Chi un paio di anni fa ha visto The Lesson, il film di Peter Valchanov e Kristina Gozeva che metteva in scacco una professoressa, incastrata tra individuare un ladruncolo nella sua classe e commettere lei un crimine per un fine più alto, non sarà sorpreso dallo scoprire che il nuovo film dei due, Glory!, è un’altra favola morale in cui qualcuno viene messo sotto dalla società a partire da un piccolo dettaglio.

Un pover’uomo, un derelitto ma onesto lavoratore delle ferrovie che percorre i binari per verificarne l’integrità, trova una sacca piena di soldi, invece di tenerli per sé li consegna e diventa un eroe di propaganda, usato dalla politica come esempio di onestà. Gli viene regalato un orologio e gli viene chiesto di levarsi un attimo quello che ha, un regalo del padre, per la cerimonia. Non gli verrà più ridato per incuria ma si batterà per riaverlo. In questa battaglia verrà svelato quanto tutti si approfittino di lui e quanto a nessuno interessi quel che viene propagandato.

Siccome Valchanov e Gozeva hanno un modo tutto loro di maltrattare i propri protagonisti, di renderli vittime di un sistema disumano che non si cura di chi invece cerca di avere un atteggiamento morale e insegnarlo (direttamente o indirettamente), Glory! parla una lingua propria, un miserabilismo originale e di gran forza.
Il regista e la protagonista Margita Gosheva (la stessa di The Lesson) sono stati ospiti del Biografilm Festival e li abbiamo intervistati.

La storia che raccontate ha qualche attinenza con la realtà o è tutta immaginazione?

Petar Valchanov: “Viene da un titolo di giornale che ci aveva colpito, del resto anche The Lesson era nato così. Ma è un caso, non è che ogni volta controlliamo i titoli dei giornali. L’importante è che questi sono personaggi bulgari e storie bulgare, specchi artistici per riflettere sulla nostra vita di oggi

glory_19

È molto legata alla politica il personaggio di Margita Gosheva, l’esperta di comunicazione politica, come avevate conoscenza di quei meccanismi lì?

Margita Gosheva: “Ho avuto la possibilità di frequentare l’ufficio stampa del nostro ex presidente per vedere il ritmo del lavoro, le parole che usano e come interagiscono tra di loro o anche cosa producano e a cosa lavorino. È stato fantastico poter vedere tutte queste cose. Dall’altra parte c’è anche da dire che conosco bene quel tipo di donne che pensano di poter controllare tutto delle proprie vite e di quelle degli altri. Per questo forse all’inizio credevo che Julia [il personaggio ndr] fosse il mio opposto ma nel fare il film ho scoperto che abbiamo qualcosa in comune ed è finita che la difendevo”.

Dici riguardo al fatto che il tuo personaggio ad un certo punto vuole comandare anche la possibilità di avere un figlio e che sembra quasi che il non volerlo “davvero” sia un tratto negativo?

MG: “Conosco donne che vogliono comandare anche questa parte della loro vita, ma davvero io credo che questo snodo del film sia fondamentale. Lei parte molto moderna, adattando tutto alla sua agenda professionale, poi quando è a contatto con l’embrione cambia tutto e a quel punto vediamo in lei qualcosa di umano. Molte donne cercano di aderire a questo stereotipo moderno ma non considerano il proprio istinto”.

Sì ma alla fine è un personaggio sgradevole nell’economia del film. Per interpretarlo occorre tenerlo a mente? Occorre ricercare la sgradevolezza?

MG: “Io non ci penso se possa piacere o no, lavoro per essere al 100% nel personaggio, mi focalizzo semmai sulla sua arroganza, perché credo che i nostri politici siano molto arroganti e cinici”.

Di contro il protagonista soffre di balbuzie e questo peggiora la sua possibilità di far valere le proprie ragioni, è un dettaglio che avevate in mente da subito?

PV: “La balbuzie è una parte importante del personaggio, perché gli rende difficile parlare e costruisce un muro con l’ambiente circostante. Però è proprio questo muro che lo aiuta a mantenere la moralità e i valori nella sua vita anche se costituisce un problema, questa contraddizione è importante per il personaggio, importante anche per l’attore. All’inizio infatti temevamo potesse portare il personaggio nel comico, ci abbiamo dovuto lavorare molto perché rimanesse balbuziente e drammatico

I luoghi in cui avete girato sono molto originali, sembrano una campagna piena di rifiuti industriali…

PV: “Sono zone vicino Sofia, le stesse in cui girammo The Lesson, le tipiche aree e abitazioni postcomuniste, ma non le abbiamo toccate, sono davvero così”.

Classifiche consigliate