Matthias Schoenaerts è ritornato a collaborare con il regista Michaël R. Roskam, dopo Bullhead e Chi è senza colpa, in occasione di Le fidèle, film già selezionato dal Belgio come titolo da candidare all’Oscar nella categoria Miglior Film Straniero.
Il lungometraggio racconta quello che accade quando Gino incontra Bénédicte e tra i due scoppia un grande amore a prima vista. La giovane è una campionessa delle gare automobilistiche e lavora anche nell’azienda di famiglia, mentre lui è un ragazzo normale e bello che nasconde un segreto che può mettere a rischio la sua vita e quella di chi lo circonda. La coppia dovrà combattere contro il destino, la ragione e le loro debolezze per salvare il loro amore.

L’attore belga è stato tra i protagonisti della 74a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, essendo anche tra gli interpreti di Le nostre anime di notte e, durante la nostra intervista ha dato spazio alla sua ironia e all’onestà, non esitando ad attaccare quelli che considera i colpevoli per alcuni problemi della società, rivelando inoltre quali aspetti del suo lavoro ama o, invece, non sopporta.

42247-press_conference_-_le_fid__le_-_matthias_schoenaerts____la_biennale_di_venezia_-_foto_asac__5_Nel film non ci si può realmente fidare del tuo personaggio, nella vita reale invece?

Assolutamente no! Non mi fiderei nemmeno io di me stesso! Non è vero, è difficile da dire ma se mi impegno, se faccio una promessa allora ci si può fidare. E lo stesso accade nel film: se ti impegni deve esserci lealtà. Nella storia si dà spazio a concetti che penso stiano leggermente scivolando via, anche se l’Europa è stata costruita sull’etica e sulla morale e invece ora, anche la politica, si contraddice, tutti tradiscono tutti e ormai ci siamo talmente abituati che non reagiamo nemmeno a quanto accade. Questo film credo mostri come l’amore abbia molte facce e mantenere una promessa è importante. Se dico che mi prenderò cura di te è quello che devo fare, e non solo per una settimana, fino alla fine.

Quindi se chiedessimo ai tuoi amici se è vero ci confermerebbero questo tuo atteggiamento nella vita reale?

Certo! Al 100%! Ma non quelli che mi hanno tradito, loro stanno nuotando nel mare! Ovviamente sto scherzando!

Il tuo personaggio, Gigi, non rientra nei tradizionali canoni dei gangster, come lo hai costruito?

No, non segue gli stereotipi perché quando si pensa a un gangster ci viene in mente qualcuno di oscuro, ombroso, invece in lui c’è una certa eleganza e dolcezza, non alza mai la voce. Nel film non c’è mai nessuno che urla, solo a un certo punto lo fa Bibi. Ma il gruppo di criminali, a parte quando stanno ridendo o cantando, sono molto misurati e controllati. Ho lavorato quindi per allontanarmi dagli stereotipi e dalle immagini che abbiamo nella nostra mente di un gangster, create vedendo film o ispirate alla vita reale. Credo ci fosse la possibilità per qualcosa che fosse molto distante da tutto questo e l’ho considerata molto interessante come attore.

Il film è però in parte ispirato a criminali realmente esistiti…

Il nome Gino è ad esempio lo stesso di un gangster che è stato attivo in Belgio, ma è più un riferimento che una fonte di ispirazione. C’è stato poi questo vero criminale, Patrick Haemers, e se lo vedete in azione sembra un ballerino di danza classica. Ha gli occhi blu, i capelli chiari e parla sempre in modo molto gentile e sommesso. Non era il classico uomo muscoloso che associ all’idea di un criminale. Per me è stato sorprendente perché la prima volta che l’ho visto ho pensato che non fosse un gangster ed è stato quello che ho trovato interessante, non me lo sarei mai aspettato! Non ho voluto copiarlo in nessun modo ma ho cercato di dare spazio a una rappresentazione di quel tipo.

42247-press_conference_-_le_fid__le_-_matthias_schoenaerts____la_biennale_di_venezia_-_foto_asac__5_Sul grande schermo hai un grande feeling con Adèle e il regista ha rivelato che ha curato con molta attenzione le scene di sesso. Puoi rivelarci qualche dettaglio su come avete lavorato sul set?

Sì, ne abbiamo parlato molto prima di girare. Di solito è sempre un po’ strano girare questo tipo di scene, ma questa volta le ho apprezzate. Non si tratta solo di attrazione o di mostrare la loro sessualità, questa volta avevano un significato e mostravano quasi tre diversi volti del loro rapporto. Ogni scena di sesso svela in realtà la situazione del loro legame, sono una metafora. Per questo motivo le ho amate. E poi, ovviamente, Adèle è bellissima e davvero sexy! Era impossibile non apprezzarla, se non fosse così bisognerebbe consultare un terapista!

