Alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è stata presentata in anteprima mondiale la versione rimasterizzata in 3D di Michael Jackson’s Thriller.

Al festival sono stati il regista John Landis e John Branca, il responsabile della gestione dell’eredità della popstar, a parlare del lavoro compiuto e a condividere molti aneddoti sul progetto.

Landis, in conferenza stampa, ha esordito dichiarando:

“Thriller è qualcosa di cui sono davvero orgoglioso e insieme a Michael abbiamo sempre voluto farlo proiettare nei cinema. Abbiamo potuto restaurare la pellicola e ho accettato quindi di trasformarlo in 3D perché volevo che le persone potessero vederlo in una buona qualità, non come quelle delle versioni su YouTube. Restaurandolo abbiamo lavorato fotogramma su fotogramma e alcune parti migliorano tantissimo in 3D. Sono entusiasta che ritorni nei cinema e abbiamo fatto un remix in dolby ATMOS, davvero fantastico per il suono. L’unica delusione è che Michael non sia qui per vederla perché penso la adorerebbe”.

Parlando della sua esperienza sul set accanto a Jackson, il filmmaker ha sottolineato:

“Nel 1983 Michael aveva 24 anni ma credevo ne avesse 18. Abbiamo avuto un rapporto meraviglioso. Era molto determinato sul fatto che tutto dovesse essere fantastico e la versione migliore possibile. Pensavo davvero che fosse più giovane. Lui era molto allegro e come un ragazzino, era stato un bambino abusato e non ha mai vissuto la sua infanzia. Si è poi distanziato dalla famiglia e abbiamo avuto un rapporto meraviglioso. Dopo Thriller veniva sempre a casa nostra per vedere cartoni animati e altri film, e avevamo molti interessi in comune. Una volta alle 3 di notte mia moglie mi ha ricordato che doveva andarsene anche se era la persona più famosa del mondo. Michael si fidava di me e ha lavorato moltissimo per ottenere quello che voleva”.

John ha poi spiegato che per Jackson si trattava di un progetto legato esclusivamente alla vanità e al desiderio di recitare trasformandosi in una creatura spaventosa, decisione che l’ha portato a chiamare Landis alle due di notte. Il regista ha quindi svelato che pensava di aver perso l’occasione perché si era dimenticato di chiedere un contatto telefonico per richiamarlo in un altro orario. La loro collaborazione è però proseguita e fin dal primo incontro per Landis è stato chiaro che fosse una vera gioia lavorare con la popstar.

Ricordando il loro successivo incontro in occasione di Black and White, video che in futuro potrebbe ritornare proprio in 3D, Landis ha spiegato che Michael era profondamente cambiato rispetto al 1983:

“Nel 1991 era diverso perché non è facile essere una celebrità, la persona più famosa al mondo e lui non aveva mai avuto un’infanzia. Nel periodo di Black and White era più guardingo e riservato. Io non lo invidiavo. L’unica volta che mi sono davvero spaventato nella mia vita è stata quando ero con Michael e stavamo facendoci fare una foto a Magical Kingdom, a Disneyworld. Non potevamo semplicemente passeggiare. C’era un fotografo e una security della Disney, come se fossero dei servizi segreti ma con il simbolo di Topolino, e improvvisamente vedo migliaia di persone intorno a noi, separati da una corda, non si vedeva la fine della coda, urlavano e piangevano, svenivano, sembravano delle locuste pronte a mangiarci. Non dimenticherò mai che ho guardato Topolino e il figurante era terrorizzato, come il fotografo e la sicurezza. Michael semplicemente salutava, completamente calmo. Pensavo veramente che sarei morto a Disneyland e improvvisamente appare una limousine e ci afferrano e ci buttano sul sedile posteriore. La folla si è riversata ai lati della macchina. Credevo che qualcuno si sarebbe davvero fatto male e Michael semplicemente salutava. Ma è stato realmente interessante perché non so come si potrebbe vivere così, io non vorrei farlo”.

Tra le altre curiosità condivise anche il ricordo del momento in cui Landis ha saputo della morte di Michael Jackson – evento che ancora a distanza di anni lo sconvolge perché lo considera la perdita di un vero performer – subito dopo il ritorno del regista a Londra di ritorno da un viaggio, e il fatto che MTV si fosse rifiutata di trasmettere i primi video della star perché era un artista afroamericano.

Il filmmaker ha quindi parlato dei quarantacinque minuti che mostrano il dietro le quinte di Thriller:

“Non l’avevo visto per oltre 25 anni, ed è stato fantastico perché è una celebrazione che cattura il periodo migliore di Michael e lo abbiamo realizzato per arrivare a 45 minuti, in modo da arrivare a 60 minuti come l’accordo previsto. Ci sono anche sequenze del suo passato. Quando lo vedete si mostra Michael felice e gioioso”.

 

 

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