La settima arte è da sempre collegata a doppia mandata all’attualità politica e sociale di un determinato contesto storico.

È così da sempre ed è un aspetto che può essere notato principalmente proprio tramite il cosiddetto “cinema popolare” per cui inseguire – o perché no? – criticare una determinata tendenza è di vitale importanza.

Parlando di pop-cinema del passato, Arnold Schwarzenegger, in un’intervista rilasciata qualche giorno fa al Business Insider, ha discusso di quello che viene ricordato come uno dei suoi primi e più grandi tonfi commerciali al botteghino. Parliamo di Last Action Hero – L’Ultimo Grande Eroe, la pellicola diretta da John McTiernan che nel 1993, a fronte di un budget di 85 milioni di dollari finì per incassarne solo 137, in un’epoca in cui il successo commerciale di un blockbuster doveva necessariamente fare leva sulle performance domestiche.

Su BI Schwarzenegger ha spiegato che, a suo modo di vedere, l’esito di Last Action Hero è stato influenzato proprio dal contesto politico in cui il Partito Democratico si era ormai imposto su quello Repubblicano e dalla relativa “narrazione” fatta dalla stampa:

Era una di quelle situazioni in cui ormai era stato eletto il Presidente Clinton e la stampa aveva intrapreso questo discorso politico in cui “Ok, gli eroi d’azione degli anni ’80 sono andati, ecco il perfetto esempio a sostegno di questa idea”, una narrativa partita ben prima che qualcuno potesse effettivamente vedere film […] L’era degli action hero è terminata, c’è Bill Clinton adesso e vanno di moda i film “sofisticati”. Non potevo recuperare il terreno perso.

Va specificato che poi, col passare del tempo, Last Action Hero è diventato un cult particolarmente apprezzato e che poi, nel 1994, Arnold Schwarzenegger è stato perfettamente in grado di recuperare terreno con il trionfo commerciale di True Lies, diretto da James Cameron.

 

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