Dietro al successo cinematografico di IT ci sono ovviamente Andres e Barbara Muschietti, rispettivamente regista e produttrice della pellicola, ma anche i proprietari della (giovane) casa di produzione nota come KatzSmith, nome dato dalla fusione dei cognomi dei proprietari, Seth Grahame-SmithDavid Katzenberg. Entrambi sono nomi abbastanza noti nell’industria: il primo (classe 1976) è l’autore di romanzi quali Orgoglio e Pregiudizio e Zombie Abraham Lincoln: Vampire Hunter (in italiano La Leggenda del Cacciatore di Vampiri: Il diario segreto del presidente) e della sceneggiatura di Dark Shadows di Tim Burton. Il secondo (classe 1983) è il figlio dell’ex mogul della DreamWorks Jeffrey Katzenberg che, oltre a condividere gli oneri di gestione della KatzSmith insieme al suo socio, è anche un regista molto richiesto di serie tv (The GoldbergsBallers).

Nel loro ufficio di Beverly Hills, hanno parlato del successo di IT, del revival degli anni ’80, di Stephen King, Steven Spielberg e Stranger Things insieme all’Hollywood Reporter in un’intervista di cui riportiamo i passaggi più interessanti.

Perché molti dei vostri progetti affondano le loro radici negli anni ’80?

K: La risposta più ovvia è che siamo entrambi cresciuti in quegli anni. Ogni giorno mi ritrovo a lavorare a The Goldbergs e avverto la nostalgia di quel periodo, anche in termini di abbigliamento e design.

GS: Sono cresciuto guardando i film di Steven Spielberg e leggendo i libri di Stephen King. Sono stati i creativi più influenti in quei giorni della mia vita e penso di non essere la sola persona a poter dire qualcosa del genere. Fanno parte della cultura popolare e io mi ritrovo a lavorare in uno spazio fatto di pop culture.

Come spiegate la recentissima fame di prodotti ambientati in questa decade?

GS: Chi ha superato abbondantemente i trenta e chi si trova nella prima metà dei quaranta si ritrova ora ad avere dei figli e a portarli al cinema. O magari ci va per i fatti propri. E c’è comunque questa nostalgia per gli anni in cui sono cresciuti, nonché della cultura collegata ad essi. Allo stesso tempo, i ragazzi che non hanno quella connessione anagrafica con gli anni ’80, sono affascinati perché li osservano con la stessa curiosità con cui noi guardavamo gli anni ’60. Con uno sguardo all’insegna del “Oh, ma tu guarda che anni turbolenti e fuori di testa!”. È una dinamica interessante. I più giovani sono intrigati da una decade con cui non hanno un legame diretto, i più grandi vivono la cosa all’insegna del sentimentalismo.

Mentre giravate IT, Stranger Things è diventato un successo per Netflix. L’avete presa come un’invasione di campo?

GS: È stato divertentissimo guardarlo. Tanto per cominciare, non credo di aver mai visto uno show tv fatto così tanto su misura dei miei interessi. È come un karaoke spielberghiano e kinghiano. Poi è stato buffo vedere Finn Wolfhard (presente nel cast di entrambe le produzioni, ndr.) passare da 70 follower su Instagram a più di un milione mentre giravamo IT.

K: Capiamo il paragone. Anche se è curioso perché molti penseranno che siamo stati noi a copiare Starnger Things, mentre in realtà questo lungometraggio è in lavorazione da tantissimo tempo.

Anni fa, alcuni adattamenti di libri di Stephen King sono diventati successi conclamati. Film come Carrie o Shining. Perché altri più recenti, come La Torre Nera, hanno fallito?

GS: Sono la persona peggiore a cui fare una domanda del genere perché fra i miei adattamenti preferiti ci sono alcuni dei film di minor successo. Cujo, La Zona Morta, Creepshow. Ma riconosco anche che ci sono traduzioni letteralmente seminali dei suoi lavori: Le Ali della Libertà, Carrie, Shining. Credo dipenda tutto dal fatto che ci sono stati davvero tante traduzioni delle sue opere per il cinema. È un autore estremamente prolifico e se credi nella regola del “Se fai 100 film solo una manciata di loro saranno davvero grandiosi”, beh, è sempre un numero decisamente buono tenendo conto della media.

Perché, secondo voi, il box office estivo è stato così deludente quest’anno?

