Valerian e la Città dei Mille Pianeti: le conseguenze del flop negli USA

Valerian e la Città dei Mille Pianeti
Valerian e la Città dei Mille Pianeti
di Luc Besson
21 settembre 2017
Il pessimo esordio al box-office nordamericano di Valerian e la Città dei Mille Pianeti potrebbe avere pessime conseguenze su vari livelli.

In un lungo approfondimento, Deadline cerca di fare chiarezza sui costi del film e su chi li abbia sostenuti, su chi subirà il colpo più pesante e sulle motivazioni di tale disastro.

Il sito sottolinea da subito il grande affetto che Hollywood ha nei confronti di Luc Besson, e spiega che in molti ritengono che il regista si sia fidato delle persone sbagliate nel distribuire in questo modo un film cui teneva tanto. Inizialmente infatti Valerian doveva uscire negli USA con RED, una joint venture tra l’EuropaCorp di Besson e la Relativity Media. Fallita la Relativity, diversi studios si sono dimostrati interessati a un accordo con EuropaCorp (Lionsgate) o a distribuire il film (Universal e Fox), ma Besson ha preferito stringere un deal con la giovane STX Entertainment. Nonostante l’uscita di grandi blockbuster come The War – il Pianeta delle Scimmie e Dunkirk, Valerian ha mantenuto la data di uscita invariata, una scelta rischiosissima che come abbiamo potuto vedere si è dimostrata fallimentare. Non ha aiutato il debutto deludente anche in Germania, e la scelta di non distribuire il film prima in Francia, dove un eventuale successo avrebbe potuto aiutare la promozione in altri territori che possono fare meno leva sul fumetto originale. Ironicamente, proprio ieri in Francia il film ha realizzato il secondo miglior giorno d’esordio dell’anno con 3.7 milioni di dollari in 970 schermi (battendo il debutto di Lucy).

È così che il film indipendente più costoso mai prodotto – si parla di un budget tra i 200 e i 210 milioni di dollari – si trasformerà probabilmente in uno dei flop più cocenti: a meno di sorprese, le proiezioni di Deadline parlano di un incasso globale a fine corsa vicino ai 130 milioni di dollari. EuropaCorp sostiene che circa il 90% del budget è stato recuperato attraverso la prevendita dei diritti di distribuzione internazionali del film, e che le spese di promozione e stampa (P&A), solitamente non conteggiate nel budget, ricadono rispettivamente sui distributori in ogni territorio. Ecco perché il flop del film finirà per costare caro anche e soprattutto ai distributori sparsi in giro per il mondo. Nel caso degli USA, Deadline conferma che STX si è fatta carico di 60 milioni di dollari in promozione e stampa, ma che la cifra è stata anticipata da JP Morgan con EuropaCorp come garante (con un accordo a dir poco contorto). C’è poi la Fundamental Films, azienda cinese che ha investito 50 milioni nel budget del film e altri 65/70 milioni nella EuropaCorp (acquistandone il 28%), che ovviamente non sta vivendo particolarmente bene la situazione anche perché EuropaCorp in due giorni ha perso quasi il 10% alla borsa di Parigi.

Ecco quindi che la distribuzione in Cina diventa particolarmente importante. Nelle ultime ore la pellicola ha ottenuto una data di uscita: il 25 agosto arriverà nelle sale cinesi, quindi appena dopo il tradizionale stop estivo ai film occidentali. Il risultato in questo territorio, così come quello in Gran Bretagna, Brasile, Russia, Giappone, Corea del Sud e, se vogliamo, anche Italia, servirà ad arginare la delusione nordamericana: mesi fa Besson aveva spiegato che se il film avesse incassato nel mondo quanto Lucy (quindi 470 milioni di dollari) lui sarebbe stato molto soddisfatto. La partita è ancora aperta, anche se non sarà affatto semplice il risultato.

 

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