Sembra sicuro che dalla prossima edizione del Festival di Cannes la stampa vedrà i film più grossi in contemporanea alla proiezione ufficiale e non prima, come è usanza. Lo riporta Screen International, e la decisione arriva per evitare che i social media rovinino l’accoglienza dei film con critiche feroci.

Può sembrare un cambiamento molto piccolo e molto poco influente per la ricezione e la veicolazione dei film, qualcosa di interessante solo per gli addetti ai lavori, ma in realtà potrebbe avere un impatto molto grosso sulla gestione dell’informazione. Perché la parte cruciale della premiere è il prima, il tappeto rosso per entrare in sala, mentre quella cruciale per la proiezione stampa è il dopo, i commenti al film. Se le proiezioni fossero in contemporanea le due parti si svolgerebbero a 2 ore circa di distanza (cioè la durata del film), in modo che foto e notazioni di colore partano avvantaggiate in una gara comunque impari con le valutazioni critiche.

Ad oggi a Cannes, come in tutti gli altri grandi festival, la stampa vede i film più importanti circa 12 o 24 ore prima (o la sera del giorno prima o la mattina del giorno stesso in cui ci sarà la premiere con tappeto rosso). Questo è un retaggio di quando la stampa era solo cartacea e quindi aveva l’esigenza di vedere il film con l’anticipo necessario all’uscita del numero del giorno dopo o per fare le interviste il giorno seguente e comunque uscire in tempo. All’epoca quindi, nonostante i film fossero mostrati prima, le critiche uscivano dopo.
In teoria dovrebbe essere ancora così, perché esiste un divieto di scrivere dei film fino al momento della proiezione ufficiale, solo che nessuno lo rispetta e il festival non può farlo rispettare vista la valanga di materiale che dovrebbe controllare (tutte le testate accreditate e tutti i social di tutti i presenti).

Viviamo in un mondo nuovo. La stampa una volta aveva bisogno di 24 ore di tempo per scrivere e pubblicare. Ora viviamo nel 2017 e tutto è istantaneo

Dietro una motivazione impeccabile e quasi modernista si nasconde il tentativo di attutire l’impatto della valanga di critiche che si riversano sui social media e massacrano i film peggiori, come capitò ad esempio con il disastroso film di Sean Penn, Il Tuo Ultimo Sguardo, due anni fa.
Il direttore del festival di Cannes Thierry Fremaux vorrebbe cercare di tornare a quell’equilibrio che invece i media digitali e i social network hanno sbilanciato, facendo sì che recensioni di fuoco, stroncature amare, fischi e pessime accoglienze non infestino più l’atmosfera del tappeto rosso e della premiere dei film maggiori. Non è una motivazione nascosta ma una palese, spiegata da Fremaux in un’intervista rilasciata al festival di San Sebastian.

L’atmosfera delle proiezioni stampa può essere terribile, lo sanno tutti, e sono gli stessi giornalisti quelli che se ne lamentano di più. Preferisco quindi che ci sia la proiezione del gala con il pubblico (che può essere comunque non facile) e quella per la stampa nello stesso momento, e poi metterle a confronto, così è un’unica vera premiere mondiale

Ovviamente non è così. Le proiezioni stampa a Cannes non sono diverse da quelle di ogni altro festival e non sono terribili, se non nella narrazione che ne fa Fremaux o nelle parole dei giornalisti più bigotti. Sono proiezioni estremamente quiete alla fine delle quali una buona parte degli spettatori si esprime (e nemmeno sempre) con applausi o fischi. Raramente (una volta a festival a dir tanto) capita di vedere film talmente disastrosi, ma talmente disastrosi, da creare un tale consenso che risulta in soli fischi. Nella maggior parte dei casi l’accoglienza è mista o c’è l’ovazione. Caso quasi unico durante Mad Max: Fury Road l’apprezzamento fu tale che nel primo momento di silenzio del film (quando il bengala si spegne lasciando lo schermo buio) c’è stato un fragoroso applauso di gioia.

La verità è che dopo aver chiuso le porte ai servizi in streaming come Netflix che non prevedono anche uscite in sala, Cannes ora cerca di attutire l’impatto dei social media.
Le due decisioni ovviamente non sono minimamente paragonabili, è evidentemente meno grave questa, in fondo chi vorrà sapere come è andato il gradimento leggerà le critiche, chi vorrà vedere gli abiti guarderà quelli e chi vuole fare entrambe le cose le farà in momenti diversi. Tuttavia è lo stesso una decisione significativa dell’atteggiamento dello stesso festival che qualche anno fa vietò i selfie sul tappeto rosso.

Sarà ovviamente un incubo logistico da risolvere (serviranno forse più sale) senza contare che è possibile che molti vedano il film comunque in anticipo per fare le interviste e l’attività stampa. Ma questi sono problemi del festival.
Quello che è certo è che mentre gli altri festival fanno di tutto per piegarsi, cambiare, assecondare la modernità e trovare un posto nel nuovo ecosistema audiovisivo, tra tv, streaming, cinema on demand e in sala, ma anche social media, testate online e di carta, Cannes continua a pretendere che tutti questi cambiamenti si annullino nei 10 giorni della sua durata. È un’impresa fallimentare, è evidente, che il festival insiste a combattere e che si può permettere di sostenere in virtù della sua potenza di fuoco, della sua importanza e dei titoli indiscutibili che ospita e scopre. Vedremo per quanto.

Classifiche consigliate