Il regista Hafsteinn Gunnard Sigurdsson, dopo il successo di Á annan veg (Either Way) che è stato oggetto di un remake americano intitolato Prince Avalanche, e Paris of the North ritorna dietro la macchina da presa per firmare Under The Tree.
Il film, sospeso tra commedia dark e thriller, è ambientato in un quartiere tranquillo in cui i conflitti tra vicini si evolvono fino ad avere dei risvolti drammatici.

La sinossi rivela:
Agnes butta fuori di casa Atli e non vuole che il marito veda più sua figlia Ása. L’uomo si trasferisce quindi a casa dei suoi genitori, coinvolti in un’aspra lite con i vicini a causa dell’albero che fa ombra nel loro giardino. Mentre Atli lotta per veder riconoscere i suoi diritti di padre, lo scontro nel vicinato diventa sempre più intenso: delle proprietà vengono danneggiate, degli animali domestici scompaiono misteriosamente, le telecamere di sicurezza vengono installate e inizia a circolare la voce che il vicino è stato visto con in mano una sega elettrica.

Sigurdsson, in questa intervista, racconta come è nata l’idea per il film e in che modo si è creato questo mondo dark e quasi surreale in cui la vita tranquilla prende delle svolte davvero inaspettate e sempre più violente.

35672-undir_tr__nu__under_the_tree__-_director_hafsteinn_gunnar_sigur__sson___gudmundur_ludvikssonCome è nata l’ispirazione per il film che ha un lato realistico ma poi prende una svolta sempre più oscura ed estrema?

Ci sono stati alcuni casi in Islanda legati a questi contrasti tra vicini e dispute nate a causa degli alberi. Quello è stato il punto di partenza per la storia del film. Ciò che trovavo interessante di queste discussioni era che coinvolgono persone davvero normali e cortesi ma quando la tua casa è in gioco si rischia di dare vita a questo comportamento folle. Puoi anche essere tranquillo e “normale”, ma quando qualcuno prova a dirti come dovrebbe essere la tua casa scatta un comportamento aggressivo e violento ed è qualcosa che per me è assolutamente divertente e al tempo stesso incredibilmente triste.

Come hai trovato il giusto equilibrio tra i momenti drammatici e quelli più comici? Hai collaborato con il cast nel riuscire a raggiungere il risultato sperato?

Dopo la prima stesura della sceneggiatura ho preso il controllo e ho continuato a sviluppare lo script da solo. Quando sono poi stati scelti gli attori, l’intero cast ha portato molti elementi al progetto, avendo provato a lungo insieme a loro, lavorando anche sulle location, esplorando le scene e capendo i modi migliori e quelli più interessanti per girare. Ho amato molto questo dialogo con gli attori e la possibilità di creare un ambiente creativo in cui tutte le idee sono le benvenute, trovando il modo di inserirle nel modo giusto nella storia.

Nel lungometraggio ci sono dei momenti veramente al limite della follia, come quello che accade al cane, hai mai pensato ‘Forse stiamo esagerando’?

No, in realtà no perché volevo realmente girare una storia in cui si perde il controllo sulla situazione e per farlo dovevo mostrare delle cose folli.

Dal punto di vista visivo come hai lavorato su alcune immagini che hanno un forte impatto durante la visione, come ad esempio il rosso che lascia il vino sulle labbra dell’anziana?

Ho un ottimo rapporto con il mio direttore della fotografia e c’è una gamma di colori su cui ci siamo concentrati, come ad esempio il blu, l’arancione e altre sfumature… E’ un quartiere molto pacifico e comune in cui non accadono ogni giorni eventi violenti, quindi era importante renderlo chiaro anche dal punto di vista visivo creando successivamente dei contrasti.

35672-undir_tr__nu__under_the_tree__-_director_hafsteinn_gunnar_sigur__sson___gudmundur_ludvikssonIl rapporto tra padre e figlia è rappresentato molto bene. Avete lavorato molto con la giovane interprete per creare quel feeling?

E’ effettivamente una sensazione difficile da creare sul set ma penso che non sia una buona idea provare molto con gli attori quando sono così giovani perché non sono esperti, hanno questa spontaneità che va preservata, una certa purezza. Era importante per noi trascorrere del tempo con lei e farla sentire a suo agio nel nostro ambiente, creando un buon rapporto con Steinþór Hróar Steinþórsson che interpreta suo padre.

La musica contribuisce in modo importante a creare l’atmosfera, in che modo avete lavorato su quell’elemento?

Volevo sempre avvicinarmi a questo film come se fosse un thriller, in un certo senso, anche se potrebbe non essere ovvio quando si legge la sceneggiatura. Uno dei modi più importanti per riuscire a raggiungere il mio scopo era la musica. Il compositore è un mio grande amico, anche se non avevamo mai lavorato insieme prima di Under the tree. E’ stata un’esperienza davvero bella e fin dall’inizio gli ho sempre detto che non volevo che la musica fosse presente solo per sostenere le immagini, volevo che la colonna sonora fosse un elemento quasi indipendente e credo che ci siamo riusciti.

La scena della lotta è molto complessa, immagino sia stata anche difficile da girare. Che ostacoli avete dovuto superare per realizzarla in modo così spettacolare?

Non avevo mai girato una scena di quel tipo prima, per me era qualcosa di completamente nuovo e molto difficile. Abbiamo dovuto lavorare quasi due giorni prima di concluderne le riprese. Per fortuna ho potuto collaborare con delle persone veramente esperte per quanto riguarda gli effetti speciali e le coreografie della lotta. E gli attori hanno girato quasi tutto senza controfigure, c’è solo un’inquadratura in cui abbiamo dovuto sostituirli.

Uno dei tuoi film è già stato oggetto di un remake americano, è qualcosa che apprezzi?

E’ tutta una questione legata alla differente lingua e alla cultura che hanno gli spettatori. Le persone vogliono prendere le storie e renderle più vicine al loro contesto, in modo che il pubblico possa immedesimarsi. Credo che sia qualcosa di molto comprensibile e accade anche a teatro, quindi perché non farlo anche con i film?

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Stai già lavorando al tuo prossimo progetto?

Sì, sto sviluppando una serie tv e anche un altro film. Sto scrivendo entrambi i progetti in questo periodo, quindi spero di essere al lavoro sul set il prossimo anno.

Che opinione hai dell’attuale situazione del settore televisivo?

Credo sia grandiosa perché è un vecchio mezzo di comunicazione che sta venendo completamente rinnovato grazie a delle nuove idee. Io non avevo mai lavorato per la tv, tuttavia è davvero divertente poter esplorare questa realtà perché permette di avere così tanto spazio! I film sono più “concentrati”, hanno una struttura più densa e compatta. Con una serie tv hai a disposizione molto più spazio per provare nuove cose.

Anche nel caso della serie tv gli eventi saranno ambientati in Islanda?

Sì, ma sono aperto all’idea di lavorare anche all’estero. I registi e le opere di tutto il mondo sono tra le mie fonti di ispirazione, oltre alla vita in generale, quindi se stai lavorando nel mondo del cinema stai in un certo senso dialogando con tutte queste realtà diverse rispetto alla tua.

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