L’affascinante attrice Adèle Exarchopoulos ha presentato alla 74a Mostra Internazionale d’arte Cinematografica di Venezia il film Le fidèle in cui ha avuto il ruolo di Bénédicte Delhany, soprannominata Bibi.

Nel film diretto dal regista Michaël R. Roskam si racconta la storia di Gino e Bénédicte, seguendo le conseguenze del loro grande amore a prima vista. La giovane è una campionessa delle gare automobilistiche e lavora anche nell’azienda di famiglia, mentre lui è un ragazzo normale e bello che nasconde un segreto che può mettere a rischio la sua vita e quella di chi lo circonda. La coppia dovrà combattere contro il destino, la ragione e le loro debolezze per salvare il loro amore.

La star francese ha spiegato in che modo si è avvicinata alla parte di una donna disposta a tutta per amore, svelando la sua opinione sulle dinamiche contemporanee, e ha raccontato perché sarebbe interessata a mettersi alla prova con delle parti maschili legate alla realtà, oltre a spiegare quanto è stato importante ottenere la fama internazionale con La vita di Adele.

Durante la conferenza stampa hai dichiarato di aver preso la patente solo pochi giorni prima delle riprese, hai avuto qualche dubbio nell’accettare il ruolo considerando le tante scene d’azione?

No, nessuno perché non si trattava di qualcosa che mi spaventava, era invece eccitante. E’ sempre bello poter imparare ed è uno dei motivi per cui amo il mio lavoro: devo apprendere. C’è sempre qualcosa che non conosci. Ho rischiato comunque di non ottenere il permesso per guidare un paio di volte.

Cosa sarebbe accaduto se non avessi ottenuto la patente in tempo?

Sarebbe stato un vero problema perché ho delle scene in cui guido la Porsche in città, ma non mi avrebbero licenziata perché sono divertente! Superare il test non è stato difficile, poi quando sei alla guida e ci sono queste sequenze d’azione è stato davvero divertente.

Ami come il tuo personaggio le macchine o le gare automobilistiche?

No, onestamente non mi attirano. L’unica fonte di adrenalina che amo è quella che ti dà salire sulle montagne russe nei parchi di divertimento. Quando vado in un paese straniero mi informo se ci sono delle attrazioni di questo tipo e me ne ricordo una negli Stati Uniti che ho amato in particolare, anche se più cresco meno mi entusiasmo.

Hai cercato di conoscere quel mondo prima di arrivare sul set?

Certamente perché è un mondo davvero speciale, in particolare per una donna. Ho incontrato un’esperta, coinvolta nel film come controfigura, che fa gare, guida proprio la Porsche e aveva da poco corso in una di quelle competizioni che durano 24 ore. Le ho fatto molte domande e mi ha spiegato perché ama questa realtà, insegnandomi molto. Non si tratta di qualcosa legato ad aspetti glamour o cose superficiali, come per Bibi ci sono delle radici legate alla sua famiglia, oltre a sentirsi sicura all’interno di una macchina. Credo che per lei correre sia come per altre persone la cucina ad esempio.

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Il tuo personaggio nel film è una giovane molto forte, onesta e leale. Ti identifichi con lei?

Sarebbe pretenzioso perché non ho affrontato tutto quello che ha vissuto ma mi ritrovo un po’ in lei, ad esempio nel modo in cui è in grado di compiere dei sacrifici senza farlo pesare agli altri, senza in realtà rifletterci, perché è qualcosa che nasce in lei in modo naturale. Ed è forse l’unico aspetto in cui mi identifico in lei, oltre ad apprezzare il modo in cui il padre la educa. Non me ne ero resa conto mentre stavamo girando il film, tuttavia vedendolo mi ha fatto pensare ai miei genitori. Credo che mio padre avrebbe ucciso quel ragazzo ma ho riconosciuto lo stesso desiderio di lasciarmi compiere le mie esperienze senza intervenire troppo.

