Si possono digitare tante cose riguardo Umberto Lenzi. È stato un regista estremamente prolifico ed eclettico dentro un momento storico del nostro cinema in cui i registi italiani avevano l’appoggio di produttori tali da permettere loro di viaggiare, esplorare e soprattutto lavorare come matti.
Lenzi, come Lucio Fulci, era un artista svezzatosi in una prestigiosa scuola di cinema come il Centro Sperimentale di Cinematografia e questo gli ha permesso fin da molto giovane di conoscere presto il mezzo e saperlo utilizzare per i più disparati, e a volte anche disperati, generi cinematografici e film. Amava il cinema classico americano (John Ford e il meno ricordato e più bistrattato Raoul Walsh) ma era imbevuto anche di neorealismo rosselliniano e non disdegnava affatto né la letteratura né il cinema viscerale di Pier Paolo Pasolini anche se nacque dietro la macchina da presa al riparo della fantasia escapista del genere cappa e spada come testimonia l’esordio L’Avventura...
Muore Umberto Lenzi, non solo regista di quantità ma primo grande "cannibal director" della Storia Del Cinema, artefice con Tomas Milian di memorabili poliziotteschi
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