alla conferenza era però presente tutta la giuria, il che significa che c’era anche Will Smith il cui prossimo film Bright è di proprietà di Netflix. Senza menzionare la cosa l’attore si è comunque sentito in dovere di prendere la parola e difendere la piattaforma.
La sua difesa è sembrata accorata e sincera ma è un peccato che, visti gli impegni di lavoro e il tono un po’ troppo pacificante, sia apparsa un po’ condizionata.

“Io ho figli di 16, 18 e 24 anni, vanno al cinema due volte a settimana e guardano Netflix. A casa mia Netflix non influisce su quanto vadano in sala e cosa guardino. Vanno in sala per essere ipnotizzati da certe immagini giganti e stanno in casa per guardarne altre, senza sovrapposizioni. Nella mia famiglia Netflix non ha portato che benefici, i miei figli ci guardano film che altrimenti non vedrebbero e ne ha ampliato la comprensione globale”.

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