Nel film Bibi ha un forte legame con la sua famiglia ma si avvicina anche agli amici di Gino, dando vita a delle scene in cui siete tutti insieme. Come avete creato sul set quel feeling così evidente?

E’ stato davvero facile perché ad esempio l’attore che interpreta l’amico di Gino è completamente diverso rispetto al suo personaggio, che è un po’ razzista, ed è incredibilmente divertente. Durante i ciak, quando improvvisava, non riuscivo a respirare perché ridevo troppo. Ci siamo incontrati un po’ prima delle riprese ma è stato immediata la simpatia reciproca con tutti i membri del cast.

Avete provato molto insieme prima di iniziare le riprese?

Non tantissimo, solo un po’ la scena in cui parla del pappagallo ed è stato un momento divertente ma complicato perché dovevamo ridere, fumare, bere, e Matthias ha dovuto raccontare quella storia più e più volte. Alla fine il risultato è però stato davvero ottimo.

Hai incontrato anche delle persone che lottano contro il cancro per preparare la tua interpretazione?

No, perché non pensavo fosse necessario. Ho parlato molto di quell’aspetto con il regista ma l’aspetto più importante per me era di mantenere in qualche modo la luce che ha dentro di sé e la sua determinazione nel cercare una salvezza per l’uomo che ama. Il modo in cui si affronta la malattia è qualcosa di molto personale e ho creato il mio approccio alla situazione.

Pensi che Bibi riconosca il lato oscuro dell’uomo che ama?

Sì, assolutamente! Anche prima di ammetterlo e di dover affrontare la realtà. Semplicemente non lo ama perché è un gangster o un criminale, quello non le interessa. Lo ama perché vede la sua interiorità, comprende ciò che lo rende unico e diverso rispetto agli altri uomini che le sono intorno.

Come è stato lavorare con Matthias Schoenaerts?

E’ stato molto bello perché è un attore grandioso e una persona fantastica. Ha un’anima meravigliosa. E’ stato quindi un vero piacere, siamo un po’ come Gigi e Bibi ma in versione fratello e sorella. Ricordo che la prima volta che ci siamo incontrati non ci conoscevamo ma sapevo che avremmo recitato insieme e lui è arrivato, mi ha preso tra le sue braccia come avrebbe fatto il suo personaggio e ho pensato ‘Wow’. E dopo ho avuto modo di apprezzare questa sua voglia di vivere, questo atteggiamento che ti fa apprezzare poterlo avere accanto.

E con Michael Roskam?

E’ stata un’esperienza grandiosa perché è così generoso! E ti spiega la scena con grande attenzione, dà delle indicazioni precise e al tempo stesso è intelligente, sveglio, gentile, un po’ innocente… E’ stata una delle esperienze migliori sul set di tutta la mia carriera.

Non ci sono state discussioni o confronti tra di voi?

Sì, ma anche molto equilibrio perché la sua visione era davvero chiara ed era comunque disposto a darti molta libertà.

Fai parte del cast di The White Crow diretto da Ralph Fiennes, è un’esperienza diversa essere guidati da un attore?

Ogni regista è diverso ma lui in particolare ti concede davvero molto tempo per spiegare come vuole sia interpretata una scena. E’ semplicemente un dialogo continuo.

Nel film si propone una storia d’amore tradizionale, diversa dall’idea legata ai social media e alle app, personalmente credi che relazioni di questo tipo possano esistere ancora?

Sì, certamente spero che ci sia ancora questa possibilità. Non penso ci sia solo Tinder e questo tipo di idiozie. Credo che sia raro e non accada sempre e le persone spesso siano sfortunate perché la vita è molto legata ai momenti e il percorso che affrontiamo non è sempre semplice. Penso però che si scelga di amare, di provare passione. La cosa importante in una coppia, secondo me, è l’equilibrio anche tra opposti, dando vita a una situazione che ti fa imparare tanto anche su te stesso. Puoi avere anche tutto nella vita, ma se non hai qualcuno con cui condividerlo che senso ha?

