Nel primo anno in cui entra in vigore un nuovo regolamento per stabilire i nominati all’Oscar come Miglior Film Straniero, finalizzato a non svantaggiare i film più piccoli e meno popolari, l’Italia candida un ibrido perfetto. A Ciambra, di Jonas Carpignano è un film piccolo, dalla notorietà di settore (è passato con buon successo alla Quinzaine di Cannes, vincendo anche il premio Europe Cinemas Label), amato da molti di quelli che l’hanno visto ma di certo non un successo di box office.

In più il film di Carpignano vanta un nome pesante tra i produttori, Martin Scorsese, che ha co-finanziato il film attraverso il suo fondo per cineasti emergenti e ha seguito con gran coinvolgimento tutta la seconda fase di realizzazione, quella del montaggio. Non ci sono mai garanzie in materia, ma essendosi speso così tanto è plausibile che Scorsese appoggi in vario modo il percorso del film verso l’Oscar.
Certo, è noto il precedente di Gomorra di Matteo Garrone, che nonostante la grande sponsorizzazione di Scorsese non approdò a nulla.

Il nuovo sistema di votazione per la nomination al premio al Miglior Film Straniero prevede una votazione più accurata, pensata in modo che tutti abbiano una chance e che alcuni slot siano decisi da un comitato ristretto invece di essere lasciati come gli altri al volere più esteso dell’Academy. In questo senso il grande successo di critica presso gli addetti ai lavori di A Ciambra potrebbe avvantaggiarlo. Di certo più degli altri film tra cui era possibile selezionare il nostra candidato, una rosa di film proposti dagli stessi produttori che non faceva economia di titoli troppo deboli per reggere una simile competizione da La Tenerezza a L’Equilibrio, fino a Una Famiglia, Fortunata (che ha rischiato di aggiudicarsi il posto) e L’Ordine Delle Cose.

Impossibile poi candidare altri come Gatta Cenerentola (semmai può tentare miglior Animazione) o l’ugualmente raffinato e dotato di pedigree Cuori Puri (anch’esso stato in Quinzaine) ma privo dell’endorsement di Scorsese, troppo locale Tutto Quello Che Vuoi, troppo scalcinato L’Ora Legale, troppo televisivo La Stoffa Dei Sogni. Insomma quello di Jonas Carpignano sembra davvero la scelta più corretta, quella con il miglior compromesso di possibilità agonistiche e qualità intrinseche.

Forse solo Sicilian Ghost Story di Piazza e Grassadonia sarebbe potuta essere una scelta ugualmente furba da parte della commissione incaricata della selezione (formata da Nicola Borrelli, Cristina Comencini, Carlo Cresto-Dina, Felice Laudadio, Federica Lucisano, Nicola Maccanico, Malcom Pagani, Francesco Piccolo) ma non ci sono dubbi sul fatto che anche se A Ciambra non dovesse riuscire ad ottenere la nomination di certo avremo puntato su un cavallo dalle buone potenzialità.

Da qui all’Oscar infatti c’è una strada che fatta di altri premi collaterali, di proiezioni evento da organizzare, di momenti in cui riuscire a mostrare il film, distribuirlo, venderlo, far parlare di esso, ricordare ai giurati che esiste, metterlo sul proscenio della discussione internazionale. Per questo un nome come Scorsese serve, perché è un bigliettino da visita che facilmente può far balzare il film in cima all’elenco (lungo) di quelli “da vedere”.

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