Nel film ci sono delle scene importanti e non è la prima volta che devi affrontare delle riprese di questo tipo, in cosa si differenziano rispetto ai tuoi progetti precedenti?

Non sono moltissime e sono guidate dalle emozioni, aspetto che mi piace molto. Ho amato girarle perché sono cinematografiche e divertenti da fare. Quando stai girando un gangster movie è ovvio che ci saranno degli inseguimenti o dei momenti pieni di adrenalina, per un regista rappresenta quasi una sfida perché è un tipo di materiale perfetto per il cinema ma devi riuscire a renderlo tale.

Un ruolo come questo lascia maggiormente il segno in chi lo interpreta? Ti è mai capitato che certe parti rimangano con te più del previsto?

Probabilmente sì. Non saprei. L’ultimo giorno delle riprese mi taglio sempre i capelli però, immediatamente. Mi rado a zero o li accorcio subito dopo la fine del lavoro sul set, anche se mi chiedono di non farlo nel caso in cui si dovessero realizzare delle riprese aggiuntive. Cerco però sempre di compiere un cambiamento drastico non appena finisco le riprese. Quando reciti non è come avere un bottone con cui puoi accendere o spegnere quello che provi, è sempre qualcosa che cresce dentro di te e poi ti lascia. Il personaggio se ne va dopo molto tempo. Non si tratta di spazzatura che puoi semplicemente lasciare fuori dalla porta. E’ giusto che sia così.

Il titolo francese è Le fidèle, al maschile, ma nel film è lei che rappresenta maggiormente la fedeltà. Che cosa rappresenta per te il titolo?

Per me si intitola così in base al loro rapporto e alla lealtà che provano nei confronti delle rispettive famiglie. Per me il titolo poteva essere “la fedeltà” ma temo che non sarebbe stato capito, avrebbe spinto le persone a una situazione tipo: ‘Che razza di film è? Non lo guarderei! Ma il film è bello. Chi se ne importa? Il titolo fa schifo!’. Tematicamente sarebbe però stato perfetto

42247-press_conference_-_le_fid__le_-_matthias_schoenaerts____la_biennale_di_venezia_-_foto_asac__5_Quando hai girato Bullhead immaginavi che sarebbe trascorso così tanto tempo prima di tornare a lavorare in Belgio?

No, avrei dovuto realizzarne un altro con Felix van Groeningen che ha realizzato Alabama Monroe – Una storia d’amore ma la realtà è che i progetti alle volte rimangono sospesi, vengono posticipati e sei obbligato ad abbandonarli. Sono cose che accadono, non è bello, ma va tutto bene. Sono passati sei anni prima di tornare a lavorare in Belgio.

Stai inoltre per fare il tuo debutto alla regia con un documentario?

Sì, ho iniziato ma è davvero complicato perché il mio soggetto entra ed esce di prigione. Non so quindi cosa accadrà. Ci dovrò lavorare almeno per un altro decennio perché la questione temporale è la cosa più importante. Per me è interessante capire chi era quella persona in passato e chi lo era. Il tempo è il vero narratore della storia e, al tempo stesso non so cosa accadrà. Amo quel progetto ma potrebbe davvero essere terribile.

Ed è un soggetto che ormai conosci bene…

Sì, in un certo senso è l’arte che imita la vita o al contrario è la vita che imita l’arte. Accade spesso.

Nel film la vera famiglia di Gino è rappresentata dai suoi amici, visto che è cresciuto senza genitori, come avete creato quel legame?

Non saprei in realtà, semplicemente abbiamo cercato di sentirci quasi fratelli e ha funzionato. Penso sia una questione di essere generosi uno con l’altro sul set. Ci siamo divertiti moltissimo! Ridevamo tantissimo! Michael dietro la telecamera doveva ricordarci sempre ‘Smettetela! Dobbiamo girare!’. Eravamo un gruppo di pazzi scatenati!

Qui al festival è stato presentato anche Le nostre anime di notte, in cui hai recitato accanto a Jane 42247-press_conference_-_le_fid__le_-_matthias_schoenaerts____la_biennale_di_venezia_-_foto_asac__5_Fonda e Robert Redford che sono due icone del cinema, cosa significano per te?

Oltre al fatto che sono degli artisti di incredibile talento, sono delle vere icone per molte ragioni: per il loro coinvolgimento nella politica, nel mondo dell’arte, nella società… E’ qualcosa che hanno portato avanti in modo costante per molti, molti anni. Sono delle persone di cui i giovani attori dovrebbero conoscere tutto e prenderli a ispirazione. Non dovrebbero guardare a Kim Kardashian e a tutte quelle personalità senza senso, a quelle cazzate. Non mi piace parlare così delle persone, ma è quello che rappresentano agli occhi della gente che non va bene. A livello personale non posso giudicarle, ma dovrebbero andare a farsi fottere tutti per quanto riguarda l’immagine pubblica! Dovrebbero scomparire. Stanno avvelenando intere generazioni con delle assurdità! Sono persone come Jane Fonda e Robert Redford che si dovrebbero conoscere, e ascoltare, seguire, vedere cosa fanno. Sono loro che possono dare vita a un cambiamento. E’ stato fantastico lavorare con loro. Ringrazio davvero Dio per avere avuto questa opportunità!