Essendo famosa non potresti nemmeno usare Tinder o app simili…

In realtà sì perché esiste la versione di Tinder solo per celebrities! Ma non lo farei mai! Non giudico chi usa queste app perché ho molti amici iscritti a questi servizi e mi chiamano dicendo ‘Non è come nella foto online, puoi venire a prendermi?’, però non riuscirei a incontrare qualcuno che mi vuole per una semplice questione fisica. Mi piace improvvisare, “giocare” in un certo senso, dare spazio alla seduzione quando incontro qualcuno, non semplicemente pensare ‘Okay, mi piace in foto e quindi esco con lui’. Preferisco scoprire gradualmente una persona. I social media mi fanno un po’ paura perché è più facile avvicinare le persone ma non crei dei legami veri.

Si parla molto della difficoltà per le attrici di trovare personaggi femminili interessanti, cosa ne pensi di questa discussione?

E’ difficile trovare dei ruoli interessanti, ma lo è anche per gli uomini. Mi sento molto fortunata nel mio lavoro, non lo cambierei mai, ma non posso lamentarmi e se non trovo una parte adatta attenderò.

In questa edizione della Mostra è stato presentato il nuovo film di Abdellatif Kechiche e, ovviamente, ti hanno fatto molte domande in proposito. Quando accade ripensi al passato?

No perché non mi interessa ripensarci. E’ un’esperienza particolare perché so che molte attrici con cui ho recitato hanno lavorato al progetto e ho visto Abdellatif di sfuggita. Non c’è stato modo di parlarci e non ho avuto modo di vedere il film.

L’inizio della tua carriera ti ha portato rapidamente alla ribalta internazionale, come è cambiato nel corso degli anni il tuo approccio al mondo del cinema?

In realtà non ha cambiato nulla nella mia vita oltre al fatto che mi ha fatto ottenere dei lavori. Dentro di me ho provato solo un grande senso di gratitudine, mi sono sentita fortunata e in un certo senso ha fatto emergere delle responsabilità perché devo dimostrarmi all’altezza dei ruoli che mi offrono. Non si è trattato solo di una questione di fama. Il resto è tutto uguale. Non provo forse solo lo stesso entusiasmo di allora nel dover affrontare gli impegni, dipende dalla situazione, però le emozioni nei confronti dei progetti sono rimaste immutate.

Che tipo di ruoli ti interessano?

Quelli complessi e ricchi di sfumature.

È diventato più semplice ottenere le parti?

Alle volte mi vengono offerte o proposte dal mio agente, altre incontro i registi o leggo gli script e cerco di ottenerle. Amo la fase dei casting perché è il momento in cui si capisce realmente perché si vuole un ruolo e perché ti stai presentando. Lo preferisco rispetto a un’offerta. Penso sia più giusto perché ho l’occasione di dimostrare che merito quell’occasione.

Ti piacerebbe realizzare un blockbuster americano?

Sì, non mi dispiacerebbe se potesse accadere. Dovrebbe essere un progetto che mi interessa però.

C’è qualche persona realmente esistita che ti piacerebbe interpretare in un film?

Sì, ma purtroppo sono tutti ruoli maschili! Ad esempio Tupac Shakur perché sarebbe coinvolgente, potrei girare le scene dei concerti, per la forza del suo personaggio… E poi non ho mai interpretato nessuno di realmente malvagio quindi sarei curiosa di mettermi alla prova con una figura come Hitler. Sarebbe interessante perché oltre a questa esteriorità completamente cattiva c’era intelligenza e una certa sensibilità, manipolava e al tempo stesso era una pecora… Nella mia vita sono dal lato positivo dell’esistenza quindi vorrei esplorare quello negativo nella finzione.

Hai nominato Tupac, la musica è importante nella tua vita?

Molto, è uno degli aspetti essenziali. Ascolto musica tutto il giorno quando posso anche se non ho buon gusto perché mi piace davvero di tutto, anche i brani più commerciali…

Nel film c’è una scena in cui cantate, ti sei divertita a girarla?

Sì, ma purtroppo non c’era musica dal vivo, anche se è stato divertente.

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