K: I film, di solito, erano degli eventi, ma ora il mercato è saturo e le persone non si fidano sempre di quello che gli studios cercano di vendere. La proposta è talmente ingente che ci sono dei fine settimana davvero deludenti.

GS: Non voglio salire sul carrozzone del “I film sono finiti, le persone non andranno più al cinema!”. Se avranno una ragione valida per farlo, continueranno ad andarci. Perché c’è stata una flessione nel box office estivo? Perché i film non erano all’altezza. Chiaro e semplice. Ma ci sono state comunque delle pellicole che hanno brillato, Scappa – Get Out, Baby Driver, Wonder Woman, Dunkirk e Annabelle. Fate dei film migliori e le persone verranno a vederli.

Dopo l’abbandono di Cary Fukunaga, perché avete deciso per Andy Muschietti?

GS: In realtà ci ha trovato lui. Ci siamo incontrati con un sacco di registi, abbiamo ascoltato un sacco di differenti approcci. Quello che ricordo del nostro primo meeting con Andy è lui che ci racconta di come, da ragazzino in Argentina, avesse letto una traduzione del libro e di come l’opera di King l’avesse toccato. Ha parlato in maniera olistica di tutto il progetto, dei ragazzini, del clown, senza dare l’impressione di volersi concentrare solo sugli aspetti sanguinosi e spaventosi. Si è focalizzato immediatamente sui Perdenti e, per noi, è sempre stato quello il cardine di tutto.

K: Poi è uno storyteller fantastico, in grado di concepire immagini sensazionali.

GS: Ha realizzato da solo, a mano, lo storyboard di ogni singolo frame del film. È un disegnatore eccezionale.

 

Cosa ne pensate? Quanto attendete il film? Ditecelo nei commenti!

Nei panni dell’incarnazione “antropomorfa” di IT troveremo la star di Hemlock Grove Bill Skarsgard, in un ruolo già magistralmente interpretato da Tim Curry nella celebre miniserie da due episodi arrivata in Tv nel 1990.

Il romanzo originale è incentrato su sette bambini noti come i Perdenti che affrontano un mostro in grado di mutare le proprie sembianze, il più delle volte simile a un clown noto come Pennywise. Anni dopo, torneranno nella loro città natale per affrontare nuovamente la creatura.

Il progetto sarà diviso in due parti: una incentrata sulle vicende dei protagonisti da bambini e una incentrata sulle vicende dei protagonisti da adulti.

Questa la sinossi ufficiale e le note di produzione:

Il thriller horror della New Line Cinema, “IT” diretto da Andrés Muschietti (“Mama”), è tratto dal popolare romanzo omonimo di Stephen King, che terrorizza i lettori da decenni.
Quando iniziano a scomparire i ragazzi di Derry, nel Maine, un gruppo di bambini si trova faccia a faccia con le proprie paure, facendo quadrato contro un clown maligno chiamato Pennywise, la cui storia è costellata da secoli di omicidi e violenze.

Protagonista di “IT” è Bill Skarsgård (“Allegiant”, “Hemlock Grove” per la TV) che interpreta il cattivo su cui ruota la storia, Pennywise. Al suo fianco un nutrito cast di giovani attori, tra cui Jaeden Lieberher (“Midnight Special”), Jeremy Ray Taylor (“Alvin Superstar: Nessuno ci può fermare”), Sophia Lillis (“37”), Finn Wolfhard ( “Stranger Things” per la TV), Wyatt Oleff (“Guardiani della Galassia”), Chosen Jacobs (l’imminente “Cops and Robbers”), Jack Dylan Grazer (“Tales of Halloween”) e Nicholas Hamilton (“Captain Fantastic”).
Muschietti dirige “IT” da una sceneggiatura adattata da Chase Palmer & Cary Fukunaga e Gary Dauberman. Dan Lin, Roy Lee, Seth Grahame-Smith, David Katzenberg e Barbara Muschietti sono i produttori, con Marty P. Ewing, Doug Davison e Jon Silk come produttori esecutivi.
Il team creativo dietro la macchina da presa comprende il direttore della fotografia Chung-Hoon Chung (“Quel fantastico peggior anno della mia vita”), lo scenografo Claude Paré (“L’alba del pianeta delle scimmie”), il montatore Jason Ballantine (“Il grande Gatsby”) e la costumista Janie Bryant ( “Mad Men” per la TV).

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