Eppure ci sono ancora persone che prendono in giro Jane Fonda per la questione Hanoi Jane

Credo che quando brilli così tanto le persone cerchino sempre di offuscare la tua luce. Sono persone stupide quelle che lo fanno. C’è sempre qualcuno che cerca di distruggerti, ma sono persone tristi che dovrebbero risolvere i propri problemi!

In Le anime di notte hai un ruolo piuttosto piccolo, ti è dispiaciuto non avere più scene a disposizione?

No, in realtà alle volte amo poter avere una parte marginale, rimanere un po’ in disparte. Ho amato il film ed è stato piacevole non avere per una volta un ruolo da protagonista. Il progetto era fantastico e spero che venga apprezzato dagli spettatori.

Pensi che continuerai a recitare così a lungo come Jane e Robert?

Non credo lo farò. Nella vita ci sono così tante cose affascinanti da vedere e da fare. Potrei farlo ma non allo stesso ritmo. Non mi immagino impegnato in così tanti progetti. A un certo punto vorrò scoprire delle cose nuove, esplorare il mondo. Se poi si continua sempre a fare la stessa cosa diventa quasi impossibile trovare nuove fonti di ispirazione che puoi usare anche nel tuo lavoro. Bisogna uscire, fare nuove esperienze in modo da trasferirle nell’arte e condividerle in un processo creativo, se no ti ritrovi a ripetere sempre le stesse cose ed è qualcosa di veramente noioso.

Cosa ti piacerebbe fare quindi oltre a recitare?

Non saprei, non ho davvero idea. Potrebbe essere qualsiasi cosa, anche giardinaggio! Uno dei miei migliori amici fa il paesaggista e si occupa del design dei giardini. Potrebbe essere qualsiasi cosa.

Anche la fotografia, condividi degli scatti meravigliosi su Instagram…

Faccio foto da quando ho 14 anni e dipingo. Il prossimo anno ho già in cantiere un progetto dedicato alla street art: ho invitato ad Antwerp circa 20-30 artisti tra i migliori del settore e cambieremo il volto della città in alcuni luoghi simbolo che ho individuato.

42247-press_conference_-_le_fid__le_-_matthias_schoenaerts____la_biennale_di_venezia_-_foto_asac__5_Nei film hai interpretato molti personaggi complessi, quasi degli antieroi. Perché ami questi ruoli?

Siamo molto condizionati dall’idea di eroe e antieroe, più di quanto potremmo pensare. E l’eroe è sempre quello in cui ci identifichiamo, mentre l’antieroe è sempre quello che mette alla prova gli altri e rende ancora più eroico il protagonista, facendoci credere in lui. A me piace ribaltare tutto questo e interpretare qualcuno di diverso perché modifica la nostra prospettiva anche nella vita. Tutto quello che sappiamo dell’esistenza è basata su dei racconti, dalla religione alla società, quindi la narrazione è davvero importante e fa riflettere le persone sulla propria vita, sulla storia, sulla società. Per questo è importante ribaltare delle dinamiche, romperle, ricordare come tutto può cambiare in ogni momento. Nella società si polarizza sempre tutto: ‘Questo è buono. Questo è cattivo’. Non ha senso! Le persone buone le trovi ovunque e lo stesso accade con le persone cattive. Lo stesso accade con la moralità. Amo i ruoli che rientrano in quell’area grigia in cui nulla è così chiaro. Voglio dare ai personaggi sfumature, colori. Nulla è bianco o nero e tutto si trova tra quei due estremi, e nel mezzo c’è un’incredibile quantità di colori. Quello è interessante!

In futuro ti piacerebbe interpretare anche ruoli iconici come quello di James Bond?

Certo, perché no? Credo di essere troppo giovane ed è un personaggio molto britannico, quindi è sempre stato un attore inglese a interpretarlo, ma amo fare delle esperienze sempre nuove, se ne avessi la possibilità lo accetterei subito.

Stai per compiere quaranta anni. C’è qualcosa che ti piacerebbe ricevere, anche a livello simbolico, per celebrare questa ricorrenza?

Mi piacerebbe riavere accanto tutte le persone della mia famiglia che purtroppo sono morte. Se una persona fosse in grado di farlo le chiederei subito di sposarmi! Ho perso tutta la mia famiglia: le mie due sorelle, mio padre, mia madre…

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